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Cento anni dalla nascita di Luigi Comencini, 5 film da non perdere e l'omaggio di Sky

Un anniversario importante per una figura fondamentale del nostro cinema, che ricordiamo suggerendovi alcuni titoli 'must'

08.06.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
"Amava molto i personaggi fragili, i personaggi schiacciati dalla società, quelli più deboli come i bambini, del resto. E li seguiva e li accompagnava con grande commozione e partecipazione perché era sempre dalla parte degli antieroi": così la figlia Francesca ricordava il padre, Luigi Comencini, morto a Roma il 6 aprile del 2007 all'età di 90 anni. E del quale proprio oggi ricorre il centesimo anniversario della nascita, avvenuta a Salò, l'8 giugno 1916.

Uno dei padri conclamati della Commedia all'Italiana, forse il primo in assoluto, e del cosiddetto Neorealismo Rosa, nella sua carriera lavorò con De Sica, Totò, Sordi, Gassman, Manfredi, Mastroianni, Tognazzi, Salerno, Lollobrigida, Volonté, Koscina, Cardinale e Mangano. In molti lo definiscono "regista di bambini" per l'attenzione prestata da sempre ai giovanissimi protagonisti dei suoi film, dal primo documentaristico Bambini in città del 1946 (con cui vinse il Nastro d'argento) all'ultimo film diretto, il remake del 1991 del Marcellino pane e vino del 1955 di Ladislao Vajda.



Da Proibito rubare (1948) e La finestra sul Luna Park (1957), fino al Cuore per la tv del 1986 Comencini fu un vero campione di un cinema popolare più ironico e affettuoso, dopo le durezze del neorealismo. Una dolcezza che si ritrova in molti dei suoi successi, senza per questo esaurire la varietà delle storie raccontate, spesso graffianti quanto drammatiche. Fu di fatto un vero e proprio intellettuale di altri tempi, poliedrico e colto, laureato e scrittore (sin dal 1938 con Alberto Lattuada per la rivista Corrente fondata da Ernesto Treccani), critico e recensore (per L'Avanti e Il Tempo), che si adoperò in prima persona per dar vita alla Cineteca Italiana di Milano, primo archivio nazionale.

"Non è che i bambini mi piacciano in modo speciale - spiegò in anni recenti. - È che sono una specie a parte, generalmente indifesa e oppressa dagli adulti. Attraverso i loro occhi il mondo si vede meglio e nelle loro rabbie, gioie, anche egoismi, trovo spesso molta più schiettezza che negli adulti". Oggi dell'autodefinitosi "buon artigiano" ("e non è detto che il mio cinema non raggiunga per questo l'artisticità del risultato", come aggiungeva di seguito) ci restano tanti film e qualche capolavoro. In molti casi, pietre miliari del nostro cinema e tappe interessanti per vari motivi, come il Cercasi Gesù del 1982 (Nastro d'argento per il miglior soggetto originale) con Beppe Grillo o Le avventure di Pinocchio che nel 1972 radunarono davanti alla televisione l'intero Paese.

Di seguito abbiamo voluto scegliere cinque titoli dalla sua vasta filmografia, difficilmente condensabile o riducibile a quei pochi film. Sarebbe un peccato d'altronde saltare in blocco gli anni sessanta di A cavallo della tigre (1961), Il commissario (1962), La ragazza di Bube (1963) e Il compagno Don Camillo (1965) con cui si chiude la saga di Guareschi. O i settanta di Mio Dio, come sono caduta in basso! (1974), l'elegante La donna della domenica (1975), Signore e signori, buonanotte (1976), Il gatto (1977) e gli episodi di Basta che non si sappia in giro (1976) e Quelle strane occasioni (1976), l'indimenticabile "L'ascensore" con Stefania Sandrelli a tentare il monsignor Ascanio La Costa di Alberto Sordi.

Un ragazzo di Calabria (1987) - preferito all'altro importante film del decennio successivo (Voltati Eugenio, del 1980) - sarà anche tra i film scelti da Sky Cinema Classics per il ricordo previsto dal palinsesto di oggi per l'occasione, insieme a Il compagno Don Camillo in preserale e in seconda serata L’ingorgo, giornata di ordinaria follia sulla Tangenziale di Roma in compagnia di Alberto Sordi. Un altro film importante, del quale parleremo… Ma dopo aver dato il giusto rilievo al film cui tutti penseremmo per primo:



Pane amore e fantasia (1953)
Seguito naturalmente dal successivo Pane, amore e gelosia l'anno dopo 1954, il film Orso d'Argendo al Festival di Berlino di quell'anno è considerato l'iniziatore della Commedia all'Italiana intesa come genere. Un titolo che non sembra poter esser messo in discussione. Come la bellezza del film e l'iconicità delle scene interpretate da Vittorio De Sica, Marisa Merlini e Gina Lollobrigida.

Incompreso (1967)
Un decennio importante per Comencini questo, anni importanti per tutto il mondo. Acquista quindi un valore particolare il David di Donatello per il Miglior Regista che questo film valse al nostro dopo esser stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1967. Tratto dal romanzo omonimo di Florence Montgomery, il dramma familiare ebbe ben due tentativi di imitazione - banalmente, remake - nel 1984 (Incompreso - L'ultimo sole d'estate) e nel 2002 (con lomonimo film per la televisione in due puntate diretto da Enrico Oldoini).

Tutti a casa (1960)
Esempio perfetto della sua commedia graffiante di cui si parlava, il film sceneggiato insieme a Marcello Fondato, Age & Scarpelli è considerato tra le migliori prove sue e dell'intera produzione nazionale del dopoguerr. Due David di Donatello ad Alberto Sordi e al produttore Dino De Laurentiis (e il premio della giuria del Festival di Mosca) hanno fatto di diritto, del lungo viaggio dei protagonisti, uno dei "100 film italiani da salvare".

Lo scopone scientifico (1972)
C'è ancora Alberto Sordi a distanza di oltre dieci anni in uno dei film più rappresentativi e amati della filmografia di Comencini. I duetti tra Peppino lo stracciarolo (Sordi) e la moglie Antonia (Silvana Mangano) con una incredibile e sorprendente Bette Davis hanno il sapore della beffa, in una tragicommedia che fece indispettire la grande attrice americana, soprattutto per il rifiuto di Sordi (da lei soprannominato "Sordid") di parlare in inglese con lei nonostante conoscesse la lingua.

L'ingorgo (1978)
Indimenticabile, per durezza ed emblematicità, il film - con il titolo L'ingorgo - Una storia impossibile o Black out in autostrada - fu presentato in concorso al Festival di Cannes 1979. Ma la sua ombra continua a stendersi sulla Storia del nostro Cinema grazie anche al cast di grandi attori che raccoglieva: da Alberto Sordi a Ugo Tognazzi, da Marcello Mastroianni a Stefania Sandrelli, da Fernando Rey a Annie Girardot e Gerard Depardieu. Figure distorte e ambigue dell'affresco tratto - liberamente - dal racconto di Julio Cortázar L'autoroute du Sud, del 1966.