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Emile Hirsch, Into the Alien Invasion

Il protagonista de L'ora nera ci racconta la sua esperienza russa, i viaggi con Sean Penn e l'amore per Penélope Cruz

Emile Hirsch

12.01.2012 - Autore: Pierpaolo Festa
“Vivo la celebrità, non la evito. Anzi la adoro. Perché cazzo non dovrebbe piacermi?”. Onesto, entusiasta ma anche bizzarro, così si presenta Emile Hirsch quando lo incontriamo. Se James Franco è noto per le sue narcolessie durante le interviste (chi scrive lo ha visto cadere in un sonno profondo ben due volte), Hirsch è l’esatto opposto: ha difficoltà a trovare le parole, ma una volta che lo fa, nessuno può più frenarlo.

Il protagonista di “Into the Wild” diventa l’eroe de “L’ora nera”, nuova pellicola apocalittica prodotta da Timur Bekmambetov . Il suo ruolo è quello di un turista americano che arriva a Mosca nel giorno sbagliato, quello dell’invasione aliena. Hollywood si apre una volta e per tutte alla Russia, catturando il fascino della sua capitale “una città che sembra, in un certo senso, come il vecchio west – ci racconta Hirsch – c’è sempre la sensazione che tutto possa accadere da un momento all’altro”.

Intervista a Emile Hirsch, l'attore in L'ora nera

L’Empire State Building e la Casa Bianca cedono il posto all’affascinante Piazza Rossa, desolata e attaccata da extraterrestri invisibili in grado di conquistare l’intero pianeta in una manciata di minuti. Toccherà a Hirsch trovare una via di fuga per salvare la pelle: “Quando ho deciso che avrei interpretato il film, pensavo che sarebbe stata una bellissima avventura a Mosca ed ero emozionatissimo. Improvvisamente mi sono ritrovato sul set estivo alle prese con la più grande ondata di caldo nella storia della Russia. Io e gli altri attori correvamo davanti la macchina da presa ed eravamo sfiniti. E con il passare dei giorni la situazione è peggiorata: il caldo era così forte che vedevo alcuni insetti bruciare per autocombustione! Siamo stati costretti a interrompere le riprese per un mese, dal momento che il fumo aveva riempito la città”.

Ondata di caldo a parte, Mosca con i suoi undici milioni di abitanti, deve essere proprio una città dai ritmi pazzeschi…
Pazzesca lo è davvero. Vogliamo parlare del traffico? Finivamo di girare e restavamo intrappolati tra le code di macchine per almeno un’ora e mezza. Penso che sia dovuto alla struttura della città e a tutti gli anelli che creano le code di macchine. Per il resto, ho cercato di non ficcarmi troppo nei guai: avevo un film da finire, no? È stata comunque un’esperienza bellissima e mi sono trovato perfettamente a mio agio con gli attori russi, che sono fantastici.

Intervista a Emile Hirsch, l'attore insieme a Max Minghella e al regista Chris Gorak sul set de L'ora nera

Avevi già fatto il pieno di effetti speciali con “Speed Racer”, è stata la stessa cosa per “L’ora nera”?
No. La tecnologia usata per il film di Chris Gorak non richiedeva sforzi mentali. Giravamo comunque in esterni, quindi ero sempre nelle strade di Mosca. Con i Wachowski, invece, ho lavorato solo su fondali verdi e dovevo sempre fare finta di avere tutto un mondo davanti ai miei occhi. Era più difficile ovviamente.

Sono passati due anni dall’ultima volta che ti abbiamo visto sullo schermo…

Dopo “Motel Woodstock” ho deciso di prendermi una pausa. Per anni ho lavorato ininterrottamente: ho cominciato da bambino perché adoro questo mestiere. Ricordo di aver letto un’intervista a Daniel Day-Lewis in cui sosteneva che le pause dal lavoro lo rendono più giovane. Stesso discorso per Heath Ledger, che amava staccare per un po’ e tornare con una doppia carica di energia. È stato bello sentire la mancanza del mestiere. Ho fatto film davvero difficili a livello tecnico, lavori che hanno preso tutta la mia energia,  non sono il tipo più forte del mondo, e sui set di “Into the Wild” e “Speed Racer” ero sfinito. Avevo bisogno di ricaricare le batterie.

Come hai passato questi due anni allora?
Sono andato in Africa con Oxfam e ho preso parte a un programma fatto apposta per gli attori. In pratica ti mandano in Congo e negli altri luoghi che hanno bisogno di aiuto, ti mostrano il loro programma operativo e quando torni ne parli alla stampa e dai una mano a raccogliere i fondi.

Intervista a Emile Hirsch, con Sean Penn nel 2007 a Roma

Quindi hai fatto un po’ come Christopher McCandless in "Into the Wild"?

Be’, la recitazione mi ha dato la forza di andare in giro per Oxfam. Sono grato a Sean Penn per quel film: gli ci sono voluti dodici anni per realizzarlo, quindi sono felice che il progetto ci abbia messo tanto a decollare… sarebbe stato difficile avere il ruolo a nove anni. Però l’esperienza con Oxfam è stata diversa, ricordo che quando mi preparavo a “Into the Wild” vivevo una vita da monaco. Me lo ero imposto. Stavo a casa, non bevevo, non uscivo. La mia idea di un’uscita la sera era stare seduto sul portico a leggere "Walden, ovvero la vita nei boschi".  

Ti vedi ancora con Sean Penn?

Sean ha creato questa cosa chiamata J/P HRO: lavora ad Haiti e ha un campo che controlla e gestisce, in cui è in grado di accogliere cinquantacinquemila persone. Mi ha invitato nell’aprile 2010, ho passato con lui un paio di settimane. Ho dato una mano a scaricare merci e cose del genere. Mi sono fatto un po’ di muscoli anche.

E recentemente hai lavorato con Castellitto…
Abbiamo girato “Venuto al mondo” con Sergio in Croazia, a Sarajevo e poi a Roma. Amo il libro di Margaret Mazzantini e non vedevo l’ora di lavorare con Penélope Cruz, che è bellissima. Certo, so che con lei c’è sempre Javier Bardem, che è un grande. E poi chi farebbe mai pensieri impuri sulla moglie del tizio di “Non è un paese per vecchi”?

Intervista a Emile Hirsch, con Sergio Castellitto e Penélope Cruz al Festival di Roma

Ti vedremo presto in altri film. Hai lavorato con Penn, hai lavorato con Friedkin nell’ottimo “Killer Joe”. Con chi ti piacerebbe lavorare ancora?
Con Fincher e Paul Thomas Anderson. E vi dico: pur di lavorare con Terrence Malick, bacerei la terra dove cammina. Amo "The Tree of Life", avrei voluto vedere la versione estesa.

Quindi diciamo pure che i tuoi film preferiti sono “The Tree of Life”… e la “Twilight Saga”...
(Hirsch ci guarda con occhi spalancati e poi riflettendo dice)... Kristen è una mia amica, abbiamo lavorato insieme in “Into the Wild”. Posso dire che il primo film della saga è sicuramente il migliore, non lasciate che vi ingannino sostenendo altro.

L’ora nera”, in uscita il 20 gennaio, è distribuito dalla 20th Century Fox.

Per saperne di più

Il trailer del film
Le recensioni americane