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Hill House, la recensione della nuova serie horror targata Netflix

Dal regista di Oculus e Doctor Sleep, una serie che adatta a puntate il cinema delle case stregate

Hill House

26.09.2018 - Autore: Marco Triolo
Hill House, la nuova serie horror creata dal regista di Oculus e Doctor Sleep, Mike Flanagan, è l'ennesima dimostrazione di come le serie Netflix non siano più definibili come “serie TV”. Se già la televisione americana, da I Soprano in poi, ha fatto enormi passi verso una maggiore consapevolezza artistica e un gusto più dichiaratamente cinematografico, le serie streaming hanno fatto un balzo ulteriore verso una terza via nella narrazione audiovisiva. Serie come Mindhunter o la recente miniserie Maniac sono di fatto cinema a puntate. L'idea di cliffhanger si perde sempre più e la serializzazione è sempre più pronunciata.
 
Con Hill House, liberamente tratta dal romanzo “L'incubo di Hill House” di Shirley Jackson, Flanagan si inserisce perfettamente in questo percorso e lo declina in termini horror, tentando di fare qualcosa che non era mai stato fatto prima: adattare a livello seriale il cinema di case stregate. Perché non c'è alcun dubbio sul fatto che Hill House sia prima di tutto cinema: Flanagan, regista di tutti gli episodi, ne sa qualcosa del filone e ne usa tutte le armi, dal montaggio interno che porta all'apparizione delle presenze maligne, al sonoro curatissimo che va dai rumori inquietanti ai boom sonori per far saltare sulla sedia (senza abusarne). Le scenografie della villa in cui i protagonisti subiscono gli attacchi dei fantasmi sono curatissime, anche in questo caso di livello cinematografico. Il risultato è che a tratti ci si spaventa, anche se l'impatto generale delle scene di paura è minato in parte proprio dalla serialità. Una volta che abbiamo incontrato gli spettri che infestano Hill House e abbiamo imparato a conoscerli, ci fanno meno paura.

 
A questo, però, Flanagan (che per Netflix ha diretto anche Il gioco di Gerald) ovvia presentandoci una galleria di personaggi talmente ben delineati da essere estremamente coinvolgenti. Si tratta di un gruppo di cinque fratelli (tre sorelle e due fratelli, per la precisione) sopravvissuti a eventi traumatici nella suddetta Hill House, dove hanno vissuto da bambini insieme ai genitori (Carla Gugino e Henry Thomas, l'Elliott di E.T. diventato padre di famiglia), di professione restauratori. Ciascuno dei primi cinque episodi è narrato dal punto di vista di uno dei fratelli e gli eventi si incastrano tra loro per dipingere l'affresco di una famiglia problematica, anzi disastrata.
 
L'idea è semplice e geniale: mostrare quello che nessun film dell'orrore mostra, ovvero cosa accade ai protagonisti dopo i traumatici eventi di una storia come questa. Muovendosi costantemente tra presente, passato remoto e passato recente, Flanagan sviscera in maniera lenta e sistematica la sindrome da stress post-traumatico che affligge tutti i membri della famiglia Crain. C'è chi nega tutto, chi ha tentato di cancellare i ricordi con alcol e droghe, chi li ha usati per costruirsi una professione. Ma nessuno è disposto davvero a venire a patti con il passato. Ovviamente la serie mira a quello, a una riunificazione e una presa di coscienza collettiva, a uno “scontro finale” nella casa infestata. La struttura è simile a It di Stephen King, con il trauma passato che riaffiora nel presente e dovrà essere affrontato per chiudere il cerchio. Ma il bello di Hill House è che Flanagan si prende tutto il tempo necessario per raccontare bene una bella storia.

Il cast è molto azzeccato: gli attori bambini sono tutti eccellenti e le loro controparti adulte molto somiglianti. Timothy Hutton prende il posto di Henry Thomas nelle sequenze ambientate al giorno d'oggi, e la somiglianza è, anche qui, notevole. L'approfondimento psicologico dei protagonisti mette molta carne al fuoco, tanto che, nonostante siano individui problematici e per nulla simpatici, ci affezioniamo a loro e vogliamo saperne di più sul calvario di questa famiglia. La ricetta ideale per il binge-watching.
 
Hill House arriverà su Netflix il 12 ottobre. Qui ne potete vedere il trailer.