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12 Soldiers, la recensione del film di guerra con Chris Hemsworth  

Botte da orbi, effetti speciali pirotecnici, Jerry Bruckheimer a produrre e tanta retorica 

12 Soldiers

29.06.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
L’attentato alle Torri Gemelle non ha cambiato solo la Storia, ma anche il cinema. La paura del nemico che viene da lontano, quasi del tutto sconosciuto, ha contaminato generi e autori, passando dallo sperimentale Cloverfield di Matt Reeves al sottovalutato La guerra dei mondi di Steven Spielberg. Sul grande schermo sono tornati in forze gli eroi muscolari, sospesi tra Stallone e Schwarzenegger, e i war movie hanno trovato nuova linfa.

Archiviate la Seconda Guerra Mondiale e le paludi del Vietnam, ci si sposta in Medio Oriente per combattere il terrorismo ed essere ricoperti di medaglie. Lo spettacolo si trasforma in propaganda in 12 Soldiers, per convincere lo spettatore medio che non tutto è perduto, la nazione è ancora salda e si sta preparando a scatenare una pioggia di fuoco. L’enfasi regna sovrana, l’esercito è pronto a schierarsi, e a volare alta è sempre l’aquila americana.



I soldati sono superuomini guidati dall’amore per la bandiera, che non arretrano davanti al pericolo e anche distesi su una barella pensano solo alla vittoria. Le famiglie li guardano con orgoglio, versano qualche lacrima, ma poi li lasciano partire per il bene comune, perché qualcuno deve pur proteggere il Paese. Il sacrificio è encomiabile, tutti abbiamo bisogno di paladini. Però spesso registi esordienti come Nicolai Fuglsig preferiscono esaltare invece di narrare. L’umanità dei personaggi passa in secondo piano, perché ciò che conta è il messaggio ultra patriottico, la visione manichea della realtà, dove i buoni sconfiggono i cattivi e poi riabbracciano moglie e figli nell’happy end di prammatica. Ai vincitori spetta la gloria eterna, mentre i vinti giacciono in una fossa.

12 Soldiers si inserisce nel filone di Act Of Valor, Code Name: Geronimo e Lone Survivor, epopee a livelli, figlie del mondo videoludico. Il claim pubblicitario recita: 12 uomini, 50mila nemici, una storia vera. Ma dov’è la verità? Qui il conflitto afghano sembra una passeggiata, che si può risolvere con pochi valorosi e qualche bomba sganciata dall’alto. Non si presta attenzione allo scacchiere internazionale, alle scaltre dinamiche politiche: l’azione ruba la scena. Fuglsig scimmiotta Black Hawk Down di Ridley Scott e 13 Hours: The Secret Soldiers Of Benghazi (passato nelle sale in sordina, ma da recuperare) di Michael Bay, senza replicarne la carica emotiva, la disperazione di chi sa che la morte incombe, il coraggio del guerriero lasciato solo davanti all’immensità dello scontro.



L’unica intuizione del film è quella di strizzare l’occhio al western, a Soldati a cavallo di John Ford. I protagonisti potrebbero essere i Magnifici 7 (qui 12), chiamati a difendere i contadini dai malvagi. Ma Chris Hemsworth non è Yul Brinner. Con la sua faccia d’angelo e il fisico scolpito conserva lo spirito di Thor e si limita a sostituire il martello con un cannone. Dietro all’intera operazione c’è il produttore Jerry Bruckheimer, il re del finimondo che piace tanto all’industria.

In uscita l'11 luglio, 12 Soldiers è distribuito in Italia da 01.