John Wick

John Wick

Dopo l’improvvisa morte della moglie, il profondo cordoglio di John Wick viene bruscamente interrotto quando la sua Boss Mustang del 1969 attira l’attenzione del sadico malvivente Iosef Tarasof. John si rifiuta di vendere la macchina e Iosef e i suoi tirapiedi irrompono in casa sua, rubano l’auto, picchiano John fino a fargli perdere i sensi e uccidono il cane che la moglie gli aveva regalato. La banda non sa però di aver risvegliato uno dei più crudeli assassini che la malavita abbia mai conosciuto!

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
John Wick
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
M2 Pictures
DURATA
101 min.
USCITA CINEMA
22/01/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Mattia Pasquini

L'ultimo Keanu Reeves - 47 Ronin a parte - era stato quello di Man of Tai Chi, un film nato da un desiderio molto forte e che seguiva uno stile ben preciso. Il tentativo di muoversi all'interno di un genere cercando di mantenere basso il budget pur togliendosi qualche soddisfazione… In questo senso, con John Wick l'operazione sembra essere molto simile e di analoga coerenza. Anche se non completamente, o fino in fondo.

Rispetto a quello - vale la pena ricordarlo, esordio alla regia di Reeves stesso - in questo caso l'impianto e' molto piu' classico e forse meno equilibrato. Purtroppo l'inizio scoppiettante, giocato su una riuscita autoironia e scelte di tempo ben gestite da un cast di caratteristi 'sicuri' come Michael Nyqvist e John Leguizamo, piano scolora in un nuovo 'Io vi trovero', meno serioso ma anche meno in grado di mantenere la stessa tensione per tutti i 100 minuti del film.

Anche Reeves - killer elegantissimo e spietato, temuto piu' dell'Uomo Nero ("lui e' l'uomo che chiami per uccidere l'Uomo Nero". Circoletto rosso!) e capace di eliminare chiunque, ovunque, con un colpo di precisione alla testa - smette presto di essere una sorpresa, per aplomb e interpretazione, finendo per svelare il respiro un po' troppo corto di una scrittura che finisce per appoggiare troppo sui personaggi. Furbamente scelti tra vecchie glorie (come Ian McShane e Willem Dafoe, personaggii tanto fondamentali quanto forzati) e volti noti al pubblico televisivo (Alfie Allen, che rischia di restare invischiato nell'immagine del 'figlio scemo' Theon Greyjoy di Game of Thrones, Thomas Sadoski di The Newsroom, Adrianne Palicki di Agents of S.H.I.E.L.D. e Lance Reddick di Fringe e The Wire).

Furbizia anche nello scegliere un cucciolo di beagle come 'casus belli', nell'inserire 'one-line' ad effetto, nel curare all'estremo il look del protagonista e delle ambientazioni newyorkesi (discoteca compresa) e i dettagli della sua vita privata (gli scambi con il poliziotto e il ripulitore su tutti). Peccato che la poca esperienza di registi e sceneggiatore (David Leitch e Chad Stahelski insieme e Derek Kolstad) si palesi poi nella gestione dell'azione.

E soprattutto nella connessione delle scene migliori e delle svolte narrative, spesso affidata all'inserimento di personaggi e a colpi di scena che finiscono per accumularsi con effetti nocivi per il carattere di un film non da disdegnare e capace di mostrare thrilling, stile, dinamismo, humor… e confusione.