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Arriva 1992: la nuova Gomorra con Stefano Accorsi nei panni dell'Italia peggiore

Sky Atlantic HD scatena un nuovo cavallo di battaglia, la serie che racconta l'Italia di Tangentopoli. Film.it ne parla in esclusiva con la creatrice e sceneggiatrice Ludovica Rampoldi

1992

24.03.2015 - Autore: Pierpaolo Festa
Bonifici, fondi neri e mazzette. Una posta in gioco che raccontata in una serie TV potrebbe faticare nell'essere percepita come altissima. Il noir è la risposta. È così che a dieci mesi dalla messa in onda del fenomenale Gomorra, Sky Atlantic HD torna a scommettere "scatenando" finalmente sul satellite 1992, la serie che racconta l'Italia di Tangentopoli.  A interpretarla un cast corale guidato da Stefano Accorsi in una delle sue rare apparizioni da cattivo, un personaggio oscuro all'opposto degli uomini di legge e degli eroi romantici che hanno caratterizzato la sua carriera.



"La vicenda di Mani pulite la conosciamo, uno la può apprendere guardando un documentario o una puntata di La storia siamo noi. Non era quello che ci interessava. Volevamo invece costruire dei personaggi complessi, stratificati, ambigui. Protagonisti a cui lo spettatore si potesse appassionare". A parlare è Ludovica Rampoldi sceneggiatrice e creatrice della serie insieme a Alessandro Fabbri e Stefano Sardo.  "Il mandato che arrivava dalla produzione era di fare la peggio gioventù - rivela la Rampoldi - un ritratto di vent'anni di cambiamenti nella politica e nei costumi dell'Italia. Abbiamo sentito subito che questo arco di racconto così vasto non si riusciva a conciliare con il passo e il respiro delle serie contemporanee che più ci piacciono. Ecco perché abbiamo zoomato sul 1992 che è il laboratorio di tutta quella trasformazione: l'inizio, l'anno che ha dato vita al 'Big-Bang'".

Qual è stata la chiave di volta che vi ha permesso di trovare un punto di vista inedito su questi eventi?
Spostare il punto di vista. Di solito la fiction italiana rimane in soggettiva: se mette in scena le vite di Falcone e Borsellino, ad esempio, le racconta attraverso i loro occhi. Questo non ti consente grande libertà narrativa perché se indaghi il vissuto di persone reali devi stare molto attento, dato che non sai mai se le azioni che scrivi - anche una cosa semplice e intima come farli parlare con le mogli - hanno avuto luogo. Il nostro punto di vista è laterale con protagonisti inventati che vivono e lavorano in arene reali del potere. Questo ci permette di seguire gli eventi storici ma allo stesso tempo di coinvolgere l'audience con il dramma personale dei protagonisti.  



Poco fa parlavi delle "serie che più ci piacciono". Sentiamo sempre parlare di modello americano e del tentativo italiano di imitarlo. Come lo si italianizza?
La cosa che bisognerebbe prendere ad esempio non sono gli effetti artistici, che stanno già sotto gli occhi di tutti. Piuttosto dovremmo importare il modello produttivo di quelle serie che non solo sono americane. Sempre più produzioni televisive europee includono ormai la figura dello showrunner, quella persona che ha la visione del progetto e che la tutela. L'unico che risponde del progetto in termini artistici e produttivi e che nel 99% dei casi è lo sceneggiatore. Senza di lui il rischio è quello di fare qualcosa che non abbia identità: un prodotto scritto dagli sceneggiatori, cambiato dal regista, riscritto dagli attori e rielaborato totalmente dal network. Ecco dunque il modello americano che evita questo genere di rischi. In Gomorra avevamo Stefano Sollima come showrunner, in 1992 noi abbiamo fatto un tentativo: ci chiamavamo "Show Walker" anche perché eravamo sempre sul set.  

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Nel rintracciare e intervistare i veri protagonisti appartenenti a tutte le arene di quell'epoca, avete notato un tratto che li accomuna?
Hanno tutti un rimpianto per com'erano elettrici e formidabili quegli anni. Un vento di novità che si sentiva molto forte. È stata una grande occasione per il Paese e per i personaggi che l'hanno vissuto. Il fatto che quello spirito rivoluzionario sia andato perduto lo sappiamo noi, ecco cosa regala alla serie: un languore malinconico negli occhi di chi la osserva.


 
È interessante notare come queste produzioni italiane siano sempre di più tenute d'occhio da un'audience internazionale. Gomorra - La serie è stata venduta in tantissimi Paesi all'estero, 1992 è stata presentata in anteprima al Festival di Berlino...
Sì, più si è "local" più si riesce a suscitare l'interesse dell'audience di massa. Penso a Gomorra che è una serie recitata in dialetto, ma ricordo anche che quando uscì Il divo si pensava che un film del genere non fosse in grado di rivolgersi a un pubblico internazionale. E invece non è andata così. È un periodo in cui c'è un forte interesse per l'Italia: dunque forse non dobbiamo preoccuparci sempre di sembrare per forza americani, piuttosto dobbiamo raccontare le nostre storie.

Ludovica un'ultima domanda. Quella tradizionale. Qual era il poster che avevi in camera da ragazzina?
Non so quanto sia educativo... ma avevo Trainspotting.

1992 andrà in onda su Sky Atlantic HD e in contemporanea su Sky Cinema 1 HD a partire dal 24 marzo.