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Fallimenti da Marte

Con oltre 200 milioni di dollari di perdite previsti, "John Carter" rischia di diventare uno dei più grandi flop della storia di Hollywood

John Carter - Lynn Collins

20.03.2012 - Autore: Nexta
"John Carter" è uscito nelle sale di tutto il mondo tra il 7 e il 9 marzo scorso, ma è già considerato un flop di proporzioni galattiche. Tanto che la Walt Disney Co., che lo ha prodotto, ha preso le distanze, dichiarando di aspettarsi una perdita di 200 milioni di dollari che peserà sul primo trimestre. Una cifra che rientra tra le più grandi perdite economiche di Hollywood.
La pellicola è stata diretta da uno degli uomini d'oro della Pixar, Andrew Stanton, già regista di "Alla ricerca di Nemo" e di Wall-E" per cui ha vinto l'Oscar per il miglior film d'animazione. Tuttavia la sua firma non è stata sufficiente: il film in 3D pieno di effetti speciali, che racconta la storia di un veterano della Guerra civile trapiantato su Marte, erà già indirizzato verso il pianeta dell'inchiostro rosso, secondo l'analista Doug Creutz della compagnia finanziaria Cowen & Co. Ma nella sua stima, si aspettava una svalutazione di circa la metà della sua reale dimensione.

La Disney in una nota afferma che "John Carter" ha portato a circa 184 milioni di dollari in biglietti venduti finora in tutto il mondo, ma il ricavo va diviso a metà con i proprietari dei cinema. Il budget di produzione del film è stimato sui 250 milioni di dollari con circa 100 milioni in più spesi in marketing. Le perdite di "John Carter" porterà la Disney a perdere tra gli 80 e i 120 milioni di dollari sul trimestre. Gli utili dati da altri film e dvd homevideo in uscita saranno spazzati via. La pellicola è basata su una serie di libri scritti in oltre 50 anni da Edgar Rice Burroughs, a partire dal romanzo del 1912 "Sotto le lune di Marte" per finire con "John Carter di Marte" pubblicato postumo nel 1964. Ci sarebbe materiale in abbondanza per sequel e prequel, ma sembra altamente improbabile che venga mai sfruttato.

Il film ha ricevuto delle recensioni medie: il sito di critica Rotten Tomatoes lo ha valutato con un mediocre 51% al Tomatometer, mentre la critica cinematografico di Associated Press, Christy Lemire, lo ha definito "massicciamente confuso" e "mortalmente noioso". La cattiva accoglienza è stata uno shock, considerato il background professionale e i successi precedenti di Stanton.
David Joyce, analista della compagnia di trading Miller Tabak, ha ammesso che la perdita è più del doppio di quanto avessero valutato nella proiezione di studio. La pesante spesa di produzione e commercializzazione è la causa per cui la compagnia di Burbank stia pubblicamente incassando la perdita prima di quanto avrebbe fatto per un film di piccolo budget. "È bene che la Disney dia aria alla biancheria sporca ora" ha affermato Joyce.

Il flop, riferisce l'analista, rientra tra i più grandi disastri nella storia del botteghino, benché sia difficile classificarlo con precisione a causa dell'inflazione e della divulgazione incompleta delle cifre. "Milo su Marte" il lungometraggio Disney in computer grafica reale in modo inquietante del'anno scorso, è costato 150 milioni ma ha venduto solo 40 milioni di dollari in biglietti in tutto il mondo. "Superauto Mach 5" del 2008, della Warner Bros, è costato sui 120 milioni di dollari, incassandone circa 94. "Ishtar" prodotto dalla Columbia Pictures e uscito nel 1987, era costato 40 milioni incassandone 14 negli Stati Uniti.
Non è chiaro quanto servirebbe effettivamente alla Disney per raggiungere il break even, ma si stima che gli introiti mondiali per pareggiare debbano essere intorno ai 600 milioni di dollari. Una cifra raggiunta da poche decine di pellicole nella storia del cinema. La Disney spera di superare la battuta d'arresto con le prossime uscite a grande budget di quest'anno, tra cui "The Avengers" dalla sua controllata Marvel a maggio, e "Brave", il prossimo film animato Pixar che uscirà nelle sale a giugno. Tuttavia la debacle non lascia in ginocchio il gigante Disney, che ottiene la maggior parte dei propri profitti dal canali pay tv.

(LaPresse)

Per saperne di più:

leggi qui la nostra intervista ad Andrew Stanton e quella a Taylor Kitsch, oltre alla recensione del film