Con l’aldilà non si scherza, almeno nell’universo di The Conjuring. La Warner Bros ha creato un franchise horror unico nel suo genere, ormai inarrestabile. La spina dorsale è costituita da L’evocazione - The Conjuring e The Conjuring – Il caso Enfield, aspettando The Conjuring 3 (previsto nel 2020). A lato sono usciti The Nun – La vocazione del male e La Llorona – Le lacrime del male, mentre per gli spin-off più succosi c’è la trilogia della bambola Annabelle.
Siamo arrivati ad Annabelle 3. Il pregio dei film targati The Conjuring è anche la ricostruzione storica. C’è un’attenzione particolare nel riportare in vita gli anni Settanta, con le musiche, i colori, gli oggetti, i programmi in televisione. È un omaggio al vintage, ad altri decenni. Nel voler raccontare storie “vere”, i dettagli non vengono trascurati. Dalle macchine, ai dischi in vinile, allo spirito di un’epoca. Il terzo capitolo di Annabelle è lo specchio di questa tendenza. L’accumulo, l’importanza del conservare (che significa proteggere), sono al centro della storia.
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Tutto nasce da una “cantina”, un magazzino in cui si nasconde il male. Al suo interno troviamo armature, pianoforti, libri, portagioie, che il demonio può aizzare in un battito di ciglia. L’oggetto pregiato è Annabelle, la bambola assassina di The Conjuring e simili. Chiede un’anima per ritrovare la quiete, e intanto scatena un putiferio.
L’impianto è da classico home invasion, che regala poche sorprese. Il diavolo dentro alla casa, l’impossibilità di uscire, l’assedio che si fa estenuante. I rimandi a L'evocazione - The Conjuring e The Conjuring – Il caso Enfield sono ovunque, dai video alle carte sparse per le stanze. Si gioca sull’effetto nostalgia: tornano i coniugi Warren (realmente esistiti, hanno ispirato l’intera operazione), ma si vedono poco. Presto lasciano la scena alla figlia e alle sue due babysitter, che ancora non sanno quello che le aspetta.
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Il circo degli orrori si infiamma, le varie attrazioni pescano dall’immaginario classico: lupi mannari, spose assetate di sangue, traghettatori indiavolati e giochi da tavolo da tenere lontani dalla portata dei bambini. Il film guarda apertamente ai teenager, alla difficoltà di crescere, al bullismo, ai primi amori. E quando si tratta di affondare la lama preferisce tirarsi indietro. L’obiettivo è raggiungere un pubblico sempre più ampio, anche con un genere non proprio per tutte le età.
Gli esorcismi selvaggi non si vedono, e gli stessi Warren vengono descritti come genitori amorevoli, pronti a dispensare consigli alle nuove generazioni. Si interrogano sulle bravate di gioventù, sull’elaborazione della perdita di un padre, e perdonano con il cuore in mano. Retorica da romanzo di formazione, con qualche brivido di contorno. C’è più melassa che terrore. E a far tenerezza è soprattutto lo sprovveduto adolescente che si mette a cantare una serenata nel delirio della notte. Tanta ironia, ma per saltare sulla sedia bisognerà aspettare The Conjuring 3.
Il film uscirà nelle sale il 3 luglio distribuito da Warner Bros