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La recensione di Tomb Raider, Alicia Vikander vince la scommessa come nuova Lara Croft

Il reboot della saga tratta dal videogioco è una fiera del già visto, ma ci pensa l'attrice a salvarlo

15.03.2018 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Alicia Vikander armata di arco centra il suo bersaglio. Un gesto simbolico, capiamo all'istante che la scommessa è stata vinta dall'attrice. Sullo schermo la vediamo in canotta militare, pantaloncini e qualche graffio sul volto: eccola dominare l'inquadratura,nata per interpretare Lara Croft

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Un'immagine iconica che però si fa attendere - arriva soltanto a due terzi del film - perché il nuovo Tomb Raider racconta le origini dell'eroina dei videogiochi, alle prese con la sua prima missione: ritrovare il padre ai confini del mondo. Diciassette anni fa Angelina Jolie non perdeva tempo e in una manciata di secondi si presentava allo spettatore impugnando due pistole e scaricandole tutte addosso a un robot fuori controllo. Ad Angie bastavano pochi fotogrammi, armi grandi quanto le sue curve, e la solita mossa ipnotica che fa con occhi e labbro.

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La Vikander invece quasi rinuncia alla sua bellezza. Quasi. Questa nuova Lara Croft deve ancora imparare a essere sensuale. Se da una parte la Jolie ci inchiodava alla poltrona come figura da ammirare perché irraggiungibile, dall'altra la Vikander si assicura di prendere per mano lo spettatore e invitarlo in prima persona nell'avventura del film. 

Rendere gli spettatori passivi è il tallone di Achille dei film tratti dai videogiochi. I Tomb Raider della Jolie cercavano di schivare la cosa puntando esclusivamente sulla star, questa nuova avventura, invece, copia spudoratamente dal cinema di Spielberg: tutto il terzo atto è totalmente preso in prestito da Indiana Jones e l'ultima crociata. E' la protagonista a proteggere il film dal collasso, crediamo in lei quando la vediamo saltare da una parte all'altra di una stanza il cui pavimento sta per cedere. 


I realizzatori puntano a sottolineare inesperienza e vulnerabilità della Croft, ma paradossalmente le parti più standard del film sono quelle iniziali: questa Lara è più avvincente quando si avventura in tipici territori spielberghiani. Funziona di meno all'inizio del film quando cerca di sbarcare il lunario nei panni del pony express con una mela tra i denti come pranzo del giorno. Un'immagine che dovrebbe essere vera, ma che risulta costruita in maniera forzata.

L'attrice svedese inietta anima al personaggio mentre la vediamo impegnata in un susseguirsi di set piece catastrofici e ad alto (talvolta troppo) tasso di effetti speciali digitali. Salva perfino la dinamica padre-figlia che vorrebbe essere il cuore del film ma che viene sviluppata in maniera classica e prevedibile. 

Riuscirà Alicia Vikander a dare vita a un nuovo franchise di Tomb Raider? In un momento in cui i produttori pensano solo a questo, la risposta è: chi se ne importa? L'attrice ha comunque vinto la scommessa. Memorabile in un film che potrebbe avere difficoltà a essere ricordato. La stessa cosa si diceva dei due blockbuster con la Jolie, ma dopo vent'anni la mente va ancora ad Angelina/Lara quando ricordiamo la filmografia dell'ex signora Pitt. 
 
Tomb Raider è distribuito nei cinema da Warner Bros.