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The Walking Dead, il creatore Robert Kirkman si racconta: “A volte amo più i Negan dei Rick”

Abbiamo incontrato l'autore a Lucca Comics & Games, dove ha parlato del futuro di The Walking Dead e dei prossimi adattamenti dei suoi lavori

06.11.2018 - Autore: Marco Triolo
“Nel corso della mia carriera, ho capito che non sono il miglior giudice della qualità del mio lavoro. Il 99 percento delle volte penso sia pessimo. Penso, 'Oddio questa roba non è per niente buona. Stavolta mi scopriranno e non potrò più scrivere niente'”. Forse Robert Kirkman è il migliore truffatore al mondo, o forse tutti i suoi fan sono degli allocchi. Ma c'è una terza possibilità: che sia davvero uno dei più grandi scrittori di fumetti in attività. Ci piace pensare che questa sia l'opzione giusta. Altrimenti non si spiegherebbe come mai The Walking Dead sia passato dalle pagine disegnate da Charlie Adlard alla televisione, diventando la serie di maggior successo della TV via cavo americana e un fenomeno globale dall'impatto impressionante.
 
Abbiamo incontrato Kirkman a Lucca Comics & Games, dove si è discusso del futuro di The Walking Dead (sia della serie che del fumetto), dei prossimi adattamenti dei suoi lavori e di quanto sia coinvolto in essi. Ecco la nostra conversazione.



THE WALKING DEAD: TRE FILM SU RICK GRIMES IN ARRIVO.
 
La serie televisiva di The Walking Dead è una presenza ingombrante quando sviluppi le nuove trame del fumetto? C'è il rischio di farti influenzare da essa?
Direi di no. La serie cambia molte cose rispetto al fumetto, a volte perché gli autori non hanno a disposizione gli stessi personaggi, la giusta location o si rendono conto che qualcosa nel passaggio non avrebbe funzionato. Io sono comunque molto avanti nelle mie storie, è come se stessero facendo la cover di un album da me pubblicato cinque anni fa. Non mi può influenzare.
 
Qual è secondo te il ruolo dei fumetti nel mondo e come sta cambiando?
Una delle cose che riesce bene ai fumetti è introdurre nuove idee nella coscienza collettiva. Il fatto che un fumetto possa essere realizzato da una piccola squadra di autori, che non abbia bisogno di grandi budget come al cinema o in televisione e che abbia un aspetto visivo, a differenza dei romanzi, permette una forte sperimentazione. Ecco perché i fumetti sono all'avanguardia della cultura popolare, perché permettono di realizzare cose folli che non tenteresti mai negli altri media.
 
Il tuo nuovo fumetto, Oblivion Song, sembra già pronto per essere adattato al cinema o in TV. C'è la possibilità che questo accada?
La possibilità c'è sempre, ma non dico di più. Preferisco non annunciare mai nulla finché non è cosa fatta. Vedremo. Potrebbe darsi che annunceremo qualcosa il prossimo mese, come tra due anni.

 
The Walking Dead ha accusato una brusca caduta degli ascolti nelle ultime settimane. Che spiegazione ti sei dato?
È innegabile che meno gente guardi la serie oggi rispetto al passato. Ma molte delle serie classiche hanno raggiunto l'apice alla terza stagione e il fatto che noi lo abbiamo raggiunto alla settima è di per sé notevole. Il calo degli ascolti può essere spiegato con il cambiamento nel modo di fruire la televisione. I sistemi di rating monitorano l'audience dello stesso giorno più i seguenti tre, ma non è così che la gente guarda le serie ormai. Da questo punto di vista, tutte le serie stanno registrando ascolti più bassi. Ma questo è dovuto al fatto che le tecniche per misurare l'audience sono antiquate. Certamente l'audience è diminuito, ma non tanto come ci vogliono far credere. Essere una delle serie più popolari della TV via cavo ha come lato negativo il fatto che, ogni volta che starnutisci, scrivono articoli su di te. Gli articoli mi fanno morire perché partono dicendo “Caduta di ascolti per The Walking Dead”, e poi, nel secondo o terzo paragrafo, si legge “La serie con gli ascolti più alti del via cavo quella sera”. La gente su Twitter mi chiede: “E adesso cosa farete? Chiuderete?”. E io: “Ma siamo ancora i numeri uno!”.
 
Rick Grimes ha appena lasciato la serie TV, mentre nel fumetto è ancora il protagonista. Hai mai immaginato il fumetto senza di lui?
Certamente. Rick morirà nel fumetto, è sempre stato questo il piano. Avverrà in maniera diversa rispetto alla serie [qui tutti i dettagli sull'uscita di scena del personaggio in TV], non darò alcuna indicazione su quando e come. Ma, anche se Rick è stato punto focale di The Walking Dead sin dall'inizio, è sempre stata mia intenzione continuare oltre la sua storia. È semplicemente avvenuto prima nella serie, è frustrante ma va bene così.
 
Negan è un personaggio discutibile, eppure complesso e affascinante. Nel corso degli anni hai scritto personaggi di ogni genere, positivi e negativi. La domanda è... ti piacciono tutti?
Cerco di provare empatia per tutti i miei personaggi. Anche nel caso di uno come Negan: non so se definire le sue azioni giustificabili, ma ne capisco le ragioni. Mi piacciono tutti i miei personaggi. A volte mi piacciono più i Negan dei Rick Grimes. Di certo faccio loro cose terribili in tutte le mie serie, ma questo è solo per tenere alto l'interesse dei lettori, in modo che la gente continui a comprare i miei fumetti e io continui a non essere un senzatetto. Ma c'è anche da dire che io devo vivere con questi personaggi più a lungo di chi le storie le legge, quindi se non li trovassi interessanti non potrei fare questo lavoro.



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Sai già come finirà un tuo fumetto prima di iniziare a scriverlo?
Prima di Outcast, il primo fumetto che ho mai fatto in cui sapevo la fine prima di iniziare, tutte le mie storie non finivano oppure venivano cancellate bruscamente. Quindi, quando ho iniziato Invincible e The Walking Dead, ho pensato: “Se riuscissi a raccontare queste storie per dieci, venti o trent'anni, saprei già cosa farei”. Con Outcast, per la prima volta, ero in una posizione in cui potevo dire “Credo che farò cinquanta numeri e sono abbastanza sicuro che ce la farò a farli uscire, che la gente lo voglia o meno. Quindi questa sarà la storia che racconterò”.
 
Come riesci a trovare un equilibrio tra il lato creativo del tuo lavoro e quello commerciale, come merchandising e licensing?
Tutto il licensing è gestito da una squadra di professionisti a Skybound, la mia compagnia. Il grosso del lavoro è gestito da loro, sanno cosa mi piace e cosa rifiuterei. Ho un controllo stretto su quello che facciamo e voce in capitolo su cosa approvare, ma il team sa quello che voglio, ha occhio per la qualità, e questo mi dà tranquillità e mi permette di concentrarmi sul lato creativo.
 
Quanto sei coinvolto negli adattamenti dei tuoi lavori, tra cinema e TV?
Mi piace essere coinvolto. Mi piacerebbe anche lavorare meno, ma sento di avere una responsabilità. Quando un tuo lavoro viene adattato in un altro medium, viene adattato perché ci sono dei fan a cui piace quello che fai. Sento di avere la responsabilità di fare in modo che il prodotto finito sia simile a quello che piaceva loro in origine. Nel caso della serie animata di Invincible [in arrivo su Amazon Prime Video] scrivo episodi, faccio parte della squadra di sceneggiatori, approvo i design. Supervisiono ogni aspetto, perché voglio che chi ha letto Invincible per quindici anni venga soddisfatto. Non che la squadra non possa farlo senza di me, ma ci sono cose che rendono una storia di Invincible tale che io so, ma che magari tu non potresti cogliere semplicemente leggendola.
 
L'appuntamento con The Walking Dead è fissato per ogni lunedì alle 21:15 su Fox (Sky).
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