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Primo maggio, cinque grandi film sui lavoratori per ridere e riflettere

Vi proponiamo cinque film all'apparenza leggeri, che dietro ai sorrisi nascondono riflessioni sempre attuali

30.04.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Il primo maggio si celebra il lavoro, la necessità di ogni uomo di autodeterminarsi anche attraverso la sua professione. È in cima gli articoli della nostra Costituzione, e ogni anno si rinnova la lotta contro la disoccupazione e lo sfruttamento. La festa ha origini lontane. Ricorda le rivolte del 1886 a Chicago, quando in tutti gli Stati Uniti fu indetto uno sciopero per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. Morirono 11 persone. Per commemorare questo giorno, vi proponiamo cinque film all’apparenza leggeri, che dietro ai sorrisi nascondono riflessioni sempre attuali.
 
Tempi moderni: i ritmi forsennati di una catena di montaggio accompagnano una favola satirica dall’animo struggente. Divertentissimo e straziante il momento in cui Chaplin, simbolo dell’alienazione, cerca di avvitare anche i bottoni della camicia di un suo collega. Lo spirito di alcune sequenze guida lo spettatore in un ritratto feroce sul rapporto uomo-macchina. Contro il fordismo e il modello capitalista, Tempi moderni è un capolavoro fatto di immagini che difficilmente si può dimenticare.


 
Fantozzi: l’impiegato più sfortunato della storia. È stato addirittura murato vivo nel suo ufficio. Nel tempo il film è diventato un cult, con i suoi sketch goliardici, una satira impietosa, e l’ottima incarnazione di Paolo Villaggio. Ma oltre le risate, il film dipinge la vicenda di un uomo masochista, schiacciato dalla quotidianità e dalla gerarchia aziendale. Si comporta come uno zerbino davanti ai suoi capi per poi maltrattare la famiglia che lo aspetta. Il lavoro questa volta non nobilita l’animo umano.

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Full Monty – Squattrinati organizzati: che cosa sareste disposti a fare per portare a casa la pagnotta? Un gruppo di operai inglesi (in bolletta) organizza uno spogliarello maschile per la comunità, il resto è ormai entrato nell’immaginario comune. Siamo dalle parti del cinema di Ken Loach, ma lo spirito è quello di una commedia proletaria con toni quasi grotteschi. Il titolo nasce dalla colazione del generale Montgomery (detto “Monty”), che richiedeva sempre il “servizio completo”, come nello striptease.

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C’est la vie – Prendila come viene: commedia corale firmata dalla coppia Olivier Nakache, Eric Toledano (Quasi amici), che racconta il dietro le quinte di un matrimonio da favola dal punto di vista di un wedding planner e della sua azienda. Ritmo travolgente, risate assicurate, perfetto per una serata in famiglia. La vicenda fa anche riflettere sugli stereotipi della nostra società, con gag a cascata. La “fuga” dello sposo su un pallone gonfiabile è da antologia. Ottima accoglienza alla passata edizione della Festa del Cinema di Roma.


I vitelloni: Questa volta la prospettiva si ribalta. Il mondo del lavoro viene analizzato da cinque giovanotti che non intendono perdere neanche una goccia di sudore. Preferiscono i bar e l’ozio. Celebre la sequenza in cui Alberto Sordi fa una pernacchia, e il gesto dell’ombrello, a un gruppo di operai. Agghiacciante, riflettendoci a mente fredda. Fellini gira il suo film più sincero, nostalgico, sul tempo perduto e sulla provincia. Tanti i riferimenti alla sua poetica futura, come la tentata seduzione di Leopoldo e la festa di carnevale.