The Program

The Program

La vera storia del ciclista statunitense Lance Armstrong, vincitore di ben sette Tour de France consecutivi, dal 1999 al 2005. Dopo aver combattuto e sconfitto un cancro, l'ossessione per la vittoria spinge il campione a mentire e a tradire la lealtà di un'intera comunità. Rivelando una dura verità: alcune competizioni sono impossibili da vincere ...senza doping.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Program
GENERE
NAZIONE
United Kingdom
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Videa
DURATA
103 min.
USCITA CINEMA
08/10/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Mattia Pasquini
 
Non sono tanti a poter - e saper - raccontare l'ascesa e la caduta di un mito moderno. Sicuramente per capacitÀ proprie, ma anche per la pochezza dei soggetti che spesso si presentano agli artisti. In questo caso la scelta appare ideale, soprattutto volendo puntare al pubblico statunitense, duramente deluso dal protagonista del The Program di Stephen Frears, il ciclista Lance Armstrong.
 
Non prettamente un biopic - nonostante sia impossibile da definire altrimenti - il film che racconta il Mito Armstrong, dalla scoperta del tumore alla terapia che lo curÒ per riconsegnarlo allo sport e farne una leggenda. Sette Tour de France vinti, in fila, e tutti in maniera irregolare. Come la storia ci ha dimostrato e come The Program racconta, mettendo al centro il 'programma' medico messo a punto dall'italiano Michele Ferrari.
 
Da Cheri, Piccoli affari sporchi e Lady Henderwson a Tamara Drewe e Philomena, negli ultimi anni Stephen Frears sembrava essersi concentrato principalmente su soggetti femminili. Su tutti quel The Queen con il quale aveva conquistato un Oscar (su sei nomination) proprio grazie alla sua protagonista, Helen Mirren. Anche in quel caso una biografia parziale di un personaggio storico contemporaneo, ma in grado di offrire una cornice piÙ solida alla grande interpretazione dell'attrice inglese.
 
In questo caso, invece, a fronte del grande impegno del Ben Foster di Lone Survivor (e atteso nei prossimi Warcraft e Inferno), il tono generale resta piuttosto piatto e condizionato dalla necessitÀ di mostrare gli elementi che quel mito costruirono. Dalla "fame" (cui inneggiava anche Jobs, altro personaggio discutibile e discusso) e il "cuore" decantati sin dall'inizio alla volontÀ incrollabile, nel bene e nel male, e all'esperienza quasi religiosa del viaggio intrapreso…
 
Alla definizione del 'lato oscuro' si accompagna la denuncia di un sistema malato, al pari di altri e di un Paese che spesso ci ha mostrato come sia piÙ importante creare eroi da poter celebrare che celebrarne di veri… Concetti interessanti, ma che forse non avevano bisogno di un altro film per esser diffusi. O quanto meno non vengono particolarmente evidenziati da questo film. Spesso costretto dalla materia e dalla cronologia a un racconto che raramente approfondisce o devia dal percorso prefissato. Anche a livello estetico.
 
A prescindere dall'ambiguitÀ nella cronaca della 'santificazione' dello sportivo, e del suo tentativo di dar forza alla personale battaglia contro il cancro attraverso una risonanza mediatica da mantenere a ogni costo, sarebbe stato interessante rinunciare a qualche tassello dell'indagine medico-sportiva per dedicarsi a costruire maggiormente la tensione tra l'Uomo in Giallo e il suo principale accusatore, il giornalista del Sunday Times David Walsh. Dal cui libro 'Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong' È stato adattato il film.