In questi giorni nei cinema italiani si sta consumando un piccolo miracolo: un grosso film, amatissimo, citato e imitato sta circolando in lingua originale con i sottotitoli. Si tratta ovviamente di Pulp Fiction, che quest'anno compie vent'anni ed è già stato ampiamente celebrato a Cannes. Per chi scrive si tratta di un film fondamentale, la prima vera esperienza cinefila di una vita, lo spartiacque tra il cinema come puro entertainment infantil-adolescenziale e come arte. Con l'occasione abbiamo scelto cinque aspetti del capolavoro di Quentin Tarantino che ce lo hanno fatto amare alla follia: non necessariamente particolari famosi, ma dettagli che aumentano il piacere della visione.
5. Royal con formaggio
Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) non sono stati ancora smascherati come sicari della malavita, quando li incontriamo per la prima volta. Vincent sta illustrando al collega le differenze tra Los Angeles e Amsterdam, dove puoi ordinare una birra da McDonald's e dove, per via del sistema metrico, il “quarto di libbra con formaggio” diventa “Royal con formaggio”. Un'idiozia, una facezia, ma di quelle che rendono unico lo stile di Tarantino: parlare del nulla per poi arrivare al sodo. Nessuno sa farlo ancora come lui.
4. Volpi forza cinque
Tarantino è uno che culla le idee per anni prima di lavorarci. In una scena di Pulp Fiction i più attenti si renderanno conto che il regista aveva già in testa da tempo la squadra delle Vipere Assassine che avrebbe poi utilizzato in Kill Bill. Mia Wallace (Uma Thurman) menziona a Vincent il cast del pilota da lei interpretato, “Volpi Forza Cinque” (in originale “Death List Five”, notare il dettaglio della “lista”). Stando a Mia, la squadra era composta da “una bionda, il capo”, una “volpina giapponese” esperta di arti marziali, una “ragazza nera” esperta in demolizioni e una “volpina francese” amante del sesso. Il suo personaggio, “Raven McCoy” è descritta come la donna più pericolosa al mondo con un coltello, stessa descrizione del personaggio di Vernita Green in Kill Bill.
3. Il monologo dell'orologio
Christopher Walken è un grandissimo. In Pulp Fiction appare poco, giusto il tempo di lasciare il segno con un monologo geniale in cui racconta al piccolo Butch (il futuro pugile interpretato da Bruce Willis) le peripezie attraversate dal padre in un campo di prigionia dei Viet Cong per salvare il suo orologio di famiglia e consegnarlo intatto al figlio. Walken interpreta un commilitone del padre di Butch, incaricato di portare a termine la missione dopo la morte di quest'ultimo. Indimenticabile l'espressione di Walken quando rivela a Butch il posto in cui suo padre ha nascosto l'orologio per non farlo scoprire ai Viet Cong: il sedere.
2. Mr. Wolf
“Sono il signor Wolf, risolvo problemi”. Harvey Keitel piomba dritto come un fuso e affilato come un rasoio nel bel mezzo del casino in cui si ritrovano coinvolti Jules e Vincent dopo che quest'ultimo ha “disintegrato” il povero Marvin nel sedile posteriore della loro auto. È un piacere vedere Keitel/Wolf all'opera e ancora oggi è il personaggio di contorno più riuscito nel cinema di Tarantino. La sua quieta autorità porta a casa il risultato nonostante le bizze di Vincent. Geniale la sua prima apparizione: quando riceve la telefonata dell'ingaggio, si trova a un party. Considerando che è mattina, è probabile che la festa si sia protratta per tutta la notte, ma lui è fresco e lucido come dopo una notte di sonno.
1. La morte di Vincent
Il colpo di genio del film, la scena che spiazzò persino i produttori. D'altra parte in quale altro film il protagonista muore a metà per poi “resuscitare”? Naturalmente, Vincent Vega non resuscita, semplicemente il film non è raccontato in ordine cronologico. Eppure, fino a che Travolta non ci lascia la pelle per mano di Bruce Willis, non te ne rendi conto: è solo lì che il genio di Tarantino (e Roger Avary, co-autore della sceneggiatura premio Oscar) ti colpisce come un treno in corsa. Resti basito, a guardare il cadavere insanguinato di Vincent: una scena di violenza tanto veloce quanto brutale.
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04.06.2014 - Autore: Marco Triolo