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Senza lasciare traccia, un padre e una figlia in fuga nei boschi nel potente film con Ben Foster

L'attore presenta il nuovo dramma diretto da Debra Granik finalmente in arrivo nei cinema italiani

07.11.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Ha compiuto trentotto anni lo scorso mese, Ben Foster, uno degli attori americani più interessanti in circolazione. Lo ricordiamo come nemesi di Tom Hanks in Inferno o giovanissimo in blockbuster come X-Men 3 “ma quei film non stati grandi successi” - afferma con un sorriso. E lo ricordiamo in prove più interessanti come Hell or High Water o nel biopic The Program, dove ha interpretato il campione di ciclismo Lance Armstrong. 



Rieccolo sugli schermi come protagonista del potentissimo Senza lasciare traccia, in quello che è senza dubbio il suo ruolo più difficile: un veterano di guerra che fa da padre a una ragazzina con cui vive all’interno di un parco naturale nei boschi dell’Oregon. Insieme hanno costruito un campo segreto,  vivendo a stretto contatto con la natura per procurarsi i loro bisogni primari ed evitando la città. Le cose cambiano quando padre e figlia vengono scoperti, segnalati alle autorità e successivamente presi in custodia dai servizi sociali. Per questo protagonista adattarsi alla nuova vita significherà confrontarsi con i demoni del suo passato: e allora meglio tornare nei boschi, cercando di fuggire di nuovo insieme alla figlia in un viaggio pieno di ostacoli. Diretto da Debra Granik, regista di Un gelido inverno (thriller che ha lanciato la carriera di Jennifer Lawrence), Senza lasciare traccia arriva finalmente nei cinema italiani dopo aver debuttato al Sundance Film Festival ed essere stato applaudito sulla Croisette all'ultimo Festival di Cannes, dove Film.it ha incontrato Ben Foster.

Leggi la recensione di Senza lasciare traccia, un grande film dallo spirito indomabile
 
Il padre che seguiamo in Senza lasciare traccia vive fuori dalla società, quanto è stato difficile capire le sue scelte estreme?
Sono cresciuto in una città di campagna dell’Iowa. Da bambino giocavo nei boschi e nelle campagne, quindi ho sempre avuto un rapporto pacifico con la natura. Pacifico, ma non estremo come quello del mio personaggio. I boschi sono sempre stati come una medicina per me, come guardare l’oceano e avere quella sensazione di benessere. Dunque per capire il personaggio di Will è stato necessario prepararmi al suo stile di vita. Una preparazione che mi ha fatto scoprire nuovi orizzonti nel dialogo che avevo con la natura. 

Cosa ti hanno fatto fare esattamente prima di girare il film?
La giovane Thomasin McKenzie, che interpreta mia figlia, e io siamo stati addestrati da esperti in grado di vivere nel bel mezzo della natura selvaggia. Dovevamo entrare nella testa dei nostri personaggi: un padre e una figlia che vivono, anzi sopravvivono, dipendendo dalla natura. Bisogna avere una connessione spirituale con l’ambiente, devi essere in grado di leggere la natura attorno a te e trovare rapidamente le risorse per sopravvivere. In altre parole devi poter guardare un albero e dire: “ecco possiamo costruirci una casa in due ore”. Per me dunque è stato come imparare una nuova lingua. 

 
Senza lasciare traccia mostra un padre tormentato dai demoni del suo passato, dagli incubi della guerra. 
Ho diversi amici che sono stati nell’esercito e la sindrome da stress post traumatico non è la sola cosa che puoi portarti dietro dalla guerra. Il trauma ci colpisce tutti a un certo punto nella vita. Perdiamo qualcuno o viviamo una qualche violenza. A volte basta solo essere testimoni di una violenza, fa parte della vita. Come gestiamo quel trauma è ciò che ci definisce come persone. In un certo senso questo padre sceglie di vivere in quello spazio per prendersi cura di sé. Non si rivolge ad alcool e droghe, vuole invece uscire fisicamente dalla società. Credo che lo faccia in modo da ascoltare meglio sé stesso. 
 
La regista del film, Debra Granik, ha detto che la prima volta che ti ha conosciuto anche tu sembravi “vivere fuori dal radar”, un po’ come il tuo personaggio. Cosa voleva dire? 
Quando ho letto il copione del film ho scoperto che mia moglie (l'attrice Laura Prepon, protagonista della serie Orange Is the New Black) e io aspettavamo un bambino. La paternità ti cambia sin da quando scopri che sarai genitore. Ricordo che immaginavo cose tipo: “e se dovessi improvvisamente abbandonare la città per salvare il mio bambino? Se dovessi farlo in fretta, come farei? Come proteggerei la mia famiglia se i negozi di alimentari rimanessero chiusi?”. Molti non vogliono pensare a queste cose estreme, ma in realtà non credo si tratti di pensieri estremi. Basta guardare il resto del mondo. Se vivi a Los Angeles hai tutto quello di cui hai bisogno: un negozio di alimentari ad ogni isolato e un coffee shop in ogni angolo, ma nel resto del mondo non funziona così. La nascita di un bambino mi ha tolto da quella mentalità egoista tipica dell’attore. Penso al modo in cui viviamo nella società, tutti in preda ad ansia totale, disconnessi tra di noi e facilmente separabili. Nel momento in cui ho avuto una bambina ho capito che cercare un’indipendenza da questi schemi sarebbe stato molto importante. 

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Voler vivere fuori dalla società è dunque un segno dei tempi? 
Assolutamente. Perché arriva sempre un nuovo tipo di tecnologia che ci separa l’uno dall’altro e impedisce la buona vecchia comunicazione di una volta. Il padre che interpreto difende la sua filosofia di vita con la famiglia. Lo abbiamo visto altre volte al cinema, ma qui mi piaceva l’idea che questo film non avesse un cattivo. E che ci sono ancora persone buone nel mondo. 

 
Senza lasciare traccia è un film sull’America contemporanea? 
Be’ c'è una componente di paura di vivere nella società, che da americano riconosco. Il mio istinto è quello di diventare veramente cinico e vergognarmi. Quando parlo con gli amici che vivono fuori dagli USA mi rendo conto che siamo diventati un popolo che si vergogna e che ha paura. Però questa storia è tanto americana quanto universale. Crea una conversazione con il pubblico, e lo fa evitando di dare troppe informazioni. Ho lavorato con la regista per tagliare il quaranta percento del dialogo dalla sceneggiatura. Era importante trasmettere le emozioni senza troppe parole. 
 
Dopo aver vissuto nei boschi per prepararti a questo film, mi chiedo: lo consigli alle persone?
Assolutamente. Raccomando a tutti di passare un weekend nei boschi. Oggi, dopo il mio addestramento, sono in grado di creare un rifugio nei boschi in caso di pioggia. Se ti preparerai bene allora non finirai nei guai. E se finirai nei guai allora scoprirai di avere risorse dentro di te in grado di calmarti. 

Senza lasciare traccia arriva nei cinema dall'8 novembre distribuito da Adler Entertainment