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Top Ten of the Dead

Da La notte dei morti viventi a 28 giorni dopo, ecco i dieci must del cinema degli zombie

The Walking Dead

14.10.2012 - Autore: Marco Triolo
Gli zombie, i morti viventi, i ghoul. Si alzano dalla tomba e camminano per le strade di un mondo devastato dall'apocalisse, deambulando con fatica a causa del rigor mortis. Sono lenti, impacciati. Li sottovalutiamo, ma quando sono in gruppo è impossibile sfuggire alla loro morsa. E al loro morso, che ti uccide e ti trasforma in uno di loro. Non si tratta certo delle creature più simpatiche con cui spendere il proprio tempo, eppure negli ultimi cinquant'anni sono entrati di diritto nella classifica dei mostri più amati del cinema. Fino a sconfinare nel fumetto e ora nella TV, grazie a Robert Kirkman e alla serie cult The Walking Dead. Ma da dove nascono gli zombie? Andiamo a scoprirlo insieme nella nostra Top Ten, che ne ripercorre la storia in dieci pellicole fondamentali.

Michelle Pfeiffer

1. L'isola degli zombies (1932)
Il film di Victor Halperin (titolo originale White Zombie, come la band di Rob Zombie) è considerato il primo del suo genere. Bela Lugosi interpreta Murder Legendre, un maestro voodoo che trasforma una povera ragazza in un morto vivente per costringerla a sposare un ricco proprietario terriero di Haiti. La pellicola affonda le radici nella tradizione voodoo ed è ancora lontana dalla mitologia moderna creata da Romero.

Michelle Pfeiffer

2. L'ultimo uomo della terra (1964)
Il primo adattamento del romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson è anche un film che deve aver sicuramente avuto un impatto nella mente di George Romero. Un mondo apocalittico fotografato in bianco e nero sullo sfondo dell'EUR di Roma, un luogo freddo e desolato come l'esistenza di Robert Morgan (Vincent Price), sopravvissuto a un'epidemia che ha trasformato l'intera popolazione mondiale in vampiri, i quali ogni notte gli assediano la casa per trasformarlo in uno di loro.

Michelle Pfeiffer

3. La notte dei morti viventi (1968)
Un'epidemia la cui origine non viene mai spiegata (forse sono state delle radiazioni da Venere) resuscita i morti. Dei superstiti si rifugiano in una casa e tentano di isolarsi in attesa dei soccorsi. Ma non si rendono conto che la cosa è più grave del previsto. George Romero firma il suo primo film di zombie e cambia per sempre il genere, ideando i morti viventi cannibali che tutti conosciamo e amiamo. E mi raccomando, ricordate di mirare alla testa!

Michelle Pfeiffer

4. Zombi (1978)
Dieci anni dopo La notte dei morti viventi, arriva l'Alba. Prodotto da Dario Argento, Zombi (in originale Dawn of the Dead) cambia registro, infondendo una bella dose di ironia alla formula, senza rinunciare a un sottofondo cupo e angosciante. A passare alla storia è la metafora più potente della filmografia di Romero: i morti, spinti dal loro istinto, si accalcano alle porte di un centro commerciale dove si sono rifugiati i protagonisti. Tranquilli, comunque: se cercate solo il gore, ci sono i trucchi del maestro Tom Savini a soddisfare i vostri bisogni.

Michelle Pfeiffer

5. Zombi 2 (1979)
Il titolo rimanda al classico di Romero, ma Zombi 2 è un sequel apocrifo che in realtà non ha alcun punto di contatto con l'originale. Diretto da Lucio Fulci, uno che quando si trovava per le mani il progetto giusto faceva scintille, il film recupera il background voodoo integrandolo coi moderni zombie cannibali. Scene cult: l'occhio perforato dalla scheggia in primissimo piano e la lotta subacquea zombie-squalo. Un capolavoro della serie B, da rivedere e rivalutare. Trucchi da urlo di Giannetto De Rossi.

Michelle Pfeiffer

6. Il ritorno dei morti viventi (1985)
Dan O'Bannon, sceneggiatore di Alien, dirige questa semi-parodia del genere che ha raggiunto negli anni lo status di cult. Il titolo si riallaccia direttamente al primo film di Romero e non a caso la pellicola è tratta da un romanzo di John Russo, sceneggiatore de La notte dei morti viventi. Il ritorno dei morti viventi è divertente e volutamente trash, pieno di personaggi e dialoghi sopra le righe, effetti schifosi e zombie parlanti. Scena cult: lo zombie che, dopo aver divorato gli infermieri di un'ambulanza, prende la radio e chiede “Mandate altri infermieri”.

Michelle Pfeiffer

7. Resident Evil (2002)
Il videogame è nato come omaggio dichiarato al cinema di Romero, e il regista fu anche contattato a un certo punto per dirigerne l'adattamento. Dopo aver scritto una sceneggiatura ambiziosa e immaginifica, il regista fu allontanato e al suo posto venne chiamato Paul W.S. Anderson. Nasce così una saga che è arrivata quest'anno al quinto capitolo e ormai ha messo quasi del tutto da parte gli zombie in favore di arti marziali e mostri mutanti. Ma il primo film fondeva con una certa abilità azione e horror, ed è una delle ultime pellicole mainstream a presentare i buoni vecchi zombie lenti prima della rivoluzione di 28 giorni dopo.

Michelle Pfeiffer

8. 28 giorni dopo (2002)
Danny Boyle prende un genere tutto americano, lo trasferisce a Londra e ne modifica uno dei canoni: gli zombie non sono più dei morti viventi, ma persone infettate da un ceppo sperimentale di rabbia. Via le lente carcasse: al loro posto, velocissimi e ringhianti predatori virtualmente inarrestabili. Cillian Murphy guida un gruppo di sopravvissuti in un viaggio attraverso la Gran Bretagna per trovare la salvezza.

Michelle Pfeiffer

9. L'alba dei morti viventi (2004)
Zack Snyder fa sua la lezione di Boyle per il remake di Zombi. Torna il centro commerciale, anche se la metafora socio-politica lascia spazio all'azione pura. Spogliato del sottotesto, il film perde certamente il confronto con l'originale. Ma Snyder non lascia allo spettatore il tempo di riflettere, immergendolo in un cupissimo incubo post-apocalittico in cui la velocità dei ghoul non concede la minima speranza di salvezza. Fossero tutti così i remake.

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10. L'alba dei morti dementi (2004)
Dire che Shaun of the Dead è una parodia vorrebbe dire non aver compreso il genio di Edgar Wright (regista e sceneggiatore) e Simon Pegg (sceneggiatore e interprete). Il film, ancora una volta ambientato a Londra, gioca con le regole del genere ideato da Romero, sporcandolo con la commedia e strappando sonore risate. Ma quando c'è da fare sul serio, Wright non risparmia secchi di sangue e interiora. E l'ambientazione in un pub inglese è forte tanto quanto il centro commerciale di Zombi.