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Criminali come noi, una rapina per sconfiggere la crisi economica (La recensione)

Il film con Ricardo Darín è una storia di riscatto contro l'ingiustizia

Criminali come noi

21.02.2020 - Autore: Marco Triolo
Nello stesso giorno sono usciti due film diversissimi tra loro, ma con un elemento in comune: il riscatto dei perdenti attraverso il crimine. Stiamo parlando di, da un lato, La mia banda suona il pop di Fausto Brizzi, dall'altro di Criminali come noi di Sebastián Borensztein. Entrambi si “aggrappano” a un dato storico, entrambi sfruttano il canovaccio dell'heist movie, il film di rapina, anche se con esiti completamente opposti.
 
Criminali come noi parte dalla crisi economica argentina e dal crollo della borsa del 2001. Un gruppo di amici, che aveva raccolto una discreta somma di denaro per riscattare una fattoria abbandonata e aprire una cooperativa agricola, si vede soffiare il denaro da un direttore di banca disonesto che sapeva dell'imminente tracollo. Non basta dunque il danno – comune a tutti gli argentini – ma si aggiunge la beffa. Questo basta a giustificare un piano disperato ma esaltante allo stesso tempo: rubare al ladro, recuperare i soldi e aprire finalmente la cooperativa.

 
L'heist movie può raccontare piani di furto fini a se stessi, ma più spesso è incentrato su storie di riscatto da un'ingiustizia palese. È il perfetto genere escapista: nel primo caso, ci fa indulgere in una fantasia da fuorilegge di buon cuore, nel sogno di una ricchezza che permetta di fuggire dalla routine quotidiana. Nel secondo, gioca invece con la voglia di rivincita che abbiamo assaporato tutti nella vita, in qualche occasione.
 
Ma è anche un genere difficile da realizzare, come abbiamo detto parlando di La mia banda suona il pop. Il piano deve essere studiato alla perfezione sia fuori che dentro lo schermo, imprevisti compresi. Per fortuna Borensztein, che ha tratto la sceneggiatura da un romanzo di Eduardo Sacheri, ha fatto i compiti. Ma Criminali come noi non funzionerebbe se non fosse anche in grado di creare una galleria di personaggi umani, in cui identificarsi. Perché il punto è proprio questo: empatizzare con i problemi di un gruppo di persone e parteggiare per loro quando verrà il momento di mettere a segno il colpo.

 
Buona parte del film si regge sulle spalle di Ricardo Darín (Il segreto dei suoi occhi) e Luis Brandoni (Il mio capolavoro). È la loro alchimia da vecchi amici a rappresentare il cuore delle vicende. Non manca anche un affondo tragico, che dà una spinta ulteriore alle motivazioni dei protagonisti, ma è inserito senza morbosità e convive con il generale tono leggero dell'opera. Un equilibrio ben studiato che non priva il film della sua urgenza.
 
Non siamo certamente di fronte a un'opera trascendentale, per carità. Ma Borensztein conduce la sua piccola orchestra con mano ferma, realizzando un feel-good movie che, per una volta, in quest'epoca di costante crisi e incertezza, sentiamo di esserci meritati. 
 
Criminali come noi è distribuito in Italia da BIM.