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The Boy - La nostra recensione

La paura di credere all'irrazionale prende il sopravvento grazie a un capace uso di strumenti e tradizione

11.05.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Continua l'attrazione tra horror e bambini, già testimoniata (come raccontammo) da una lunga serie di antecedenti. Una relazione che il The Boy di William Brent Bell (La metamorfosi del male, L'altra faccia del diavolo) sceglie di rappresentare in maniera diversa pur affidandosi a cliché del genere. Un classico, che da manichini per ventriloqui, Bad Pinocchio ai più recenti May e Annabelle, ha spesso evitato le più esplicite bambole assassine o certi feticci aborigeni per puntare sulla tensione psicologica e sulle debolezze del nostro razionalismo alle prese con fenomeni apparentemente inspiegabili…



Sherlock Holmes ci insegna che una volta eliminato l'impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev'essere la verità, eppure sul grande schermo domina la sospensione dell'incredulità. Ed è a essa che si affida il regista statunitense, che già nello Stay Alive del 2006 aveva utilizzato un 'gioco' per ingabbiarci nelle sue logiche trrificanti. E che oggi vuole convincerci della natura soprannaturale di un bambolotto in ceramica che una coppia di anziani - e la giovane babysitter Lauren Cohan di The Walking Dead, vittima di turno - trattano come un bambino vero, persino piuttosto permaloso e viziato.

Non ci sono picchi, né eccellenze, mentre lo sviluppo della vicenda risolve in maniera piuttosto prevedibile e convenzionale - pur con scelte apprezzabili di suono, scenografia e fotografia - il climax costruito sulla base della nostra disponibilità. Eppure nel complesso, e per ampi tratti, la tensione non cala. Nemmeno all'apparire del Rupert Evans di Hellboy e Agora, funzionale ma poco incisivo. E senza ricorrere a efferatezze innecessarie o biechi escamotage.



La critica quasi sociale e classista e il gioco mentale che riesce a instaurare restano elementi a favore di questa buona prova di genere, piuttosto asciutta se non originale. L'ambiguità crescente - a tratti anche sessuale - non si perde nello svelamento del mistero. E anzi, anche il finale, potenzialmente aperto, risponde più a un modello narrativo che alla reale possibilità o velleità di prolungare la vita della storia con un ipotetico sequel (come per fortuna sempre più produzioni, soprattutto minori o indie, rinunciano a fare, salvo prodotti dichiaratamente realizzato per il direct-to-video).

The Boy, nelle sale italiane dal 12 maggio 2016, è ditribuito da Eagle Pictures


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