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Avengers: Age of Ultron – La nostra recensione

Un concentrato di divertimento intelligente raro nel cinema di largo consumo. Joss Whedon fa il bis con un sequel caotico e ordinato allo stesso tempo

Avengers: Age of Ultron

23.04.2015 - Autore: Marco Triolo
C'è tanto di quel materiale, così tante sottotrame parallele e personaggi da gestire in questo nuovo capitolo di Avengers, che in mano a chiunque altro ne sarebbe uscito un altro Spider-Man 3. O, per fare un esempio più recente, The Amazing Spider-Man 2. Quando è stato annunciato che nel gruppo sarebbero entrati tre nuovi personaggi, Scarlet, Quicksilver e la Visione, la prima cosa che tutti hanno pensato è stata: “Ecco, come al solito si fa l'errore di voler mettere troppa carne al fuoco”. Il rischio c'era.



Per fortuna la Marvel ha un piano di contenimento del rischio, un piano che si chiama Joss Whedon. Nelle sue esperte mani di sceneggiatore e regista, Avengers: Age of Ultron riesce miracolosamente a mantenere ordine e a risultare lineare e comprensibile nonostante sia stracolmo di divagazioni sul futuro dell'Universo Marvel. Sì, perché se il primo capitolo coronava un lavoro certosino di anni e chiudeva la prima fase del franchise, questo secondo Avengers è a metà strada, potremmo dire. Così, Whedon ha deciso di utilizzarlo per anticipare quello che vedremo nella Fase Tre, grazie a una serie di visioni scatenate dai poteri della new entry Scarlet (Elizabeth Olsen). Eppure Whedon non perde di vista gli eventi centrali e procede come una macchina da guerra fino a un climax ultra-spettacolare (girato ad Aosta) in cui tutti i personaggi vengono utilizzati al meglio per sventare il piano malvagio del cattivo di turno (l'androide Ultron, che vuole l'estinzione umana per “salvare” la Terra), che per una volta ha davvero senso.

In tutto questo, stupisce ancora di più come Whedon sia riuscito a trovare il posto per una serie di momenti di intimità rara nei grandi blockbuster d'azione. È come se il regista sapesse manipolare il tempo: in due ore e venti sembrerebbe esserci spazio a sufficienza solo per far avanzare l'azione, e invece Whedon ci infila una parentesi riflessiva di una ventina di minuti in cui i nostri eroi si leccano le ferite, discutono sul loro ruolo nel mondo (in particolare Captain America e Tony Stark, in un dialogo che anticipa Civil War) e si riorganizzano per contrattaccare Ultron. C'è posto persino per una storia d'amore tra i due personaggi più tormentati della squadra, Bruce Banner/Hulk e la Vedova Nera, non sempre gestita al meglio (e con una caduta di tono che, sospettiamo, sia soprattutto colpa dell'adattamento italiano), ma comunque ben calibrata e non troppo invadente.



Uno dei punti di forza del film è senz'altro Ultron, interpretato in motion capture da James Spader. Altra scelta che ha lasciato un po' di stucco i fan, ma che si rivela azzeccata: Ultron ha un suo modo di muoversi e porsi nei confronti di chi gli sta intorno, una mimica aggraziata e nobile che viene interamente da Spader e aiuta la pur perfetta fusione di CGI e ambientazioni reali. Il personaggio – perché questo è, ben più di un effetto speciale – è anche dotato di un'ironia whedoniana abbastanza inaspettata, un sarcasmo che gli dona personalità. È forse il miglior cattivo mai visto in un film Marvel.

Piuttosto riusciti anche i nuovi eroi: Scarlet e Quicksilver (Aaron Taylor-Johnson) sono basilari nelle loro psicologie e motivazioni, eppure scritti in maniera funzionale e fanno il loro dovere. Ma è soprattutto Visione, nell'interpretazione di Paul Bettany, a convincere. Il personaggio, un androide superiore costruito dallo stesso Ultron, è un'evoluzione di J.A.R.V.I.S., il “maggiordomo virtuale” di Tony Stark, e viene utilizzato per snocciolare una serie di concetti affascinanti su intelligenza artificiale, potenzialità umane ed evoluzione della specie.



Stupisce, infine, come Whedon sia riuscito a donare spessore a due personaggi “minori” come Vedova Nera (Scarlett Johansson, alla sua quarta apparizione nel mondo Marvel) e Occhio di Falco (Jeremy Renner). A quest'ultimo vengono riservate le battute migliori e lo sviluppo più inatteso. Renner diventa quasi il cuore del film, l'elemento umano a cui aggrapparsi in un mondo dominato da dei potentissimi e a tratti distanti.

Il tono è in equilibrio perfetto tra ironia e serietà, l'azione continua ma mai forzata, le citazioni per i fan abbondanti ma non invasive. Se Avengers: Age of Ultron ha un difetto, è quello di non essere fresco e originale come il primo, ma era inevitabile. Per il resto, è un concentrato di divertimento intelligente come raramente si vede nel cinema da consumare coi popcorn.

Avengers: Age of Ultron è distribuito in Italia da The Walt Disney Company.

Per saperne di più:
Il trailer
Le prime recensioni
Le foto del film