Green Book

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Green Book

Nel 1962, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Tony Lip deve a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decide si seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaurerà una forte amicizia.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Green Book
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Eagle Pictures
DURATA
130 min.
USCITA CINEMA
31/01/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Mattia Pasquini

Probabilmente non vincerà gli Oscar giusti, forse non esistono nemmeno le categorie nelle quali sarebbe bello vederlo trionfare, ma Green Book è davvero una piccola perla che tutti dovrebbero vedere. E questo perché il film di Peter Farrelly (regista di Tutti pazzi per Mary e Amore a prima svista) - di nuovo senza il fratello venticinque anni dopo Scemo & più scemo - non è solo quel che si definisce un incredibile Crowd Pleaser. Senza nulla togliere al piacere del racconto, infatti, sono molti i livelli e i temi che si offrono allo spettatore, e che potranno sia raggiungere pubblici molto diversi tra loro sia avere qualcosa da insegnare a chi gli si approccia con troppe sicurezze.

Inutile dunque scomodare la Daisy del 1989 per questo Road Movie, ispirato alla storia vera di Tony Lip - padre dello sceneggiatore Nick Vallelonga - e alla sua amicizia con l'affettato pianista afroamericano in tour negli Stati Uniti negli anni sessanta. Una storia che ci mette un po' ad abbandonare il conflitto di classe o il confronto tra i rispettivi stereotipi del factotum italiano e del "mozart nero", ma che arriva a rovesciare l'immagine della cosiddetta "land of the free & home of the brave" che resiste da secoli, nonostante tutto.

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E a toccare il cuore. Forse in maniera prevedibile, nel suo excursus, ma non banale. D'altronde la destinazione finale del viaggio che intraprendono Viggo Mortensen e Mahershala Ali è ben chiara, sin dall'inizio, ma il loro addentrarsi nel profondo del Paese - dall'Indiana all'Alabama, e ritorno - rivela una sincerità che se non lo renderà un cult della Blaxploitation sicuramente farà sì che non passi inosservato. Per la leggerezza del tono, anche nei momenti più drammatici, e per la sincronia nei duetti tra i due splendidi protagonisti, oltre che per un numero incredibile di scene divertenti e battute riuscite

Una scoperta continua mascherata da conferma dei pregiudizi: del diverso, ovviamente, delle gioie del Comfort Food e della magia di Joe Penn, della bassezza umana e della sua capacità di amare… e di sé. "Il mondo è pieno di persone sole che hanno paura a fare il primo passo" è la frase che portiamo con noi, tra le tante, e che vi consigliamo di non perdervi. Soprattutto in un momento nel quale anche dalle nostre parti ci si divide troppo facilmente tra 'noi' e 'voi', e nel quale potrebbe avere del rivoluzionario accettare sé stessi e l'altro per quello che si è - e che si porta in dote - piuttosto che segnare rabbiosamente i punti di questo o quel contendente per decretarne una superiorità fittizia e falsamente consolatoria.