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I Magnifici 7 – La recensione del remake western con Denzel Washington

Non basta un cast di grande richiamo e una bella confezione per fare del film di Antoine Fuqua il remake riuscito di due grandi classici

I Magnifici Sette

10.09.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
In un’epoca in cui qualsiasi proprietà viene fatta oggetto di remake per sfruttare la forza del brand, I Magnifici 7 è una di quelle che ha più senso rifare. È uno di quei concept, come anche Ben-Hur (non a caso rifatto quest’anno) che ogni tot viene riutilizzato e aggiornato, e non c’è niente di male in questo. Come non c’è niente di male nel volerne fare un manifesto della “nuova” America, un ideale che purtroppo esiste solo al cinema ma che è un ideale giusto: quello di un Paese che fonda la propria forza sul melting pot etnico.
 
I nuovi Magnifici 7 sono: un afro-americano, tre bianchi, un nativo, un messicano e un “asian” (non meglio definito). Nel mix ci mettiamo anche l’ottavo magnifico, una donna. È un po’ troppo forzata come combinazione, è fin troppo evidente che sia nata per l’eccessiva intrusione degli executive MGM/Sony, sicuramente determinati a piacere a tutti i costi, a far parlare del film per motivi diversi e indipendenti dai suoi meriti. E qui sta il grosso problema.

 
Perché un concetto del genere andrebbe bene se fosse il centro focale della storia: un improbabile pistolero nero (Denzel Washington) mette insieme una banda di reietti contro ogni pregiudizio, e circondato da pregiudizi e odio riesce comunque a trionfare insieme ai suoi compari. Oppure ancora, perché non prendere il concetto e ambientarlo in epoca moderna, mantenendone le radici western (che erano anche presenti ne I Sette Samurai)? Niente di tutto questo è stato fatto. Al contrario, Antoine Fuqua “sceglie” (le virgolette sono d’obbligo) di spazzare ogni controversia sotto il tappeto fischiettando. Siamo nel terreno del più bieco e spudorato revisionismo storico: nell’America del 1879 gli schiavi erano stati liberati, ma non esiste che una banda di non bianchi potesse essere accettata con questa facilità. Non esiste che un cowboy nero venisse chiamato “Sir” e gli fosse anche servito da bere in un saloon di bianchi. È come se, attraverso questo film, si stesse cercando di fingere che schiavitù, razzismo e segregazione non fossero mai esistite, anziché usarlo per dimostrare che, anche quando in voga, erano concetti sbagliati. Perché fingere che nel 1879 non fosse normale essere razzisti? Tarantino, qui copiato in maniera vergognosa in un paio di punti, ha fatto la scelta opposta confezionando due film, Django Unchained e The Hateful Eight, violentissimi, brutali e persino catartici. I Magnifici 7 si presenta invece come una sorta di fantasy che illude gli spettatori e cerca di distrarli da una realtà sociale in cui il razzismo è ancora, purtroppo, una parte importante della vita quotidiana, in cui i neri vengono pestati e uccisi per reati minori quasi ogni giorno.
 
Al di là delle polemiche, anche spegnendo il cervello e tentando di godersi lo spettacolo si casca male. A I Magnifici 7 manca tutto ciò che definisce il genere western: manca l’epica, mancano gli antieroi dolenti che vanno al massacro per un ideale, manca il respiro dei grandi spazi – che ci sono, ma sono sfruttati malissimo in sequenze di raccordo. Al loro posto troviamo la spacconeria, le battutine, l’esaltazione della violenza e della vendetta come atto giusto oltre ogni ragionevole dubbio. C’è una struttura della storia legnosa, in cui il villain di turno appare solo all’inizio e alla fine. Non si gode, perciò, delle vessazioni continue e insistite che, in questo tipo di film, rendono la retribuzione più esaltante. Non si gode nemmeno del più classico cliché dell’addestramento, con i mercenari che insegnano ai paesani a combattere. Queste sequenze, solitamente divertenti, qui sono piatte e prevedibili. Ancora una volta, dopo Southpaw, Fuqua si dimostra incapace di far funzionare archetipi cinematografici collaudatissimi.

 
Quel che resta è un film ironico quando dovrebbe essere serio e noioso quando dovrebbe divertire. Un’opera, scritta da Nic Pizzolatto di True Detective con la mano sinistra, che non lascerà il segno, ma che neanche ci prova (vedere l’uso criminale del classico tema di Elmer Bernstein, relegato a uno spazio minuto all’interno di una colonna sonora totalmente anonima). Un film il cui unico merito è di farci tornare la voglia di rivedere I Sette Samurai e il primo I Magnifici Sette. Speriamo di non dover attendere altri 50 anni per un remake decente.
 
In uscita il 22 settembre, I Magnifici 7 è distribuito in Italia da Warner Bros. Qui il trailer.