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Chernobyl Diaries - La nostra recensione

Tra "Hostel", "The Blair Witch Project" e "The Descent", un horror scontato che non fa paura

Chernobyl Diaries - La mutazione

21.06.2012 - Autore: Marco Triolo
Leggete la nostra intervista al produttore di “Chernobyl Diaries”, Oren Peli.

L'evoluzione dei moderni effetti speciali in CGI ha più spesso danneggiato che favorito il genere horror, perché l'orrore suggerito fa più paura di quello mostrato. Ben vengano, dunque, produttori come Oren Peli che credono ancora nei B-movie. Anche se lavorare su un budget stringato è un dato necessario, non sufficiente per la realizzazione di un buon horror. E purtroppo questo è il limite di “Chernobyl Diaries – La mutazione”.

Chernobyl Diaries la mutazione recensione Oren Peli - I protagonisti

Il film segue il solito gruppo di giovinastri americani un po' allocchi, in viaggio in Europa. I titoli di testa si aprono con un montaggio di riprese effettuate con la videocamera a mano – una frecciatina al genere found footage che Oren Peli ha contribuito a lanciare con “Paranormal Activity” – nelle più famose località europee: Parigi, Londra, Roma, Venezia. Il gruppo decide infine di visitare la città fantasma di Prypiat, vicino all'impianto nucleare di Chernobyl. Ma qualcosa o qualcuno ancora si aggira in quell'inferno radioattivo, e li braccherà uno per uno...

Chernobyl Diaries” tenta di fondere la struttura del found footage con il linguaggio del cinema tradizionale. Ovvero: tutto è raccontato e ripreso da terzi – il narratore onniscente – ma la scansione degli eventi, il modo in cui sono scritti i personaggi e la minaccia che non si rivela mai pienamente sono trovate provenienti dagli horror “fatti in casa” di ultima generazione. Il problema è proprio questo, però: i migliori esempi di found footage, come il già citato “Paranormal Activity”, funzionano perché scatenano la totale identificazione dello spettatore ed evocano paure primarie, anche se poi di fatto non viene mostrato granché. Qui invece siamo all'interno di un horror tradizionale, che si palesa come finzione e non può quindi contare sull'immedesimazione diretta. Morale: se la sceneggiatura non fornisce spunti degni di nota e la regia langue piatta sullo sfondo, più che di terrore si rischia di morire di noia.

Chernobyl Diaries la mutazione recensione Oren Peli - Una scena del film

Non aiuta una sceneggiatura estremamente stereotipata, popolata di personaggi tagliati con l'accetta che prendono sempre le decisioni più stupide. Il modus operandi è più o meno questo: “Avete sentito quel rumore? Che cos'era?”. “Andiamo a vedere” – e giù per l'ennesimo minaccioso corridoio buio. Tra “Hostel”, “The Blair Witch Project” e “The Descent”, “Chernobyl Diaries” è un horror che non dice nulla di nuovo, ma, soprattutto, che non fa paura. Alla prossima, Mr. Peli.

Chernobyl Diaries” è distribuito in Italia da M2 Pictures. Qui potete vederne il trailer e qui una clip esclusiva.