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Stasera in TV 6 luglio: il toccante Io non ho paura da Salvatores e Ammaniti 

Una storia di amicizia e solitudine, di soprusi e coraggio, raccontata da un grande regista da un punto di vista diverso, e riuscito.

06.07.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Candidato italiano al Premio Oscar per il Miglior Film Straniero del 2003, Io non ho paura di Gabriele Salvatores resta uno dei film migliori del regista. E uno dei più amati (dallo stesso) tra i tanti suoi successi...

Il film. Il film è ambientato nel 1978, in un piccolo borgo rurale. Nei caldi pomeriggi d'estate i ragazzini giocano spensierati tra i campi. Un giorno il piccolo Michele, accanto a una casa abbandonata, scopre un suo coetaneo incatenato in una profonda buca. La curiosità lo spinge a scoprire che il piccolo è tenuto rinchiuso da alcune famiglie del paese, con la complicità del padre. Michele è confuso e lacerato da un complesso di sentimenti contrastanti...



Dietro le quinte. Liberamente ispirato alla vera storia del rapimento di un ragazzo milanese alla base del romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, il film venne realizzato prestando una enorme attenzione al punto di vista del protagonista, scelto tra oltre 600 candidati in degli interminabili provini (vinti dall'esordiente Giuseppe Cristiano, figlio di un operaio della FIAT). Proprio per questo il regista chiese al suo direttore della fotografia, Italo Petriccione, di effettuare la maggior parte delle riprese ad 'altezza ragazzo'. Il film, inoltre, costituisce l'inizio del progetto di Salvatores di allevare "un figlio cinematografico", continuato poi con Come Dio comanda (interpretato dallo stesso giovane attore) e Il ragazzo invisibile (oggi prossimo al sequel).

Perché vederlo. Un film intenso, e insieme onesto, proprio per la scelta di un punto di vista diverso, volutamente 'basso'. Volutamente lontano da quello che le storie che riguardano l'infanzia e i suoi problemi assumono di solito, restando distaccati dalla materia che trattano. La scelta del testo di Niccolò Ammaniti, e la sua stessa presenza in fase di sceneggiatura, è sicuramente un'arma in più nel raccontare l'alternarsi dei due mondi, degli adulti e dei ragazzi protagonisti. E nel creare incanto e dramma insieme, rendendoli credibili e verosimili entrambi. Anche attraverso il grande dolore del piccolo Michele e lo svilupparsi di un legame figlio di scelte che non pensava avrebbe mai fatto e di un senso di indipendenza che il film accompagna e mostra senza pregiudizi e senza indulgere in sgradevoli luoghi comuni.



La scena da antologia. Accompagnate dalle musiche del concertista Ezio Bosso, eseguite dal Quartetto d'Archi di Torino, sono molte le scene en plein air delle quali innamorarsi… Sin dalle corse spensierate del gruppo di amici di Michele (che portano però alla scoperta del 'buco') fino all'attraversamento di quegli stessi campi in cerca di libertà della inattesa coppia di fuggiaschi. Ma forse è quella del primo contatto tra i due, nel buio, e del lento sgretolarsi del muro difensivo del piccolo Filippo, la scena che penetra più a fondo nella coscienza dello spettatore.

I premi. Il tris ottenuto al Premio Flaiano (sceneggiatura, colonna sonora e il Premio del pubblico all'attore Giuseppe Cristiano) fece poco scalpore, ma solo perché il film raccolse anche quattro Ciak d'Oro (Migliore attore non protagonista a Diego Abatantuono, Migliore sceneggiatura, Migliore fotografia e Miglior manifesto), un Globo d'Oro (per la regia di Gabriele Salvatores), tre Nastri d'Argento (su sette nomination) e due David di Donatello (fotografia e David giovani, sulle sei candidature totali).

Dove e quando. Alle 23.07 su Iris, canale 22 del digitale terrestre e 11 della piattaforma satellitare TivùSat.