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Macbeth - Intervista a Justin Kurzel: "Fassbender in un western simile a Breaking Bad"

Il regista del nuovo adattamento shakespeariano in esclusiva: "Michael ha reso credibile la follia del protagonista"

06.01.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
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Justin Kurzel
 sfodera tutto un repertorio di parole chiave quando parla a Film.it del suo Macbeth: una di queste è "Breaking Bad". "Ho guardato tanto la serie con Bryan Cranston mentre montavo il film. Mi rendevo conto di quanto fosse incredibilmente simile a questa storia: sai cosa succederà a quest'uomo eppure rimani inchiodato a guardare la sua vicenda".

Visto in anteprima a Cannes, Macbeth punta tutto sul fascino dei due protagoinsti Michael Fassbender e Marion Cotillard e sulla loro intimità. Queste sequenze sfociano in un bagno di sangue fotografato dal regista come se tutti i personaggi fossero all'inferno: "Tutte le scene di guerra sono raccontate attraverso gli occhi del protagonista. Vediamo quello che vede lui".

"Sindrome da stress post-traumatico" - Questa è un'altra parola usata molto da Kurzel durante la nostra conversazione. E' così che definisce il suo Macbeth: "Un guerriero che ha perso un figlio. In guerra ha visto cose terribili ed è tormentato. Abbiamo parlato con diversi soldati tornati dal fronte: i loro demoni vengono a galla come le streghe di Macbeth. Gli eventi del passato, gli orrori di cui sono stati testimoni, ritornano in qualsiasi altro momento della vita".


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Cosa ci offre questo Macbeth rispetto alle versioni portate al cinema in passato?
L'intimità era la cosa che mi importava più di tutte. Volevo piazzare la macchina da presa da una parte e fare in modo che il verso shakespeariano fosse quasi una confessione. Ci sono tante cose bellissime in Macbeth: alcune scene sembrano conversazioni, altre invece ricordano Quei bravi ragazzi con personaggi che si minacciano a vicenda. C'è anche il western dato che è una storia definita dal suo paesaggio, un ambiente brutale in cui i personaggi cercano disperatamente di sopravvivere. 
 
Associare Michael Fassbender a un personaggio come Macbeth vende immediatamente il film. Qual è il contributo che l'attore dà al personaggio? 
C'è un lato interiore del personaggio che a volte può risultare confuso, specialmente quando discende nella follia. Michael ha dato dignità a quella follia, l'ha resa umana. Non si tratta di una serie di urla. Lui porta intimità e mascolinità a Macbeth e dunque ha sempre qualcosa di forte dentro, anche quando è vulnerabile. A Michael basta un'inquadratura per farti entrare immediatamente nello stato d'animo del personaggio. E' il suo metodo: arriva sul set preparatissimo. Conosceva tutta la sceneggiatura, l'aveva letta almeno cento volte. 

In che modo gli spettatori più giovani possono avvicinarsi a questa storia? 
La mia speranza è che la sentano vera e si leghino a questi personaggi. A quel punto si lasceranno andare e troveranno un significato nel verso shakespeariano. E' una storia di ambizione, una cosa che viene provocata dal dolore. Questi personaggi sono disperati e vogliono ricominciare a vivere. La follia viene alimentata dalla speranza ossessiva di iniziare una nuova vita e salvare la loro relazione. Macbeth non è più in grado di tornare indietro. E' come una macchina che ha avuto un incidente.


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Dopo Macbeth ha girato Assassin's Creed ancora con Fassbender e Marion Cotillard. Come mai questa "reunion"?
Certamente non è stata una coincidenza. E' stato Michael a coinvolgermi, dato che lui ha prodotto Assassin's Creed. Marion, invece, è stata la prima persona a cui ho pensato. Volevamo tutti lavorare di nuovo insieme. 

Macbeth è distribuito nei cinema da VIDEA.