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Speed Date con Claire Foy, la nuova Lisbeth Salander rivela perché non la vedremo mai in una commedia romantica

Quindici minuti con l'attrice di The Crown, ora nei cinema con il thriller Millennium - Quello che non uccide

04.11.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Quindici minuti. Anzi, quattordici e quaranta secondi. Questo il tempo che Film.it passa insieme a Claire Foy per parlare di Millennium - Quello che non uccide, reboot della saga basata sui personaggi creati da Stieg Larsson in cui vediamo l'attrice come nuova Lisbeth Salander

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"Non sono tagliata per fare una commedia romantica" - Foy prova subito ad ammettere i suoi limiti artistici, ma nel corso della conversazione che segue spiegherà anche il perché non si immagina in quello specifico genere cinematografico. Un qualcosa che ha a che fare con il dolore dei personaggi che ama interpretare. L'affermazione della Foy in realtà è soltanto a modestia: sono dieci anni che fa questo mestiere e gli ultimi tre anni sono stati il suo periodo più caldo. Prima in versione "streaming" su Netflix che la ha incoronata a regina nella serie The Crown, ora al cinema.

Sugli schermi l'attrice fa concorrenza a sé stessa: eccola moglie di Ryan Gosling ne Il primo uomo e rieccola in prima linea nei panni di Lisbeth Salander. Una giustiziera in Quello che non uccide, quasi una versione di Jason Bourne per il modo in cui si ritrova inseguita nell'azione, incassa colpi e torture dai suoi nemici per poi ritorcerglieli contro. "Lisbeth ha un cervello enorme" -  afferma la Foy quando Film.it la incontra in un hotel del centro di Roma, in occasione della première mondiale del film. 



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Prima la regina Elisabetta, adesso Lisbeth Salander. Sembra che uno dei tuoi talenti sia sceglierti personaggi iconici e riuscire a entrare dentro la loro pelle più velocemente di qualunque altro attore.
Seguo i miei istinti. Devo ammettere che senza dubbio c'è anche una sfida che mi spinge verso questi ruoli. La sfida di pensare di interpretare qualcuno che credo che tutti conosciamo bene perché iconico e poi costringermi a guardarlo in un altro modo. Allo stesso tempo la sfida di interpretare ruoli perdenti in partenza: scegli il ruolo di Lisbeth Salander e sai già che parti da una posizione di 'meno cinquanta punti', perché sarai criticata. E' successo anche con il ruolo di Elisabetta in entrambe le stagioni di The Crown. 
 
In realtà la prima stagione di The Crown era andata benissimo. 
Sì, ma quando giravamo la seconda immaginavo le persone che ci guardavano pensando: "chissà se 'andranno in vacca' con la seconda stagione". 

 
Quello che non uccide segna l'ingresso cinematografico di Lisbeth Salander nell'epoca di MeToo. In che modo il personaggio dà il suo contributo a questo momento storico? 
E' sempre importante ritrovare un personaggio che può significare tanto per le persone. Lisbeth è stata vittima di un abuso sessuale, ma tutti la vediamo e identifichiamo all'istante. Ci sono tante donne che hanno subito abusi ma hanno paura di farsi avanti. E' bizzarro ma a volte è la società a farle sentire in imbarazzo. Lisbeth Salander è una grande sopravvissuta ed è un personaggio molto presente. Questa è la forza iconica: la parte più forte di questa storia è che lei è qui tra noi. Può diventare una figura importante e di riferimento per molte persone. 

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Una caratteristica del personaggio è la sua rabbia. In questo film più che mai la vediamo sempre in collera, come se questo fosse lo stadio normale della sua personalità. 
Io non la vedo come rabbia, per me si tratta della sua energia. Accedere a questa componente non è stato difficile: si trattava di individuare quella passione con cui Lisbeth sistema i torti e le ingiustizie. Non c'è nessuno che l'abbia mai veramente ascoltata, quindi lei canalizza queste sensazioni nel suo sentimento di giustizia. E ripeto, ha un cervello incredibile, basta guardarla mentre dà la caccia agli uomini entrando nei loro computer e scoprendo la loro oscurità. 

Cosa hai scoperto sul look del personaggio ora che lo hai interpretato? 
Dopo un'infanzia travagliata, Lisbeth ha velocemente capito che per essere lasciata in pace doveva avere un aspetto che avrebbe tenuto lontano gli altri. Doveva sembrare qualcuno da evitare. Il suo look è un modo con cui si protegge dai predatori. E in effetti per alcuni uomini è un personaggio a cui è meglio non avvicinarsi.  

 
Torniamo a parlare del fatto che non riusciresti a interpretare una commedia romantica?
Confesso che cerco sempre il dolore in un personaggio. O comunque gli ostacoli che deve affrontare: per cosa si strugge, che cosa desidera, cosa lo fa scattare, cosa vuole riuscire a cambiare. E' il mio modo di entrare in un ruolo, e mi piace scegliere personaggi che hanno tanto da affrontare nella vita. Ecco, se mi offrissero una commedia romantica, l'affronterei in questo modo. 
 
Ci sono aspetti di Lisbeth Salander che ti piacerebbe approfondire in un prossimo potenziale film?
Certamente! Vorrei vedere un film sulla vita domestica di Lisbeth Salander. Seguirla per sette settimane nel suo appartamento e attraverso il suo stile di vita ordinario scoprire la sua forza da un'altra angolazione. Ovviamente quel film non troverebbe mai alcun produttore! 


Millennium - Quello che non uccide è attualmente nei cinema distribuito da Warner Bros. Italia.