“Quando il giorno sorgerà, perché sorgerà, l'anima della Francia si volgerà con comprensione e con gentilezza agli uomini e alle donne francesi, ovunque siano, che nell'ora più nera non disperarono nella repubblica”. Il discorso pronunciato dal premier britannico Winston Churchill il 14 luglio 1940, quando la flotta inglese attaccò le forze della Francia occupata, rimane uno dei più memorabili della Seconda Guerra Mondiale, e proprio da esso Timur Bekmambetov e Chris Gorak hanno tratto il titolo del loro film, “The Darkest Hour”, tradotto sommariamente in italiano con “L'ora nera”.
Un bellissimo titolo che purtroppo avrebbe potuto essere utilizzato in occasioni migliori. Tagliamo la testa al toro: “L'ora nera” è un brutto film. Ma di quelli che vanno visti, magari in compagnia dei vostri migliori amici e di porzioni extra di pop-corn e birra. Esatto, è “so bad it's good”. Per tante ragioni, ma in primis per via di una sceneggiatura che rasenta l'imbarazzo e poi lo abbraccia senza remore. Quando un informatico americano un po' cretino (Emile Hirsch in versione “mi pago il mutuo”), giunto a Mosca per vendere il suo software e passare una serata a base di coca e prostitute diventa improvvisamente un esperto scienziato (“Ma certo, gli alieni sentono le nostre cariche termoelettriche, come gli squali!”) e il carismatico leader della resistenza umana contro gli invasori, sapete di avere per le mani qualcosa di speciale. E, se visto nelle giuste circostanze, “L'ora nera” vi farà ridere di gusto delle improbabili svolte di sceneggiatura, dei comportamenti incoerenti dei personaggi e dei già citati dialoghi che sembrano scritti da un dodicenne in fissa con la fantascienza apocalittica. E che sono invece opera di Jon Spaihts, lo stesso sceneggiatore di “Prometheus” di Ridley Scott. Fortuna che è stato riscritto da Damon Lindelof...
Purtroppo, visto in qualsiasi altro modo, “L'ora nera” si rivela per quello che è: un film scritto in fretta, recitato male (e doppiato forse peggio), diretto con piatta professionalità da Chris Gorak e presentato in un 3D ben fatto, ma francamente inutile. Insomma, il minimo comune denominatore, la ricetta più facile e veloce per sfornare un film da dare in pasto al pubblico senza pensarci due volte. Peccato, perché l'idea degli alieni di energia e lo sfondo di una città come Mosca promettevano grandi cose. Invece, la capitale russa viene ridotta a semplice cartolina turistica e, nonostante il film sia prodotto da un russo, gli stereotipi sugli ex-avversari degli americani abbondano. A un certo punto, Hirsch afferma di sapere della Russia solo quello che ha imparato da “Rocky IV”. Il sospetto è che questa sia la battuta più sincera di tutto il film.
“L'ora nera”, in uscita il 20 gennaio, è distribuito in Italia da 20th Century Fox. Per saperne di più, guardate il trailer e leggete la nostra intervista con Emile Hirsch.
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L'ora nera - La nostra recensione
Un survival thriller fantascientifico così brutto da risultare godibile
18.01.2012 - Autore: Marco Triolo