Fu un attacco cardiaco nel sonno a privarci troppo presto di Stanley Kubrick, quando, a 70 anni, aveva ancora voglia di lavorare e già aveva progettato il film successivo ad Eyes Wide Shut: A.I. - Intelligenza artificiale (poi realizzato dall'amico Steven Spielberg). Il regista aveva appena consegnato alla Warner un montaggio provvisorio del film e stava persino valutando l'idea di dare qualche intervista canonica in occasione dell'uscita – lui che per tutta la vita aveva evitato la ribalta rifugiandosi in un maniero nelle campagne dell'Hertfordshire.
Stacanovista, ossessivo, eccessivamente meticoloso. Kubrick è stato definito in molti modi nel corso dei decenni, e quasi tutti negativi. Di certo non deve essere stato facile vivergli accanto e lavorare con lui (anche se il suo ex assistente Emilio D'Alessandro ha raccontato una storia ben diversa in S is for Stanley). Ma, allo stesso tempo, questa spinta alla perfezione è ciò che lo ha contraddistinto da tutti gli altri e ha fatto sì che praticamente tutti i suoi film siano risultati capolavori.
Kubrick aveva anche una passione per la psicologia e la usò per manipolare gli attori e ottenere esattamente ciò che voleva da loro. A vent'anni dalla sua scomparsa (il 7 marzo 1999), abbiamo deciso di ribaltare le carte in tavola e mettere lui sotto la nostra lente di ingrandimento, per esaminarne idiosincrasie, comportamenti ossessivi e rispolverare i trivia più folli legati alla lavorazione dei suoi film.
Sul set di Shining fece impazzire Shelley Duvall. Una parola che ritroveremo spesso nei paragrafi successivi è “meticoloso”. Anche troppo. Diciamo di più: maniaco del controllo. Oltretutto Kubrick era anche un maestro manipolatore, in quanto appassionato lettore di testi di psicologia. Questa passione gli tornò utile, sempre per via di quella lieve mania di controllo: usando la psicologia poteva ottenere dagli attori ciò che voleva. Ti serve che la tua protagonista si addentri in un mondo di paranoia e terrore? Non basta chiederglielo, allora. Bisogna gridarle costantemente in faccia per farla sentire inadeguata e spedirla dritta tra le braccia dell'esaurimento nervoso. Shelley Duvall iniziò persino a perdere i capelli per lo stress. Oggi di certo nessuno lascerebbe passare una cosa del genere senza polemiche, ma è innegabile che la performance strappata a Duvall da Kubrick sia perfetta. Il che ci dà il perfetto aggancio per il punto successivo...
Sul set di Shining fece impazzire Shelley Duvall. Una parola che ritroveremo spesso nei paragrafi successivi è “meticoloso”. Anche troppo. Diciamo di più: maniaco del controllo. Oltretutto Kubrick era anche un maestro manipolatore, in quanto appassionato lettore di testi di psicologia. Questa passione gli tornò utile, sempre per via di quella lieve mania di controllo: usando la psicologia poteva ottenere dagli attori ciò che voleva. Ti serve che la tua protagonista si addentri in un mondo di paranoia e terrore? Non basta chiederglielo, allora. Bisogna gridarle costantemente in faccia per farla sentire inadeguata e spedirla dritta tra le braccia dell'esaurimento nervoso. Shelley Duvall iniziò persino a perdere i capelli per lo stress. Oggi di certo nessuno lascerebbe passare una cosa del genere senza polemiche, ma è innegabile che la performance strappata a Duvall da Kubrick sia perfetta. Il che ci dà il perfetto aggancio per il punto successivo...
Girava anche centinaia di ciak per una scena. Esempio perfetto? Sempre sul set di Shining, la scena in cui Duvall scende le scale all'indietro, agitando una mazza da baseball per tenere lontano Jack Nicholson, fu girata 127 volte. Quella in cui Scatman Crothers spiega al piccolo Danny Lloyd il segreto della “luccicanza” ben 148 volte. Sul set di Eyes Wide Shut, Tom Cruise dovette attraversare una porta 95 volte. Sydney Pollack attraversò una stanza per aprire una porta centinaia di volte, nell'arco di due giorni. Non a caso abbiamo preso a esempio questi due set: Shining richiese un anno di riprese contro le 17 settimane stimate. Eyes Wide Shut finì nel Guinness dei primati per il più lungo periodo di riprese senza interruzioni: oltre 15 mesi e per 46 settimane ininterrotte. Secondo l'attore Robert Duvall, Kubrick era un “nemico degli attori”. Duvall ha criticato le performance di molti attori diretti da Kubrick, incolpando proprio il geniale regista: “Magari erano grandi film, ma le performance erano terribili. Che differenza vedeva tra il primo e il settantesimo ciak? Cosa aveva in testa?”.
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I progetti mai realizzati. Kubrick ha diretto solamente 13 lungometraggi in 46 anni, a volte con pause prolungate tra l'uno e l'altro. Dal 1980, ad esempio, ha diretto solo tre film: Shining, Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut. Il motivo della distanza tra i film era la meticolosità con cui Kubrick si dedicava alla pre-produzione di ciascuno. Va da sé che, quando un progetto saltava, il regista aveva buttato via anni di lavoro per niente. Ciò accadde soprattutto con Napoleon, progetto per il quale Kubrick fece due anni di ricerca, esaminando location, commissionando costumi, leggendo libri e vedendo tutti i film sull'argomento, arrivando anche a scrivere una sceneggiatura e scritturare Jack Nicholson nel ruolo. In quel caso fu la MGM a staccare la spina per paura del budget eccessivo. Nel caso, invece, di Aryan Papers, un film sull'Olocausto, Kubrick rinunciò a realizzarlo dopo aver visto Schindler's List.
Aveva paura di volare... con ovvie conseguenze. Kubrick aveva una forte fobia degli aerei e per questo, a un certo punto della sua vita, spostò la lavorazione di tutti i suoi film su suolo inglese. Persino Full Metal Jacket, per il quale fece importare palme dalla Spagna per ricreare l'ambientazione vietnamita in maniera credibile. Le rovine della città di Hue, ad esempio, vennero ricostruite abbattendo – serve dirlo? In maniera meticolosa – una fabbrica abbandonata vicino Londra. Il fiume Mekong è in realtà il Tamigi. Anche Eyes Wide Shut, ambientato a Manhattan, fu girato in studio. Kubrick inviò persino dei collaboratori a Manhattan per misurare l'ampiezza delle strade e annotare la posizione dei distributori di giornali.
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La sua troupe aveva più paura di lui che dell'FBI. Durante la lavorazione de Il dottor Stranamore, Kubrick chiese al reparto scenografie di ricreare l'interno di un bombardiere B-52. Che però era top secret. Gli scenografi riuscirono a ottenere una foto della cabina del bombardiere e diedero personalmente un'occhiata alla cabina del B-29, piuttosto simile. In seguito, i piloti del B-52 dissero che la cabina vista nel film era “assolutamente corretta”, arrivando a chiedersi come avessero fatto gli scenografi a piazzare la scatola nera nel posto giusto. Quasi avessero avuto accesso ai piani segreti dell'aereo. Che fossero talmente terrorizzati da Kubrick da sfidare il Pentagono e l'FBI?
Quella volta che voleva impedire a Matthew Modine di assistere alla nascita del figlio. Matthew Modine apprese che sua moglie stava per partorire durante la lavorazione di Full Metal Jacket. Corse dunque da Kubrick per chiedere un giorno libero, ma il regista non voleva sentire ragioni: “Cosa vuoi fare? Assistere all'operazione? Sverrai appena faranno il taglio! Vedrai il sangue e sverrai. Non farai altro che intralciare i dottori”. Modine estrasse un coltello e minacciò di tagliarsi una mano pur di raggiungere la moglie in ospedale. Kubrick acconsentì ma gli intimò di tornare subito dopo.
Quell'altra in cui Malcolm McDowell per poco non divenne cieco per Arancia Meccanica. Ricordate la famosa “Cura Ludovico” di Arancia Meccanica? Quello nella scena è davvero Malcolm McDowell, le sue palpebre sono davvero divaricate. Quello accanto a lui è un vero medico incaricato di inumidirgli gli occhi per evitare danni permanenti. Ciononostante, l'attore si graffiò comunque una cornea diventando temporaneamente cieco da un occhio. Tra lui e Kubrick si sviluppò una forte amicizia durante le riprese, che giustifica una tale passione nel lavoro. Finito il film, Kubrick non lo chiamò mai più.
I manichini di Spartacus (e il rapporto con Kirk Douglas). A proposito di rapporti con gli attori. Fu Kirk Douglas a chiamare Kubrick dopo aver licenziato il regista Anthony Mann dal set di Spartacus, visto che insieme avevano lavorato a Orizzonti di gloria. A fine riprese, i rapporti tra i due si erano talmente deteriorati che Douglas, in seguito, avrebbe definito Kubrick “una merda di talento”. Anche in questo caso c'è lo zampino dell'ossessività di Kubrick. Molto famoso l'aneddoto secondo cui il regista, per progettare in maniera impeccabile le complesse scene di battaglia, aveva assegnato a ogni “cadavere” (in realtà manichini) un numero e un bigliettino di istruzioni per stabilirne la posizione sul campo.
Vietato improvvisare, salvo rare eccezioni. Kubrick non amava l'improvvisazione nei suoi film, preferendo che gli attori si attenessero perfettamente alla sceneggiatura. Esistono rare eccezioni a questa regola: Peter Sellers ne Il dottor Stranamore (ovviamente), R. Lee Ermey in Full Metal Jacket (anche se, va detto, qui le improvvisazioni dell'attore vennero incluse a monte nella sceneggiatura) e Jack Nicholson in un breve momento di Shining. Quello in cui urla “Heeeere's Johnny!”, battuta che apriva lo show di Johnny Carson, dopo aver abbattuto una porta con l'ascia. Kubrick aveva già passato anni a vivere in Inghilterra e per questo non aveva riconosciuto la citazione di Nicholson, improvvisata sul set. Per poco non tagliò uno dei momenti più iconici del film.
Il rapporto di amore e odio con i suoi film. Kubrick non rivedeva mai i suoi film dopo averli completati. E non esitava a disconoscere i progetti che non erano risultati come lui li aveva immaginati. Come Paura e desiderio, suo primissimo lungometraggio di cui comprò ogni singola copia per impedire che venisse proiettato. Come Spartacus, che rifiutò di riconoscere per via delle ingerenze dei produttori. Fu anche lui stesso a chiedere che Arancia Meccanica venisse ritirato dalle sale nel Regno Unito, dopo l'ondata di proteste che aveva condannato pubblicamente il film.