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Top Five: nelle menti dei Serial Killer

Esce "The Killer Inside Me" e noi vi proponiamo cinque indimenticabili maniaci del grande schermo: da Norman Bates a Jigsaw, ecco il gotha degli assassini seriali

Psycho - Anthony Perkins

25.11.2010 - Autore: Marco Triolo
Più ammazzano, più piacciono: e se poi lo fanno in maniere fantasiose, vengono apprezzati ancora di più. Sono i serial killer del grande schermo, i maniaci dallo sguardo preoccupante, sottolineato puntualmente da un bel primissimo piano sulle pupille dilatate, o contrappuntato da una colonna sonora di quelle stile Bernard Herrman nella scena della doccia. In occasione dell'uscita di “The Killer Inside Me” ne abbiamo raggruppati cinque tra quelli che più ci aggradano. Con una menzione speciale per l'escluso di lusso Hannibal Lecter. Escluso perché lo abbiamo già piazzato nella cinquina degli “Adorabili bastardi”. Di lusso perché come mangia i fegati lui... Infine, visto che oggi è il Giorno del Ringraziamento, come possiamo non citare anche il fake trailer che Eli Roth ha firmato per “Grindhouse”, “Thanksgiving”. Se volete dargli un'occhiata lo trovate qui. E ora, bando alle ciance e via con gli spargimenti di sangue.

Charlize Theron in Monster

5. Aileen Wuornos , “Monster”
Chi ha detto che l'omicidio seriale è uno sport per soli uomini dovrebbe provare a ripeterlo in faccia ad Aileen Wuornos. Certo, per farlo avrebbe bisogno di una macchina del tempo, visto che la prostituta omicida è morta in carcere nel 2002. A farla rivivere ci ha pensato Charlize Theron, che l'ha interpretata sul grande schermo nel film di Patty Jenkins. La Theron deve aver realizzato l'equazione “trucco pesante più personaggio borderline uguale Oscar assicurato” durante un sogno in cui nuotava in un mare di statuette che le facevano ciao ciao con la manina. E si è imbruttita tantissimo per interpretare l'anti-Jack lo Squartatore per eccellenza. La vendetta di una che è povera, brutta, e maltrattata, ma che trova l'amore nella sua amica Selby (personaggio interpretato da Christina Ricci).

Tobin Bell è l'Enigmista in Saw

4. Jigsaw, “Saw - L'enigmista”
Il nuovo venuto che si mette subito a fare casino e si fa notare da tutti nella stanza. Ammazzi la gente a tema coi peccati capitali? Tzé. Parli con tua madre defunta e uccidi belle ragazze nel tuo motel? Principiante. Mangi fegati con un piatto di fave e un buon Chianti? Ma vattene. Jigsaw crea per le sue sventurate vittime un sistema di trappole letali (dei “tracobetti”, direbbe qualcuno) o enigmi da risolvere. In fretta e con astuzia, se vuoi restare vivo. La gente si sega i piedi e lui se ne sta rintanato nella sua bella cameretta a ridere sotto la maschera. A un certo punto muore anche, ma c'è uno che prende il suo posto. Come il secondo Uomo Tigre, ricordate? Solo che qui ci scappa il morto. James Wan e Leigh Whannell hanno creato, nel bene o nel male, uno degli ultimi mostri iconici del cinema horror. La lunghezza quasi estenuante della franchise ne è stata pietra tombale ma anche testimonianza inconfutabile del successo.

Kevin Spacey in Seven

3. John Doe, “Seven”
Ecco uno che la Bibbia l'ha veramente presa alla lettera. Il simpatico John Doe miete le sue vittime ispirandosi ai sette peccati capitali: gola, avarizia, accidia, lussuria... Poi, c'è... c'è... Appunto. Non lo sapeva manco quel poveraccio del detective Mills cosa veniva poi, ché se gli avessero spiegato che c'era anche l'ira, magari avrebbe preso qualche goccia di valium ogni tanto e si sarebbe dato al relax. Vedere “Seven” ancora oggi fa capire quanto David Fincher sia un grande, anche se ogni tanto sforna ciofeche non indifferenti. Un film epocale, che se non lo andavi a vedere al cinema quando è uscito eri veramente sfigato. Alzi la mano chi oggi, a quindici anni di distanza, riesce a vedere Kevin Spacey in un ruolo leggero senza pensare “con quella faccia, chissà cosa starà tramando”.

Peter Lorre in M

2. M, “M, il mostro di Dusseldorf”
Maaaamma mia Peter Lorre. Poi ha fatto “Casablanca” e “Il mistero del falco”, ma difficilmente avrebbe potuto scrollarsi di dosso l'aura da pedofilo viscido e assassino che si è cucito addosso con tanta perizia in questo capolavoro di Fritz Lang. Non ci sarebbe riuscito nemmeno se avesse interpretato Babbo Natale che regalava orsetti di peluche rosa ripieni di canditi, viaggiando sulla sua slitta fatta di caramelle e pasta frolla. Anzi, detto così suona ancora più sbagliato. M” è senza dubbio il padre di tutti i film sugli assassini seriali. E quell'inizio! I bambini che saltano la corda cantando la canzoncina sul mostro! La tromba delle scale vuota! Il palloncino e la sagoma di M! L'occhio della madre! IL MONTAGGIO ANALOGGICO! Tutti a casa ad appendere la cinepresa al chiodo. Tanto non ci sarà più nessuno in grado di fare altrettanto. Eccetto forse...

Anthony Perkins in Psycho

1. Norman Bates, “Psycho”
Se M è il papà di tutti i serial killer del grande schermo, Norman Bates è lo zio saggio che ti spiega tante cose, anche quelle un po' sporche che il papà non ti direbbe mai. Per questo alla fine ascolti di più lui. Alfred Hitchcock ha ampiamente dimostrato il suo genio, e ancora oggi se ne parla e straparla. Ma come si fa a non rimanere incantati e spaventati allo stesso tempo da Anthony Perkins, da quello sguardo che trasuda follia mentre “intrattiene cordialmente” la sua ospite Marion sotto gli occhi vigili dei suo uccelli rapaci impagliati. Janet Leigh ha fatto davvero male i suoi calcoli: insomma, doveva proprio scegliere L'UNICO motel sovrastato da un vecchio maniero spettrale e senza altre auto parcheggiate nel cortile? Cos'è? Dovevano forse scrivere “Serial Killer Motel” sul cartello?

Per saperne di più
The Killer Inside Me - La nostra recensione
Il trailer del film