Interstellar

Interstellar

In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l'agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un "wormhole" per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granturco È l'unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell'umanitÀ.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Interstellar
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
169 min.
USCITA CINEMA
06/11/2014
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2014
"Pianeta Nolan". Una dicitura che garantisce uno spettacolo grande alimentato da una ambizione enorme. Quella di un regista che trasforma in “pop” qualsiasi lungometraggio realizzi. CosÌ stanno le cose: si parlerÀ a lungo di “quella volta che abbiamo visto Interstellar al cinema”, anche se il Pianeta Nolan non È un posto perfetto dove vengono fabbricati una serie infinita di capolavori. Piuttosto È un motore instancabile di kolossal in grado di riportare le masse in sala verso lo Spettacolo con la S maiuscola. È altrettanto importante sottolineare come il regista mantenga sempre quella qualitÀ che caratterizza il suo cinema: essere un prestigiatore, a costo di nascondere la veritÀ al suo pubblico. 
 
PerchÉ Interstellar vola alto, e lo fa anche ignorando il carico narrativo che perde con il procedere della storia. Centosessantanove minuti si fanno sentire, specialmente con un secondo atto che si sviluppa su percorsi poco originali e riduttivi in confronto alla magnifica esecuzione del primo. Quei primi, bellissimi, quarantacinque minuti in cui ci viene presentato non un futuro, piuttosto IL futuro, molto prossimo, nero, cupo e spaventosamente credibile. A portarci in quel posto da incubo ci pensano gli attori guidati da un Matthew McConaughey, la cui presenza nei panni inediti del papÀ avventuriero in pieno dilemma morale È una delle scommesse vinte del film. 
 
Il team Nolan (il film È stato sceneggiato dal regista insieme al fratello Jonathan) sceglie due piste narrative: la salvezza dell'umanitÀ che non puÒ piÙ permettersi di stare sulla Terra e il rapporto padre-figlia separati improvvisamente, ma sintonizzati su una promessa di ritorno. FinchÉ i realizzatori trattano entrambe le cose in maniera separata, il meccanismo del grande spettacolo emotivo scorre senza problemi. Quando nel terzo atto le due cose vengono unite, succede che il regista perde il controllo. Un po' come un aereo con il motore in avaria, Nolan continua a tirare dritto verso il finale all'orizzonte. Una manovra disperata in cui sacrifica ogni linearitÀ razionale costruita con grande sforzo all'inizio del film e adesso quasi schiacciata dal peso della sua ambizione colossale. 
 
Lo spettro spielberghiano da cui questo film nasce (doveva inizialmente dirigerlo l'indaffaratissimo Steven) viene freddato dal tocco di un regista che porta l'intera vicenda un passo piÙ vicino verso questa nostra cupa realtÀ a discapito delle emozioni secerniate con parsimonia. Un regista discontinuo nei ritmi. A volte lento e dal grande respiro e improvvisamente troppo veloce (si veda il terzo atto rapido e confuso), come se volesse affrettarsi a chiudere il film laddove non avrebbe dovuto. L'emorragia narrativa causa un buco nella credibilitÀ delle teorie scientifiche enunciate durante l'intero film e negli snodi del plot.

Le immagini vincono perÒ su tutto. Un meraviglioso linguaggio visivo, come nella sequenza delwormhole (il buco nero trattato come un vero e proprio protagonista). L'intera scena È magnifica. E non È l'unico spettacolo visivo memorabile all'interno di un film la cui grandezza riesce quasi a oscurarne i tanti difetti.

di Pierpaolo Festa