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Julianne Moore: “Come sono diventata la mamma di Carrie”

La star racconta in esclusiva a Film.it la sua nuova sfida cinematografica

Julianne Moore

21.10.2013 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Una delle attrici più eclettiche e apprezzate del cinema americano si confronta con un personaggio di culto per gli amanti dell'horror, quello di Margaret White, la madre psicotica e fanatica religiosa della celeberrima Carrie. Per Julianne Moore tale occasione è arrivata col nuovo film di Kimberly Peirce, tratto dall'omonimo best-seller di Stephen King. Ma guai a parlare di remake del cult di Brian De Palma

“Non mi sono confrontata con l'interpretazione di Piper Laurie - esordisce subito la Moore - che comunque fece un lavoro grandissimo. Sono tornata indietro e partita direttamente dal libro, ho cercato di trovare nella pagine l'umanità di Margaret White. Nel testo ad esempio si racconta che questo personaggio viene coinvolto in questa setta religiosa, poi sposa un uomo e con lui fonda una propria chiesa, e quando partorisce si rende conto che non sta per morire di cancro. Dopo la scomparsa del marito deve crescere la bambina da sola. Insomma c'è tutta una triste backstory di isolamento e alienazione che precede quella di Carrie. Le psicosi di Margaret, o come vogliamo chiamarle, spiegano l'intensità del rapporto con la figlia. Tutto questo era soprattutto nel romanzo.”



Che rapporto ha dunque con il film di DePalma e col libro di King?
Per me vedere in sala il primo film è stata un'esperienza incredibile. Uscì nel 1976, quando avevo quindici anni, ero un'adolescente proprio come la protagonista. L'ho amato così come ho amato il libro di Stephen King. Sono sempre stata una sua fan, è un narratore magnifico. Lo reputo una sorta di moderno Charles Dickens, è uno storyteller talmente dotato. Rappresentava una grossa sfida riprorre questa storia, ma avevamo un testo di partenza talmente buono che era impossibile non provare. Poi Chloë Moretz è perfetta per il ruolo di Carrie, ha l'età giusta per capirne tute le sfumature psicologiche, anche quelle più oscure. Anche per me come madre era il momento giusto per farlo. Ho un figlio di quattordici anni, sto assistendo a questo momento di transizione nella sua vita, non si riesce a comprendere facilmente le proprie potenzialità nell'entrare nel mondo degli adulti. E' un po' quello che succede a Carrie.

Come ha lavorato su una figura così controversa come quella di Margaret White?
Si cerca sempre di capire le motivazioni di un personaggio, credo che ogni vero attore lo faccia. Io ho cercato di comprendere l'isolamento di Margaret. Le emozioni possono essere grandi e regolare le nostre vite. Noi cerchiamo di tradurle in parole, parliamo di superpoteri come leggere la mente, telecinesi e cose del genere. Alla fine però anche un film come questo parla dei sentimenti dei personaggi e di come cercano di comunicarli. Si tratta di metafore della conduzione umana rese a livello cinematografico, e sotto questo punto di vista sono molto interessanti da esplorare.



Come si è trovata a interagire con una co-protagonista così giovane?
Chloë è dolcissima, deliziosa, è una ragazza piena di talento, genuina e sempre disposta a dare il massimo. Per me era importante che si sentisse a suo agio a lavorare insieme, è ancora nel pieno della sua adolescenza e volevo che si sentisse al sicuro. Siamo riuscite a costruire un rapporto che ci ha permesso di rilassarci, condividere belle esperienze.

Chi era Julianne Moore ai tempi dell'adolescenza?
Come teenager ero un po' noiosa. Ero come molte altre: una buona studente, lavoravo sodo, avevo la mia migliore amica con cui condividevo gioie e delusioni. Ho viaggiato molto, ho frequentato due licei perché i miei genitori si sono trasferiti in Virginia, per questo ricordo molto bene la sensazione di essere un'outsider. Penso che tutti noi alla fine ricordiamo quella sensazione spiacevole che almeno una volta abbiamo provato…

Preferisce lavorare su ruoli imaginari come Margaret White o su personaggi reali come ad esempio Sarah Palin, che ha recentemente interpretato in Game Change?
“C'è una grande libertà nel creare un personaggio che esiste soltanto in una sceneggiatura o in un romanzo. Puoi concederti quelle che vengono chiamate libertà artistiche, mentre se interpreti qualcuno di esistito o ancora in vita hai la responsabilità di essere preciso ed accurato nel tuo comportamento, nel linguaggio nel fisico, ovviamente per quanto possibile. Sono due processi differenti.

Carrie - Lo sguardo di Satana sarà distribuito in Italia da Warner Bros. a partire dal 9 gennaio. Qui ne potete vedere il trailer.