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Polar, la recensione del violento action Netflix con Mads Mikkelsen

Da un fumetto di Victor Santos, un action che guarda a John Wick e al pulp anni '90 senza trovare una sua voce originale

Polar

24.01.2019 - Autore: Marco Triolo
I fumetti sono diventati ormai un pozzo senza fondo di ispirazione per il cinema, e non solo quelli di supereroi. Polar, nuovo film Netflix diretto dal regista di videoclip Jonas Åkerlund (autore dell'atteso Lords of Chaos) e interpretato da Mads Mikkelsen, è infatti ispirato a un web-comic diventato graphic novel, con salde radici nel cinema noir e action di un tempo. Del fumetto originale di Victor Santos (ispirato alle storie di Nick Fury disegnate da Jim Steranko, ai fumetti di Frank Miller e a film come Frank Costello faccia d'angelo) rimane però ben poco in questo colorato pot-pourri che copia a destra e a manca, rimescolando suggestioni senza mai trovare una sua voce coerente.
 
Duncan Vizla, detto Black Kaiser, è uno dei più letali killer al mondo, ed è da poco in pensione. Ma il suo ex datore di lavoro non intende pagargli gli otto milioni di dollari del trattamento di fine rapporto, preferendo incaricare una squadra di suoi dipendenti di eliminarlo. Nel frattempo, Duncan, ritiratosi in una baita in mezzo ai boschi, fa amicizia con la sua vicina di casa (Vanessa Hudgens). Quando la ragazza viene rapita, Duncan partirà per una missione finale di redenzione.

La trama è basilare, già vista mille volte, eppure è un canovaccio che funziona se messo in scena con inventiva. Ma lo stile di Åkerlund oscilla troppo, ed è come se ci trovassimo di fronte due film diversi: da un lato, un dramma intimista dai toni gelidi, segnato dal bianco della neve e da colori desaturati. Dall'altro, nelle scene con protagonisti i killer, i colori saturi dominano la palette e puntano alla fantasia pop, tra Assassini nati e Smokin' Aces. Il fatto che questi siano due titoli di, rispettivamente, venticinque e tredici anni fa, dovrebbe dare un'idea della sensazione di déjà vu che attanaglia Polar. Nonostante sia un regista impegnato con molti artisti moderni come Beyoncé e Lady Gaga, come riferimenti cinematografici Åkerlund sembra fermo al pulp post-moderno di fine anni '90/primi 2000.
 
E poi ovviamente c'è lo spettro di John Wick che aleggia ingombrante. Duncan si muove in una sorta di mondo parallelo in cui i killer sono dei professionisti inquadrati in vere e proprie agenzie, versano i contributi e vestono con stile, come James Bond. Regista e sceneggiatore (Jayson Rothwell) non fanno certo mistero del modello: a un certo punto, il protagonista si compra un cane. Più in generale, certe soluzioni di regia e fotografia si rifanno allo stile di Chad Stahelski e David Leitch, barattando la perfezione degli stunt con l'abbondanza di gore. La violenza è copiosa e soddisfacente, quello sì, e Mikkelsen è un attore dal carisma talmente ipnotico da non far rimpiangere il modello. Ma tutto ciò che ruota intorno a questi due elementi, dai cattivi caricaturali all'imprevista amicizia che dovrebbe salvare il protagonista, è proposto senza la convinzione necessaria per far funzionare dei cliché risaputi. Con la spiacevole conseguenza che, tra una scena d'azione e l'altra, domina la noia anziché la tensione.

Il finale apre a un sequel con un colpo di scena interessante, che promette di incanalare la storia in una direzione più vitale e imprevedibile. Se il film sarà un successo e un seguito verrà effettivamente prodotto, chissà, magari Polar 2 ci stupirà come non ha saputo fare il primo capitolo.
 
Polar arriverà su Netflix il 25 gennaio.