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Freeheld – La recensione da Roma

Julianne Moore ed Ellen Page lottano per la parità dei diritti degli omosessuali nel film presentato alla Festa del Cinema

Freeheld

19.10.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Sempre di più, il cinema si sta facendo portavoce di un epocale cambiamento culturale nella percezione dei rapporti omosessuali e dei diritti gay. La battaglia per la parità di genere è passata attraverso due titoli di grande richiamo, La vita di Adele e l'imminente The Danish Girl (presentato a Venezia) e ora prosegue con Freeheld: Amore, giustizia, uguaglianza. Diretto da Peter Sollett (regista di Nick & Norah), il film racconta, come The Danish Girl, la storia vera di una donna che ha segnato un punto a favore nella battaglia per l'equità riuscendo a garantire, circa otto anni fa, che la sua pensione da tenente della polizia di Ocean County, New Jersey, fosse trasferita alla sua compagna.



Julianne Moore interpreta Laurel Hester, detective amato e di successo che incontra una donna molto più giovane, Stacie Andree (Ellen Page), e insieme a lei mette su casa. Dopo essersi fatte riconoscere come coppia di fatto, le due sembrano felici di pianificare una vita insieme, finché Laurel non scopre di essere malata terminale di cancro. Inizia così, per lei che fino a quel momento aveva tenuta segreta la sua sessualità per paura di ritorsioni sul lavoro, una battaglia affinché Stacie possa ricevere la sua pensione e tenere così la loro casa.

Freeheld, basato sull'omonimo documentario del 2007, ha un intento lodevole: quello di puntare i riflettori sulla normalità di Laurel e Stacie. Ellen Page, in una sequenza che non può non evocare il suo ben noto coming out pubblico dello scorso anno, lo dice pure chiaramente: “Noi siamo due persone normali, abbiamo una casa, un giardino e un cane”. E si discute molto, in lungo e in largo, sul fatto che la richiesta di Laurel non sia per nulla assurda: d'altro canto, per le coppie eterosessuali sposate, il trasferimento della pensione è un diritto ottenuto dopo dure lotte sindacali e Laurel non sta facendo altro che reclamarlo per sé. Di buono, Freeheld ha il coraggio di non scadere eccessivamente nella retorica e di non ingigantire lo svolgimento del “processo” a Laurel (ovvero le sedute per ottenere il trasferimento della pensione, che di fatto assumono l'aspetto di un giudizio pubblico sulla morale delle due donne), confinandolo nella piccola aula di una piccola contea, con un piccolo pubblico di manifestanti. Nel contrapporre l'umile svolgimento con il gigantesco passo avanti ottenuto (ovvero una modifica della legislazione verso la parità), il film trova la sua voce.



Peccato per i personaggi di contorno che sfiorano il cliché, come l'attivista gay ebreo interpretato da Steve Carell e il partner lavorativo di Laurel, che invece ha il volto di Michael Shannon (finalmente in un ruolo da persona sana di mente!). E peccato per una scrittura e una regia che danno troppo per scontati il coinvolgimento e la commozione del pubblico solo per l'argomento trattato. Ne risulta un film che ha sicuramente dei pregi, ma la cui delicatezza e correttezza finiscono per trasformarlo in un compitino televisivo poco emozionante. Restano le buone intenzioni, resta l'encomiabile tentativo di far passare la “normalità” di una storia d'amore, sia essa etero o gay, sopra tutto. Ma il cinema necessita di ben altro.

In uscita il 5 novembre, Freeheld sarà distribuito in Italia da Videa. Qui il trailer.