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I 20 anni di Scream: storia della saga che cambiò il cinema horror

Nel 1996, Wes Craven e Kevin Williamson rivoluzionarono il cinema di paura con il loro slasher meta-cinematografico. Ripercorriamo alti e bassi della saga

Scream

17.12.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Una chiamata nel cuore della notte. Un breve flirt. E poi il terrore che si insinua in una villetta nella cittadina di Woodsboro. L'inizio di Scream ha fatto scuola nel genere horror e Wes Craven, ancora una volta, diede il via a un franchise redditizio dopo aver dato i natali a Freddy Krueger più di dieci anni prima. Ma soprattutto, chi c'era ricorda l'impatto della morte improvvisa di Drew Barrymore, che all'epoca era ancora “la bambina di E.T.” e che, da poco, era uscita da un lungo periodo di autodistruzione per riemergere come star del cinema. Quello per lei fu un po' il ruolo del ritorno e, anche se breve, lasciò decisamente il segno.

 
Scream iniziava così, prendendo a calci e pugni le aspettative dello spettatore medio. Era il 20 dicembre 1996 quando il film uscì al cinema in USA, anche se gli italiani dovettero aspettare un altro anno circa per vederlo: da noi, infatti, il film fu distribuito l'11 settembre 1997. All'epoca cose come le uscite day-and-date erano ancora di là da venire. Ma poco importa: quel che conta è che Scream compie vent'anni e, nonostante ciò, il nome di questa saga è ancora presente nell'universo degli amanti dell'orrore sotto forma di una serie televisiva distribuita da Netflix. Tanto per dare un'idea dell'influenza che l'originale ha avuto.
 
Oggi pare scontato che in un horror si strizzi l'occhiolino allo spettatore citando a destra e a manca i cliché del genere. Film come Final Girls, The Town That Dreaded Sundown e, a tutt'altro livello, L'alba dei morti dementi hanno fatto del gioco meta-cinematografico una forma di stile. Ma nel 1996, lo sceneggiatore Kevin Williamson ebbe un'idea rivoluzionaria. Pulp Fiction era uscito da un paio d'anni e l'epoca del post-modernismo cinematografico (“pulp”, come viene spesso definito proprio per il film di Tarantino) era all'alba. Scream entrò di prepotenza in questa corrente che sbatteva in primo piano le citazioni, che faceva della competenza dell'autore in un determinato genere un motivo di vanto e un selling point per trascinare il pubblico in sala. Perché in Scream la struttura “whodunit”, ovvero da giallo classico in cui bisogna scoprire il colpevole di una serie di delitti, conta meno dei continui rimandi (tra cui il recupero di Henry "Fonzie" Winkler nel ruolo del preside e il cameo di Craven con indosso il maglione di Freddy), dell'enumerazione delle regole da rispettare se si vuole sopravvivere nel genere slasher (stabilite da film come Halloween e Venerdì 13). Regole che vengono inevitabilmente infrante una per una – tra chi fa sesso, chi beve o si fa di droghe e chi pronuncia frasi fatidiche come “Torno subito” –  e portano alla morte atroce di una sfilza di teenager. L'altra idea geniale e spiazzante fu quella di sdoppiare l'assassino in due: una trovata che rendeva la scoperta dell'identità del killer impossibile, almeno per i pubblici meno smaliziati di fine anni '90.

 
Il gioco continuò nei sequel. Scream 2 (1997) riflette sulla struttura dei seguiti, con il body count maggiorato e i delitti molto più elaborati, e introduce anche un elemento meta molto più marcato: il film nel film Stab, ispirato ai delitti di Woodsboro. Williamson e Craven riuscirono in qualche modo a rendere abbastanza interessante anche questo capitolo, ma freschezza e novità erano già state sepolte dalla necessità di fare le cose più in grande: la conseguenza principale fu che il gioco divenne eccessivo e il film è invecchiato molto peggio dell'originale. Da qui in poi, purtroppo, la qualità è andata in calando: Scream 3 (2000), sempre diretto da Craven, perse addirittura Williamson e fu scritto da Ehren Kruger (The Ring, Transformers: La vendetta del caduto). Un ripiego a cui mancava ovviamente la lucidità del creatore, oltre a un tema nuovo che non fosse il solito film nel film (Stab 3!). Williamson sarebbe tornato a mettere la parola fine alla saga parecchi anni dopo, nel 2011. Scream 4 fu anche l'ultimo film di Wes Craven, morto nel 2015. E venne accolto in maniera decisamente più positiva del terzo capitolo, affiancando ai protagonisti storici (Neve Cambpell, David Arquette e Courteney Cox) una nuova generazione di vittime e carnefici. Una chiusura dignitosa per la serie e la carriera altalenante di Wes Craven.
 
Oggi il “brand” è passato alla TV, e presto vedremo la terza stagione di Scream: The TV Series. Ma scusateci se, per una volta, facciamo i nostalgici e torniamo a quel primo, indimenticabile, inimitabile capitolo che svezzò molti amanti dell'horror e cambiò per sempre i connotati al genere, nel bene e nel male. Film così ne escono col contagocce.