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Leonardo DiCaprio verso l'Oscar: “Per Revenant ho lavorato sull'istinto”

L’attore presenta a Roma il film del regista Alejandro González Iñárritu

Leonardo DiCaprio

16.01.2016 - Autore: Alessia Laudati - (Nexta)
Lo sguardo ceruleo si fissa per quasi tutto il tempo tra un punto indefinito della sala – dove sono riuniti una cinquantina di giornalisti per la presentazione romana di Revenant – Redidivo – e qualcosa di più metafisico che però solo lui vede e inquadra. Leonardo DiCaprio, è a Roma per raccontare il film che gli è valso la sesta candidatura all’Oscar, diretto dal regista messicano Alejandro González Iñárritu e dove interpreta il cacciatore di pellicce Hugh Glass. Durante l’incontro capitolino, l'attore americano riflette a voce alta sui temi della pellicola – tra tutti quello della magnificenza della natura – che unito al particolare stile documentaristico del film, gli hanno fatto guadagnare la definizione di National Leographic.

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In questo film ci sono molti momenti dove si sente forte la presenza di uno sguardo rivolto agli spettatori. C’è del sangue sulla macchina da presa o l’obbiettivo si appanna con il respiro. Cosa ne pensa di questo stile?
Credo che siano qualcosa che consente di entrare in contatto profondo con la pellicola. Significa percepire in maniera viscerale quello che stanno vivendo i personaggi. La capacità di Alejandro e di “Chivu” (soprannome del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki ndr) è stata quella di far entrare lo spettatore dentro questo mondo naturale. Revenant - Redidivo è quasi un docu-drama dallo stile neorealista dove ci si immerge senza soluzione di continuità e senza percepire un distacco in quelli che sono i sentimenti più profondi dei personaggi e degli scenari epici e grandiosi. Non ho mai partecipato a un film dove la capacità di chi lo dirige fosse così marcata come in questo caso. 

 
Cosa le ha lasciato questo personaggio? Un Oscar potrebbe aggiungere qualcosa alla sua stupenda carriera?
Siamo stati estremamente contenti che il film abbia ricevuto questo grandissimo riconoscimento come la candidatura. Revenant è stato un viaggio, non un film. Un viaggio nella storia di Hugh Glass, e un capitolo importante delle nostre vite. Non abbiamo fatto un film per ricevere l’Oscar. Quello che stiamo facendo è invece cercare di incoraggiare le persone a vedere questo film. E se l’Oscar può fare questo allora ben venga. E se può magari convincere gli Studios che vale la pena finanziare film di questo tipo, allora è ancora più importante. Alejandro e Chivu hanno composto un’epopea artistica su larga scala mai fatta prima. La storia di Hugh Glass è una storia raccontata intorno al fuoco, quella che parla degli uomini della frontiera, che racconta la sopravvivenza alla natura e la loro capacità di dominarla. Quello che ho conservato invece di questa esperienza è stata l’abilità dell’umanità nello sfruttare la natura a proprio vantaggio. Io quest’anno ho fatto un film sul cambiamento climatico. E mi sono reso conto come quanto anche un solo grado di temperatura in più cambi lo scenario naturale. Da questo punto di vista, il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre ma anche l’anno della Cop21 e dove l’umanità si è messa finalmente insieme per fare qualcosa di proattivo per l’ambiente. 
 
Quali sono le radici del personaggio di Hugh Glass? Da dove viene secondo lei?
Credo che sia importante che il film sia ambientato in un’epoca non troppo lontana. Certo, non c’erano storici in quelle aree che potessero documentare quello che avveniva in queste zone incontaminate, se non il diario di qualcuno di questi uomini. Per noi è stato quasi fantascienza ricreare il background del personaggio e di questi uomini che mostravano una nostalgia per quei tempi e che riuscivano a sopravvivere con nulla. Quando siamo arrivati lì però, tutto questo si è fuso con quello che Alejandro voleva diventasse per noi. L’esperienza di un uomo che si spinge contro tutte le avversità e sopravvive. Il solo fatto di ripercorrere quello che aveva fatto Glass, mi ha molto calato nel personaggio. C’è poco di pre-produzione quindi e tanto invece lavoro sull’istinto