NOTIZIE

La guerra dei mondi

Dalla novella di H.G. Welles, la crudele invasione aliena vista attraverso gli occhi di una famiglia americana che combatte per la sopravvivenza

WAR OF THE WORLDS

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano
Questa volta gli extraterrestri di Spielberg non sono buoni e non vengono in pace. Non cercano di conoscerci, ma ci succhiano via. Lasciati sotto il suolo terrestre per molti secoli sono pronti ad attaccare. Attraverso dei segnali congiunti questi enormi tripodi, comandati dall’interno da alieni che assomigliano più ai mostri di alien che non a dei veri extraterrestri, attaccano e distruggono ogni forma di vita attraverso un laser micidiale.

Ray Ferrier (Tom Cruise) è un lavoratore mezzo fallito, lasciato dalla moglie, vive trasandato con un sorrisetto da stupidotto. E proprio nel weekend dell’attacco degli alieni, l’ex-moglie (Miranda Otto) gli lascia in custodia i suoi due figli: Rachel (la bravissima Dakota Fanning) e Robbie (Justin Chatwin). Tra i tre non c’è un gran feeling, ma c’è tempo per recuperarlo.

Dopo che una cittadina del New Jersey cade in frantumi insieme alla sua chiesa principale, Ray capisce per primo che è il momento di scappare. Prende i due ragazzi, ruba una macchina ad un suo amico meccanico e fugge verso Boston per riportare i figli alla mamma. E’ l’inizio dell’apocalisse. Gli alieni sono spietati: ci disintegrano, ci succhiano il sangue, ci sputano per terra: l’unico sentimento che si genera è la paura o meglio la follia generale. Il momento più bello del film è quando la famiglia Ferrier, l’unica a possedere una macchina, si imbatte in una cittadina in movimento e ne esce una scena da film horror, con gli uomini che assomigliano a degli zombi pronti a spararsi pur di avere la macchina.  A piedi e pieni di rancori personali Ray, Rachel e Robbie provano a salire su un ferry boat, ma i tripodi arrivano anche in mare e distruggono tutto.  La famiglia Ferrier è fortunata e riesce ancora una volta a salvarsi finché il giovane Robbie spinto da un senso eroico di patriottismo non si lancia con l’esercito all’attacco degli alieni. Ray e Rachel vengono salvati da un personaggio inquietante (Tim Robbins) che si definisce uno della resistenza. Dopo aver visto gli alieni annusare le foto degli umani e giocare con delle biciclette, Ray capisce che non può aspettare oltre e deve scappare di nuovo...

Qui ci fermiamo. Non vogliamo rivelare altro. Certo i conti non tornano. E non è da Spielberg lasciare in un film tanto atteso, un mare di imprecisioni di sceneggiatura e di regia. Una su tutte: un uomo riesce a registrare con la sua handycam, anche se con lo sbarco alieno ogni forma meccanica ed elettrica si era bloccata in tutto il mondo, dalle macchine ai cellulari, fino agli orologi da polso.

Spielberg aveva in testa e voleva fare un film crudele e cattivo, tinto di sangue, paura e orrore. C’è riuscito a metà fino a che il senso eroico americano e l’inevitabile happy end non hanno preso il sopravvento.