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Taylor Kitsch, da barbone a re di Marte

Intervista esclusiva alla star di "John Carter", l'uomo che pur di recitare dormì sotto i ponti

John Carter - Taylor Kitsch

10.03.2012 - Autore: Marco Triolo
Leggete la nostra intervista esclusiva al regista di John CarterAndrew Stanton.

Anni fa, quando Taylor Kitsch giunse a New York dal Canada per studiare recitazione, passò un periodo da homeless: “Non avevo il visto per lavorare, ho tentato di farlo sotto banco ma non mi pagavano. A New York i soldi vanno via in fretta e mi sono ritrovato dal dormire sui divani degli amici alla strada. Ma non ero pronto a mollare e non volevo lasciarmi andare ai piani di riserva”. Questa perseveranza è un tratto che ha in comune con John Carter, l'eroe di Edgar Rice Burroughs che interpreta nell'omonimo film di Andrew Stanton. A Londra, in occasione della presentazione del film, Kitsch ci ha parlato non solo del suo lavoro, ma dei momenti di svolta della sua vita privata.

Taylor Kitsch John Carter intervista esclusiva - Taylor Kitsch

Come ti senti in attesa dell'uscita del film?
Sono orgoglioso e emozionato, e posso dire che era ora. Credo che anche Andrew Stanton direbbe lo stesso, io ci lavoro da due anni ma lui è arrivato al sesto. Non ho rimpianti perché ci ho messo tutto me stesso e penso che la gente lo amerà davvero. Ai critici sta piacendo, quindi una piccola battaglia è già stata vinta. Come direbbe Gavin Hood [che l'ha diretto in “Wolverine”, ndr], “Sono come un'anatra in uno stagno. Molto calma alla superficie, ma sotto i suoi piedi si muovono come pazzi”.

Prima dell'audizione, avevi idea di chi fosse John Carter?
No, non avevo letto nessuno dei libri di Burroughs. Il mio manager mi ha chiamato e mi ha detto che Andrew Stanton voleva incontrarmi, chiedendomi se fossi interessato. Domanda retorica: certo che volevo incontrarlo, sono un suo grande fan. Il nostro primo incontro è stato fantastico e me ne sono andato pronto a fare qualsiasi cosa per ottenere la parte.

Quello di John Carter è un ruolo molto fisico. Visto che hai una preparazione da personal trainer, hai seguito un programma fai-da-te?
Sì, ma se dovessimo realizzare il sequel non so se lo rifarei. Quando non hai un allenatore, ti manca qualcuno che ti costringa ad alzarti alle quattro e mezza del mattino per l'allenamento. Quindi forse assumerò qualcuno e ho già un'idea di chi chiamare. Anche la dieta che ho seguito era mia.

All'improvviso hai una serie di grossi titoli in uscita, da “John Carter” a “Battleship”. Non hai paura che possano fallire tutti insieme rovinandoti la carriera?
Nessuna soddisfazione personale arriva senza rischi. Sono orgoglioso del mio lavoro – e non dimentichiamo che in arrivo ho anche “Le belve” di Oliver Stone – ma non posso controllare le date d'uscita e il marketing. Posso solo fare bene il mio lavoro ogni giorno e sperare che voi apprezziate. Naturalmente spero che questi film siano grandi successi e di poter lavorare ancora con questi autori.

Taylor Kitsch John Carter intervista esclusiva - Kitsch e Stanton sul set

John Carter è un eroe iconico della letteratura pulp. Eri preoccupato all'idea di indossarne i panni o dalla potenziale reazione dei fan?
No, diciamo che più che altro è stata una sfida. Senti dire che stanno facendo una ricerca a livello mondiale, che tu sei nella lista, che al regista piaci ma vuole testare anche altri attori in tutto il mondo, e tu non puoi fare altro che dare il massimo quando toccherà a te. La vera pressione l'ho sentita quando ho interpretato il fotografo di guerra Kevin Carter [in “The Bang Bang Club”, nrd]. La sua famiglia e i suoi migliori amici erano sul set e mi guardavano ricreare una persona che aveva vissuto e lasciato l'eredità che ha lasciato. Quella sì che è pressione!

Ci sono attori con cui ti confronti e a cui chiedi consiglio?
A volte parlo con Hugh Jackman, la cosa migliore che ho guadagnato da “Wolverine”. Mi ispira la sua etica professionale, il modo in cui ha lavorato con tanta disciplina. Volevo fare lo stesso con “John Carter”.

Hai detto che il tuo attore preferito è Sean Penn. Che cosa hai imparato da lui?
Spero che un giorno lavoreremo insieme, per me sarebbe il massimo. Sono ispirato dal suo lavoro e adoro come riesce a esprimere tanto facendo così poco, a far capire tante cose solo con lo sguardo. Spero che di essere riuscito almeno un po' a farlo in “John Carter”.

E di Lynn Collins cosa ci dici? É stato più facile lavorare con lei dato che avevate già collaborato in “Wolverine”?
Beh, nell'unica scena che avevamo insieme era morta, quindi ho dominato! Ma comunque sì, il ghiaccio era rotto, sapevamo di poterci fidare l'uno dell'altra. E la fiducia è tutto sul set. Lynn è un'attrice fantastica e sono stato fortunato ad averla al mio fianco.

Taylor Kitsch John Carter intervista esclusiva - Taylor Kitsch e Lynn Collins

Hai sempre voluto fare l'attore?
In realtà, da tipico ragazzo canadese la mia religione era lo hockey. Ho giocato per vent'anni e pensavo che avrei fatto quello nella vita, ma poi è finito tutto improvvisamente – mi sono rotto il ginocchio due volte in un anno cruciale – e la recitazione è subentrata. Mi sono trasferito a New York per studiare recitazione, ma non avevo idea di cosa ci volesse per recitare o che sarei cresciuto tanto. Avevo vent'anni, ero un po' sbruffone e convinto di sapere già tutto del lavoro di attore, poi ho cominciato a studiare e ho aperto gli occhi.

Qual è il tuo eroe di fantasia preferito?
Non saprei davvero, non ne avevo da ragazzo. Direi che il mio eroe era un giocatore di hockey, Steve Yzerman, che giocava nei Detroit Red Wings ed era canadese. Non ero un grande fan della fantascienza, ero sempre fuori a giocare, ed è questo che è diverso dai ragazzini di oggi secondo me. Le loro balie sono la televisione e il computer, mentre io ho avuto la fortuna di crescere in una piccola città, con un laghetto ghiacciato dietro casa dove pattinavamo e un'enorme foresta dove mi perdevo. Quando sarò padre farò lo stesso con i miei figli: li sbatterò fuori di casa e dirò loro “Andate a giocare!”.

Chi è stata più principessa sul set, Lynn o Rihanna?
Non saprei, sono così diverse che non so nemmeno da dove cominciare a spiegarlo!

Hai detto che uccideresti per tornare a interpretare Gambit. C'è qualche possibilità di rivederti in un prossimo film degli X-Men?
No, non credo proprio che si farà, lo posso dire ufficialmente. Al novanta percento non succederà, o forse anche di più. 

John Carter” è distribuito in Italia da Walt Disney. Per saperne di più, leggete la nostra recensione.
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