
Friedkin lavora sul play originale, riempiendolo di carne e sangue, quasi sentissimo la puzza dei protagonisti, quella della loro anima dannata. Il Texas del regista non è poi così diverso dall’inferno, un posto in cui non ci si pensa due volte a fare uccidere la madre per riscuotere la sua assicurazione sulla vita. Una schiera di personaggi eccellenti e disgustosi prende vita davanti ai nostri occhi, in mezzo a loro arriva un sicario che alla luce del giorno indossa il distintivo e porta con sé le manette. Sfruttando location rancide e orchestrando momenti bizzarri che strizzano l’occhio al buon Lynch d’annata (quello di Velluto blu), Friedkin porta a casa un trionfo, offrendo a Matthew McConaughey la possibilità di rilanciare la sua carriera in direzioni ancora inesplorate e molto lontane da quelle commedie che gli richiedono soltanto di mettersi a petto nudo. L’attore interpreta il ruolo di Joe con la stessa intensità di Cruise in Collateral, e la sua performance è supportata da un cast impeccabile.

Non poi così lontano da Soldi sporchi di Sam Raimi – per la crudeltà verso la quale “persone normali” possono aspirare – Killer Joe fa dello humour nero la sua arma segreta. Non si tratta di risate estreme come quelle che potremmo farci con U-Turn, ma di qualcosa di più sostanzioso, capace di lasciare il marchio: quando non c’è più traccia di speranza, quando tutto è più nero che non si può, cosa altro si può fare se non lasciarsi andare a una risata di disperazione?
Killer Joe, in uscita l'11 ottobre, è distribuito da Bolero Film.
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