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Parla il regista di Good Kill, il film sulla guerra dei droni prima di Top Gun 2

Arriva nei cinema il war movie 3.0 che vede Ethan Hawke nei panni di un pilota a distanza. L'intervista al regista: "Il futuro è più simile a Truman Show che a Terminator"

25.02.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Il nome Andrew Niccol potrebbe non risuonare immediatamente nella memoria cinefila. I titoli a cui ha preso parte, invece, sì: come sceneggiatore di The Truman Show, ideatore di The Terminal e come regista di Gattaca, S1mone, Lord of War e In Time. Fantascienza e realtà si sono sempre incrociate nei suoi film, a volte anticipando veri e propri fenomeni dell'attualità. 
 
Il protagonista del suo ultimo lavoro è un pilota di aerei che fa la guerra a distanza, comodamente seduto in una cabina da qualche parte del deserto del Nevada, mentre con il telecomando dirige il suo drone a bombardare i nemici. S'intitola Good Kill ed è il war movie 3.0 che riunisce il regista ed Ethan Hawke attore che ha lanciato la sua carriera con Gattaca. 
 
Nell'epoca in cui Tom Cruise emoziona i fan mentre pensa a Top Gun 2, Niccol e Hawke lo hanno anticipato, sono stati loro i primi a parlare di droni da combattimento nel cinema USA contemporaneo: "E' normale che Hollywood voglia affrontare questo tema - afferma il regista ai microfoni di Film.it - Perché la guerra da remoto è la nuova 'guerra normale'. Ce ne saranno sempre di più in futuro, combattute da aeroplani senza piloti in carne e ossa nella cabina di pilotaggio. 


La cabina di combattimento a distanza così come la vediamo in Good Kill
 
I suoi film vivono un po' al confine tra fantascienza e realtà, Good Kill come Lord of War sconfina totalmente nel reale. Come mai passare al reale adesso dopo film come In Time e The Host?
Una delle cose che mi ha attirato verso questo progetto è il dolore che il personaggio di Ethan Hawke prova nel momento in cui non può più volare di persona. E' naturale che i nostri film seguano gli eventi che accadono nel mondo reale. Di solito tematiche come quella di Good Kill fanno parte dei film di fantascienza apocalittici, ma quando ho fatto ricerche per il progetto ho letto un titolo di giornale che recitava così: "Programma droni: più un Truman Show che un Terminator". A quel punto ho capito perché volevo girarlo. 
 
Il suo film racconta di un uomo che combatte la guerra di giorno e che la sera trova il tempo di partecipare a un barbecue con gli amici. E' un personaggio molto interessante, ma mi chiedo quanto sia difficile oggi trovare budget per raccontare questi personaggi poco rassicuranti verso il grande pubblico americano.
E' proprio così, raccontiamo di un uomo che per la maggior parte del tempo si sente un codardo per il modo in cui uccide la gente, comodamente seduto a migliaia di chilometri di distanza. D'altra parte quando ti trovi a raccontare una storia scomoda sull'America, allora hai la certezza che non troverai il supporto di uno Studio. Sapevo sin dall'inizio che Good Kill sarebbe stato un film indipendente e che lo avremmo finanziato in Euro! (sorride)
 
L'altro tema del film è quello di cui ormai discutiamo da anni: la rinuncia ai nostri diritti nel nome di ragioni di sicurezza nazionale. Spielberg ne ha parlato una decina di anni fa con Minority Report. Ha anticipato il futuro. Mi chiedo quanto il futuro possa mettere paura a voi registi di fantascienza...
Non è il progresso della tecnologia a mettermi paura. Schierarsi contro il programma dei droni sarebbe come dire una cosa tipo: "internet è il male". La tecnologia non è il male, dipende da come la usiamo. Come tutte le nuove tecnologie può essere usata a scopi benefici o meno. Da racconta-storie sono sempre interessato all'ambiguità nella vita: non c'è bianco o nero, c'è solo il grigio. E questa è una certezza. In Gattaca raccontavo i progressi dell'ingegneria genetica che può essere una cosa meravigliosa per curare malattie incurabili. Poi qualcuno magari ha l'idea di rendere "migliore" il proprio figlio, farlo più alto, con gli occhi blu etc... A quel punto capisci che non si tratta di progresso, ma di un'altra cosa.

Da anni collabora con Ethan Hawke, ricorda ancora il primo giorno di lavoro con lui sul set di Gattaca? 
Non proprio, ma ma mi ricordo la sensazione che ho provato davanti a una delle prime scene che abbiamo girato su quel set. Ero così sbalordito dalla sua prova che d'un tratto non ero più il regista, mi sentivo un membro dell'audience, come se il film fosse già pronto. Lui ti fa questo effetto: non è in grado di sbagliare pronunciando una battuta in maniera poco convincente. Non gli capita mai. 

E' interessante notare invece che in Good Kill il suo protagonista rimanga in silenzio per la maggior parte del tempo. Il lavoro di Hawke è soprattutto espressivo questa volta...
Ecco perché una volta scritto il copione ho pensato che Ethan fosse la persona giusta per il ruolo. Questo personaggio gli avrebbe offerto qualcosa di diverso: un uomo con la sindrome da stress post-traumatico. Un uomo emotivamente non disponibile. Per una volta non avrebbe ricorso al suo dono del linguaggio, avrebbe invece interpretato un ruolo silenzioso per la maggior parte del tempo. E' stata una grande sfida.
 
A proposito di grandi sfide, quanto è difficile oggi per un regista specializzato in "fantascienza molto prossima" trovare una storia che sia originale? Un qualcosa che non faccia parte dei soliti franchise con cui gli Studio ci bombardano...
Non sarà mai facile, perché siamo sempre alla ricerca di qualcosa che sembri familiare. Ci sto provando con il mio prossimo progetto, la storia di qualcuno che vuole rimanere nascosto in un mondo che invece pretende che tutto sia pubblico. 

L'ultima domanda è quella che facciamo sempre alla fine di ogni intervista. Chiediamo dunque a Andrew Niccol qual era il poster che aveva in camera da ragazzino?
Il grande Jack Nicholson nella locandina di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Non staremmo avendo questa conversazione se non fosse stato così. 

Good Kill è attualmente nei cinema distribuito da Barter Entertainment.