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Top Five: toghe e sandali!

Esce "Scontro tra Titani", ennesimo capitolo di un filone che non accenna a morire: il kolossal storico, detto anche "peplum", che noi ripercorriamo in cinque film...

Scontro tra titani - Poster USA

16.04.2010 - Autore: Marco Triolo
La storia antica è sempre stata saccheggiata alla grande da Hollywood, perché è un calderone di racconti epici e leggende che si sposano perfettamente con la spettacolare macchina del cinema. Le imprese dei romani e dei greci, tra gladiatori che vollero essere liberi, principi giudei, titani e forzuti, hanno rappresentato una bella fetta della produzione americana e italiana tra gli anni ’50 e ’60, per poi smorzarsi lentamente fino a risorgere in anni recenti con film come “Il gladiatore” e “Alexander. In occasione dell’uscita di “Scontro tra Titani” (qui la nostra recensione), ripercorriamo il genere dei “sandaloni” in cinque film.

Le fatiche di Ercole

5. “Le fatiche di Ercole” (1958) di Pietro Francisci
Il film che lanciò il cosiddetto filone del “peplum”, ovvero la versione italiana dei kolossal epici americani, fatto di pellicole girate di solito con pochi soldi e mezzi, ma con tanta fantasia e una fiducia in se stessi che, a guardare il tristo cinema italiano di oggi, fa quasi commuovere. Nel ruolo del mitico semidio greco Ercole c’è in questo caso il “papà” di tutti i forzuti del cinema (Arnold Schwarzenegger compreso): il grande Steve Reeves, che nonostante le sue limitate capacità di attore dona al personaggio una fisicità e un carisma da manuale. Gli effetti speciali sono quel che sono, come detto, ma l’effetto nostalgia è assicurato.

Scontro di Titani

4. “Scontro di Titani” (1981) di Desmond Davis
Prima di “Scontro tra Titani” c’era “Scontro di Titani”, gagliardo b-movie prodotto nel 1981 (lo stesso anno de “I predatori dell’Arca Perduta”), ma con un occhio al passato, e precisamente ai film che si giravano in Italia circa vent’anni prima (vedi sopra). La storia è più o meno quella che vedrete al cinema nel remake di Louis Leterrier: c’è Perseo (Harry Hamlin), figlio di Zeus e di una mortale, che parte per un’avventura alla ricerca dell’amata Andromeda: prima di ricongiungersi a lei sarà costretto ad affrontare una serie di prove, tra cui uccidere il terribile Kraken. Un cast di contorno spettacolare (Laurence Olivier, Ursula Andress, Burgess Meredith) e gli effetti speciali in stop-motion del grandissimo maestro Ray Harryhausen sono la risposta alla domanda che vi state ponendo: “ma davvero devo vederlo, questo film?”. Sì, davvero.

Il Gladiatore

3. “Il gladiatore” (2000) di Ridley Scott
Amato, odiato, contestato, venerato: ecco in quattro aggettivi “Il gladiatore” di Ridley Scott, il film che tentò un rilancio del kolossal storico nel 2000. Ci volle qualche anno in più perché la strada intrapresa da Scott venisse seguita da altri registi, ma sta di fatto che questo film segna il ritorno di certe tematiche andate perdute da più di trenta anni. La storia è basilare, la vendetta di un ex-generale romano (Russell Crowe) caduto in disgrazia, venduto come schiavo e che infine si riscatta come gladiatore, sconfiggendo l’imperatore cattivo (Joaquin Phoenix). Insomma, una via di mezzo tra “Ben-Hur” e “Spartacus” (vedi sotto). Le “libertà” storiche sono rinomate, ma è la messa in scena, altamente spettacolare ed epica, a restituire le giuste dimensioni a un genere che sembrava destinato all’oblio. “Il gladiatore” ha inoltre inaugurato la coppia Scott-Crowe, che tornerà in altri quattro film, tra cui il prossimo “Robin Hood” (leggete la nostra anteprima qui).

Ben-Hur

2. “Ben-Hur” (1959) di William Wyler

Probabilmente il kolossal religioso per antonomasia (al photofinish con “I dieci comandamenti”), “Ben-Hur” di William Wyler è la terza e più riuscita versione cinematografica del romanzo omonimo di Lew Wallace, dopo un cortometraggio muto del 1907 e il film di Ramon Novarro (1925). La storia verrà ampiamente saccheggiata ne “Il gladiatore”: Giuda Ben-Hur (Charlton Heston) è un facoltoso principe ebreo, cresciuto al fianco del suo migliore amico Messala (Stephen Boyd), che anni dopo torna in Giudea come Tribuno. Nel tempo, Messala è cambiato e, quando Giuda si rifiuta di fare la spia per lui, lo condanna alla schiavitù nelle galee romane. Tornato in cerca di vendetta, Ben-Hur sfiderà Messala in una rischiosa corsa delle bighe, riscattando il suo onore e quello della sua famiglia. Infine, abbraccerà gli insegnamenti di Cristo, e il suo desiderio di rivincita nei confronti dell’oppressore romano svanirà. I primi due atti del (lunghissimo) film sono i più riusciti: Heston, per quanto improbabile come principe ebreo, buca lo schermo e trascina lo spettatore in una grande avventura tra la Giudea e Roma. Il compimento della vendetta, ovvero la corsa con le bighe, ha fatto storia e ha richiesto cinque settimane di riprese, il sottotesto omosessuale tra Giuda e Messala è evidente e aggiunge un ulteriore livello di lettura al film. Invecchiato maluccio, invece, il terzo atto, una sintesi didattica e pedante degli ultimi giorni di Cristo, che porta inevitabilmente alla riconciliazione di Ben-Hur con la vita e al lieto fine che resta effettivamente commovente. Se lo rivedrete, assicuratevi che lo schermo sia bello grande: non vorrete perdervi il formato super-panoramico!

Spartacus

1. “Spartacus” (1960) di Stanley Kubrick
Eccoci arrivati al numero uno: Stanley Kubrick, non si batte, con buona pace di chi avrebbe preferito altri titoli (come il già citato “I dieci comandamenti”). “Spartacus” racconta la ben nota storia del gladiatore che si ribellò a Roma e sollevò gli schiavi per liberarli dalle catene. Kubrick subentrò all’ultimo minuto, per sostituire Anthony Mann, licenziato dal produttore e protagonista Kirk Douglas perché era secondo lui intimidito dalle proporzioni del film. Per nulla intimidito, al contrario, il giovane Kubrick licenziò immediatamente il direttore della fotografia Russell Metty (che pure vinse l’Oscar) e tiranneggiò come era solito fare, indisponendo anche Douglas, che l’aveva voluto personalmente perché si era trovato bene durante la lavorazione di “Orizzonti di gloria. Il risultato, nonostante o forse proprio grazie alla tensione sul set, è un pulsante, vigoroso, dinamico action storico, nel quale la personalità del regista è indubbiamente smorzata, ma affiora qua e là abbastanza da dare un’impronta più innovativa al tutto. La versione restaurata nel 1991 aggiunge alcuni espliciti riferimenti sessuali (le avance di Crasso ad Antonino) e sprazzi di violenza come la brevissima scena in cui Spartaco recide un braccio a un avversario. Il cast comprende, oltre a Douglas, anche Laurence Olivier, Tony Curtis, Jean Simmons, Peter Ustinov e Herbert Lom. Quattro Oscar: miglior scenografia, fotografia, attore non protagonista (Ustinov) e migliori costumi.

Rome

Concludiamo con una menzione speciale alla serie TV "Roma": uno sguardo feroce e senza compromessi a un'epoca di grande civiltà e grande barbarie, prodotto da John Milius e girato a Cinecittà, come ai bei vecchi tempi. Da recuperare in DVD assolutamente.

Per saperne di più
Scontro tra Titani - Intervista agli attori