Lo sguardo di Satana - Carrie
Carrie È una adolescente complessata, che viene vessata dai suoi compagni di scuola, ed È costretta a subire la personalitÀ disturbata di sua madre, una fanatica religiosa che vorrebbe tenere sua figlia lontana dai 'peccati' dei suoi coetanei. Allo stesso tempo perÒ, Carrie È dotata di uno straordinario e terrificante potere, che pian piano si svela, e farÀ di lei una macchina di morte e distruzione.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Carrie
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
100 min.
USCITA CINEMA
16/01/2014
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2014
di Mattia Pasquini
Da Psycho a Halloween, si capisce perché attiri tanto il remake di cult horror entrati nella storia e nell'immaginario collettivo. Incuranti del confronti, abbiamo assistito a copie pedisseque tanto quanto a riletture originali (riuscite e non) di registi probabilmente in cerca di visibilità più che desiderosi di omaggiare film con i quali molti sono cresciuti. Si capisce altresì che Kimberly Peirce, a quattordici anni da Boys Don't Cry (nei quali ha offerto poco piu' del dimenticabile Stop-Loss), si sia volentieri prestata a mettere il suo nome su questa prospettata rilettura del classico di Brian De Palma (omaggiato dalla stessa Julianne Moore nell'intervista esclusiva rilasciataci), che nel 1976 portò per la prima volta sullo schermo Stephen King.
Giganti, certo, che però sarebbe stato interessante vedere affrontati con più coraggio, soprattutto dopo aver sbandierato l'intenzione di realizzare una versione diversa e molto più attinente al libro originario. L'impressione che deriva dalla visione, invece, è tutt'altra. Di un film che punta a forzare alcune caratterizzazioni, in primis quella della madre (qui interpretata da una Julianne Moore pericolosamente a rischio stereotipo “donna di mezza età tendenzialmente squinternata”), e ad avvicinarsi a una sensibilità più moderna, con “traduzioni” comprensibili ed eccessive concessioni a pubblico pigro.
Dal prologo (molto a effetto, e potenzialmente fraintendibile) alla - pur coerente - svolta “social” del bullismo giovanile, l'impegno maggiore sembra quello rivolto a creare la tensione che gli spettatori paganti si aspettano; magari con un po' di sesso e qualche scena da teen comedy (la scena dei ragazzi alla prova dei vestiti sembra rubata da un musical). Per il resto, nel bene e nel male, il rispetto dell'originale è molto forte, con pochissime modifiche e riletture.
Si insiste molto sui (super?) poteri della ragazza, su una sua presa di coscienza forse più caricata del necessario, soprattutto perché collabora a mostrare un bozzolo dal quale traspare troppo presto la trasformazione. Ma in questo senso la scelta della Moretz poteva essere indicativa del tono, come anche il suo sottolineare eccessivamente con mimica ed espressioni la sua nuova veste paranormale. Il risultato è poco credibile, e poco godibile, almeno avendo negli occhi la spigolosità che fu.
Probabilmente, con sana e beata ignoranza, si potrà godere della storia e degli effetti (anche la nuova Carrie in versione insanguinata e con occhio iniettato è qualcosa…), ma - a parte una citazione giocosa nella lista dei candidati a Re del Ballo che farà felici i fan di (anche qui) moderni cult televisivi - in definitiva, affidare la sceneggiatura a Roberto Aguirre-Sacasa (fumettista Marvel e con brevi esperienze televisive su Glee e Big Love) finisce con dare dei frutti troppo riconoscibili.
Da Psycho a Halloween, si capisce perché attiri tanto il remake di cult horror entrati nella storia e nell'immaginario collettivo. Incuranti del confronti, abbiamo assistito a copie pedisseque tanto quanto a riletture originali (riuscite e non) di registi probabilmente in cerca di visibilità più che desiderosi di omaggiare film con i quali molti sono cresciuti. Si capisce altresì che Kimberly Peirce, a quattordici anni da Boys Don't Cry (nei quali ha offerto poco piu' del dimenticabile Stop-Loss), si sia volentieri prestata a mettere il suo nome su questa prospettata rilettura del classico di Brian De Palma (omaggiato dalla stessa Julianne Moore nell'intervista esclusiva rilasciataci), che nel 1976 portò per la prima volta sullo schermo Stephen King.
Giganti, certo, che però sarebbe stato interessante vedere affrontati con più coraggio, soprattutto dopo aver sbandierato l'intenzione di realizzare una versione diversa e molto più attinente al libro originario. L'impressione che deriva dalla visione, invece, è tutt'altra. Di un film che punta a forzare alcune caratterizzazioni, in primis quella della madre (qui interpretata da una Julianne Moore pericolosamente a rischio stereotipo “donna di mezza età tendenzialmente squinternata”), e ad avvicinarsi a una sensibilità più moderna, con “traduzioni” comprensibili ed eccessive concessioni a pubblico pigro.
Dal prologo (molto a effetto, e potenzialmente fraintendibile) alla - pur coerente - svolta “social” del bullismo giovanile, l'impegno maggiore sembra quello rivolto a creare la tensione che gli spettatori paganti si aspettano; magari con un po' di sesso e qualche scena da teen comedy (la scena dei ragazzi alla prova dei vestiti sembra rubata da un musical). Per il resto, nel bene e nel male, il rispetto dell'originale è molto forte, con pochissime modifiche e riletture.
Si insiste molto sui (super?) poteri della ragazza, su una sua presa di coscienza forse più caricata del necessario, soprattutto perché collabora a mostrare un bozzolo dal quale traspare troppo presto la trasformazione. Ma in questo senso la scelta della Moretz poteva essere indicativa del tono, come anche il suo sottolineare eccessivamente con mimica ed espressioni la sua nuova veste paranormale. Il risultato è poco credibile, e poco godibile, almeno avendo negli occhi la spigolosità che fu.
Probabilmente, con sana e beata ignoranza, si potrà godere della storia e degli effetti (anche la nuova Carrie in versione insanguinata e con occhio iniettato è qualcosa…), ma - a parte una citazione giocosa nella lista dei candidati a Re del Ballo che farà felici i fan di (anche qui) moderni cult televisivi - in definitiva, affidare la sceneggiatura a Roberto Aguirre-Sacasa (fumettista Marvel e con brevi esperienze televisive su Glee e Big Love) finisce con dare dei frutti troppo riconoscibili.