
Berlino: Assalto alla Diaz!
Vicari sceglie la strada già battuta da Orson Welles in “Quarto potere”, ovvero quella di rinarrare diverse volte la stessa vicenda, osservandola dai vari punti di vista dei testimoni alla mattanza della scuola Diaz. La pellicola si apre sul volo, al ralenti e in rewind, di una bottiglietta di vetro: la vediamo a pezzi, mentre si ricompone e torna nelle mani di chi l'ha lanciata, un no global. Capiamo subito le intenzioni di Vicari: rimettere insieme tutti i frammenti di una lunga e violenta notte per darci un quadro chiaro di cosa successe nei corridoi della Diaz.
E Vicari ci riesce alla perfezione: sfruttando alla meglio tutto il repertorio del linguaggio cinematografico (dai dolly alla camera a spalla) e mescolando fiction e materiale di repertorio, il regista mette in scena un film potente e brutale, sanguinario ma anche in grado di far riflettere a suon di pugni nello stomaco. Ogni colpo inferto si sente, ed è un colpo scagliato contro la democrazia del nostro paese. Pur introducendo una schiera di personaggi a tutto tondo – compreso un poliziotto onesto (Claudio Santamaria) e dei black bloc per nulla “mostruosi”, tanto per non demonizzare nessuna delle parti – Vicari non esita a puntare il dito contro le forze dell'ordine, composte da ragazzotti violenti che hanno solo voglia di menare le mani, e i politici, intenzionati a fare della Diaz un capro espiatorio per scoraggiare ogni futura protesta.

Berlino: Diaz tra i migliori di Panorama.
Non mancano piccoli difetti, come certe scene di violenza un po' gratuite e alcuni dialoghi legnosi. Ma si tratta di dettagli, e nel complesso il film regge e fa il suo sporco lavoro. Anche se la cosa che fa più paura è scoprire che, di tutti i poliziotti condannati per abuso di ufficio, nessuno è stato finora sospeso dal servizio.
“Diaz”, in uscita il 13 aprile, è distribuito nei cinema da Fandango. Per saperne di più, guardate il trailer.