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Lucky, la poesia della solitudine nell'ultimo grande ruolo di Harry Dean Stanton

Il regista John Carroll Lynch ci racconta come uno dei più grandi caratteristi di tutti i tempi abbia deciso di diventare protagonista in occasione della sua performance finale

31.08.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Ci sono esperienze cinematografiche che bisogna cogliere al volo. Film che passano in sala rapidi come un treno. Film come Lucky, storia a metà strada tra commedia e dramma che rappresenta il testamento di Harry Dean Stanton, uno dei più grandi caratteristi di sempre: un gigante del cinema la cui carriera lunga sessant'anni vanta ruoli sui set di maestri del calibro di David Lynch, Coppola, Ridley Scott, Scorsese, Carpenter e tanti altri. Eccolo sullo schermo, protagonista di un piccolo grande film che ha la forza di lasciare il segno e fare la differenza nell'oceano di produzioni indipendenti made in USA. 

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"Testamento", è questa la parola che Film.it usa quando raggiunge al telefono John Carroll Lynch, anche lui attore caratterista (lo abbiamo visto in più di cento ruoli tra film e serie TV) che qui debutta alla regia. “Mi piace molto la parola testamento - afferma il regista - La preferisco a omaggio. Questo è un film che parla del restare in vita e trovare pace nella solitudine". 


 
Restare in vita. Harry Dean Stanton non è mai riuscito a vedere Lucky: quattordici mesi dopo le riprese si è congedato dall’umanità, morendo a 91 anni il 15 settembre 2017. “Credo che Harry avesse la sensazione che la morte sarebbe arrivata, del resto te ne rendi conto quando i tuoi coetanei iniziano a morire. I suoi amici, infatti, fanno tutti parte di un’altra generazione. Il mio più grande rammarico è che non sia riuscito a mostragli il film. Abbiamo cercato di organizzare delle proiezioni ma si era ammalato. Gli abbiamo inviato il film a casa ma lui non voleva guardarlo in TV o su un tablet. Avrebbe voluto vederlo al cinema". 

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Si dice che Harry Dean Stanton sia diventato uno dei più grandi caratteristi perché non aveva voglia di lavorare a tempo pieno. I registi gli proponevano ruoli di punta ma lui preferiva personaggi di supporto. E d'un tratto, in occasione del suo ultimo ruolo, eccolo protagonista di un film. 
Non era la prima volta che gli offrivano un ruolo in prima linea. Lui ha sempre rifiutato. Ma il ruolo in Lucky era contagiato dalla sua esperienza di vita. Credo che lui avesse qualcosa da dire con questo film. Gli stessi sceneggiatori hanno attinto dalla sua vita: Lucky è un film basato su un attore che interpreta un ruolo, ma a volte l’attore scompare e davanti alla macchina da presa c’è Harry Dean Stanton che interpreta sé stesso.
 
Sì, un novantenne che appare però innocente e tenero come un bambino. 
E’ verissimo ed è un paragone bellissimo anche. Ho passato tanto tempo con Harry Dean Stanton, anche fuori dal set prima di girare il film. Era vecchio come Matusalemme, ma bastava farlo parlare con una donna per vederlo ringiovanire all’istante. Tutte le volte che una donna si presentava davanti a lui, allora tornava quarantenne. Succedeva anche quando lo vedevi recitare e lavorare sodo, a quel punto dimenticavi la sua età. 


Cosa possiamo imparare dalle persone anziane come Harry Dean? 
Be’, credo che la cosa più difficile da fare sia smettere di ignorare gli anziani. Vedo spesso persone che nella vita quotidiana ignorano i vecchi. Succede tanto qui negli USA dove le persone trattano gli anziani come se fossero invisibili. Ed è una cosa che non capisco. Gli anziani tendono a sparire: succede nello showbusiness dove a una certa età molti attori scompaiono dal mondo dello spettacolo. Ne rimangono cinque o sei: Harry Dean era uno di questi.

Guarda la clip: due minuti da Lucky, l'ultima grande interpretazione di Harry Dean Stanton prima di morire
 
Lucky è un film sulla solitudine, sul lato affascinante della solitudine e l'accettazione di essa. Il protagonista ci ricorda che la parola “Alone” (solo) viene da “ALL-ONE" (tutti-uno).
Sì, è un uomo che trova pace in questa riflessione, nella sua mortalità. Credo ci sia un qualcosa di poetico nell’individualismo e nel come si riesce a trovare un equilibrio da soli.

Stanton ha interpretato più di 200 ruoli in sessant'anni di carriera. In Lucky è in prima linea: si commuove e ci fa commuovere. Dopo 200 ruoli c'è stato qualcosa che lo ha messo in difficoltà sul set del tuo film?
Gli sceneggiatori in primis hanno drammatizzato alcuni eventi della vita di Harry. Eccolo dunque sullo schermo mostrare una vulnerabilità tutta sua. Era il suo coraggio che veniva fuori. Sì, ci sono stati momenti duri in cui non si trovava a suo agio davanti alla macchina da presa. In una scena lo ascoltiamo mentre ricorda la perdita dell'innocenza legata a un evento della sua infanzia. La sera prima della scena mi ha chiesto di toglierla dal film: non voleva farla. Io ho ribattuto: “facciamo solo due ciak”. Il giorno dopo me ne è bastato solo uno, il primo. Ma è stato lui a insistere e a chiedermi di rifarla un paio di volte. Era felice. 


 
Quando penso a Stanton, penso sempre alla sua sigaretta. Lo vediamo fumare spessisimo, come se la sigaretta fosse un prolungamento del suo corpo. 
A volte ero io a chiedergli di fumare durante una scena, altre volte era lui a volerlo fare. Un giorno però si era stancato di fumare, è successo in occasione delle scene in cui il protagonista cammina. Alla fine della giornata gli ho detto: “Puoi fumare se vuoi”. Ha risposto con una frase che non mi sarei mai aspettato da lui: “ho fumato anche troppo oggi”. Quando invece giravamo le scene del diner con Harry e Tom Skerritt, ha insistito nel voler fumare. Lì non poteva farlo, allora gli ho offerto un pezzo di torta: “Vuoi ancora fumare? Pensi che si possa mangiare la torta mentre fumi?”. E lui “puoi fare tutto meglio mentre fumi”. 

Nel film vediamo David Lynch interpretare un personaggio un po’ fuori di testa che sembra uscito da uno dei suoi film: eccolo sullo schermo parlare dell’amore della sua vita… una tartaruga!
Mi piaceva l’innocenza che David Lynch ha portato al ruolo di Howard. Un ruolo vero. Il suo non è un cameo, ma il secondo personaggio principale del film. E devo dirti che lui è così, come il suo personaggio, un uomo unico nel suo genere. 

L'inquadratura finale del film è potentissima, l'avevate pianificata sin dall'inizio?
L'abbiamo provata sul set. E tutte le volte che il pubblico vede il film resta come ipnotizzato da quell'ultima inquadratura. Il momento più alto di connessione con l’audience. La riguardo adesso che Harry non c'è più e sento sempre un brivido di elettricità. 

Lucky è attualmente nelle sale distribuito da Wanted Cinema.