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Fury - La nostra recensione

Brad Pitt è il sergente 'Wardaddy' in una guerra sporcata ad hoc, ma che non brilla per vari motivi

21.10.2014 - Autore: Mattia Pasquini, da New York
Sono mesi che vediamo Brad Pitt stagliarsi in posa plastica sul suo carro armato nei poster di Fury, il nuovo scritto, diretto e prodotto da David Ayer. Ma se era lecito aspettarsi un film bellico su un manipolo di soldati - nello specifico carristi - meno sembrava comprensibile che l'immagine scelta per la comunicazione fosse tanto (troppo) corrispondente al film stesso.

Ha un indubbio fascino la claustrofobia della quale vediamo vivere i cinque protagonisti di questa epica senza eroi, come anche la monotonia raccontata o lasciata intendere dal film. Ma qualcosa non torna nello sviluppo complessivo. Forse l'eccessiva presenza scenica del Sergente 'Wardaddy' Pitt, impossibile da nascondere tra le pieghe di un film comunque hollywoodiano, o certe scelte narrative che appesantiscono lo svolgersi dell'azione con inserti innecessari o troppo retorici.



Ci voleva del coraggio a confrontarsi con un genere che ha registrato le visioni di Malick, Spielberg, Coppola, Kubrick e via dicendo… Ma reso l'onore delle armi allo sceneggiatore di U-571 (altro film 'angusto') e Sabotage, impossibile non fare legittime critiche al ritmo di un film che avrebbe goduto di un minimo di selezione in più al montaggio.

Il taglio c'è, delle radici. In questo senso funzionale alla presentazione di un mondo nel quale il passato poco importa e il futuro è quanto meno incerto. Purtroppo, però, l'esplorazione dei personaggi non approfondisce lo scavo cercando di supplire con la rappresentazione - già vista, e meglio - degli orrori della guerra.

Fuori dal carro gli stereotipi dominano. Teste che esplodono, cadaveri mossi dalla ruspa, sangue a bacinelle, bambini in armi: "la guerra è brutta". Ma l'insistere sulle lezioni di vita per il 'novellino' aggregato ai disincantati combattenti (e per il pubblico) sul lungo non aggiunge alla rappresentazione nuda e cruda di quell'orrore.



Le intenzioni sono chiare, ma le cadute di stile evidenti, fino alla conclusione. Nonostante un evidente e grande impegno da parte degli attori, alle prese con personaggi a tratti resi macchiette (e non ce ne voglia il caro Brad, di nuovo alle prese con accenti non suoi dopo Snatch, Inglourious Basterds, etc), dalle quali difficilmente riescono a staccarsi.

La pur interessante retorica del carro come casa e della guerra come 'miglior lavoro mai avuto' non bastano a tenere la scena per 134 minuti. E tornano in mente gli esempi - meno altisonanti, ma più riusciti e coerenti - dei blindati protagonisti di 1941 - Allarme a Hollywood, Buffalo Soldiers e soprattutto del Lebanon Leone d'Oro al Festival di Venezia nel 2009.


Fury, in uscita in Italia il 3 giugno 2015, è distribuito dalla Lucky Red

Per saperne di più:
Brad Pitt torna alla guerra nel trailer del film
FILM E PERSONE