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John Wick: Keanu Reeves racconta le difficoltà di fare l'eroe action a cinquant'anni

L'attore al cinema nei panni di vedovo disperato e sicario in cerca di vendetta. L'intervista esclusiva

Keanu Reeves

15.01.2015 - Autore: Pierpaolo Festa
Keanu Reeves vedovo inconsolabile. Lo vediamo in lacrime in tutta la sua vulnerabilità stretto a un cucciolo, l'ultimo regalo della moglie morente. Comincia così John Wick, film folle che corre a tutta velocità tra spettacolo e tensione. Una specie di ibrido, “un prototipo unico nel suo genere”, parola di Keanu Reeves che in esclusiva ai microfoni di Film.it dichiara: “E' una storia dai toni diversi: da una parte è sobria e seria, allo stesso tempo diventa divertente”. Ci sono due mondi che scorrono in John Wick, quello “reale” in superficie e quello criminale sotterraneo, fatto di specialisti della morte che vestono all'ultimo grido e dormono in alberghi extralusso, assicurandosi di avere sempre un'arma automatica sotto il cuscino. John Wick è uno di questi, tornato alla vita che aveva abbandonato per amore, e adesso in cerca di vendetta.


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Partiamo proprio dallo stile di questo personaggio: lo vediamo costantemente elegantissimo, anche quando è alle prese con sparatorie acrobatiche...
(ride) Be', questo dress code denota un po' il senso di controllo che i personaggi vogliono avere. I sicari hanno la precisione di un sarto, il loro vestito è una specie di armatura che li aiuta a ricordare chi sono. Allo stesso tempo la scelta di indossare giacca e cravatta è legata a una certa estetica della morte: della serie, devi prenderti cura di te, perché tutto può accadere. In altre parole sono già pronti per entrare nella bara!

Keanu, hai compiuto cinquant'anni lo scorso settembre, ora eccoti nei panni di una macchina da guerra in un film action. È una sfida a questa età accettare ruoli del genere oppure sei un po' come Tom Cruise che a cinquantadue anni è totalmente dipendente da questi personaggi?
A dirti la verità non posso più permettermi di fare le acrobazie che riuscivo a fare fino a dieci anni fa. Alcune cose però continuo a recitarle veramente io e va bene così. Ho una passione speciale per i film d'azione, a patto che lo spettacolo non sia necessariamente anteposto in maniera forzata alla trama. Nel caso di John Wick mi piaceva che il personaggio avesse una forte componente emotiva: è un uomo sensibile che poi diventa risoluto.

In effetti nei primi minuti del film ti vediamo in lacrime. È stata una delle scene più difficili?
Al contrario, mi sono divertito da morire mentre la giravo! La moglie gli regala il cucciolo e gli scrive una lettera in cui dice: “Avrai bisogno di qualcuno da amare”. Quando all'inizio del film gli uccidono il cane, ecco il nucleo del personaggio: in quel momento tutti gli spettatori si identificano sia con il sentimento di vendetta improvviso sia con l'emozione che guida John Wick a riprendersi la vita che gli è stata portata via.



John Wick è diventato uno dei film più attesi online sin dall'uscita del trailer. Pensi che i tuoi fan siano particolarmente felici quando ti ritrovano in un film d'azione pronto a prendere i cattivi a calci nel sedere?
Be' spero di piacergli così. Era bello vedere il film “esplodere online”.

Possiamo dunque definirti “veterano dei film d'azione” dato che hai interpretato alcuni cult del genere a cavallo tra il ventesimo secolo e l'inizio del nuovo millennio?
Ho sempre amato il genere, soprattutto i film d'azione guidati da anti-eroi: dai Bruce Lee ai film giapponesi sui samurai, da Mad Max a Clint Eastwood. E poi Bullit! Ripensando alla mia esperienza nei film d'azione, ho cominciato interpretando il ruolo del bravo ragazzo in film come Point Break e Speed. Bravi ragazzi senza difetti che aspiravano a diventare degli eroi.

Come è cambiato il genere action nel nuovo millennio?
La prima cosa che mi viene in mente è la tecnologia ovviamente. Pensate alla tecnica dei cavi metallici che permette scene spettacolari. Oggi gli attori possono arrivare ad esplorare elementi che prima non erano nemmeno lontanamente pensabili. Da una parte dunque ecco la tecnologia, da un'altra una specie di ritorno alla nostalgia e ai crime movies crudi e violenti. John Wick è una specie un po' old-fashion, nello stile dei film interpretati da Steve McQueen: in meno di due ore vi garantiamo inseguimenti in macchina, sparatorie e combattimenti.



Hai nominato i cavi, gli stessi che ti hanno permesso di fare le acrobazie più incredibili nei panni di Neo. Ti manca quel ruolo? E poi sono curioso, come ti poni nei confronti dei due sequel di Matrix, amati e odiati dai fan...
Mi manca? Be' mi spiace che il destino di Neo si sia compiuto alla fine del terzo film. In quanto ai sequel, ricordo che l'intenzione di Lana e Andy Wachowski era cambiare prospettiva di intrattenimento film dopo film. Trovare un modo diverso per coinvolgere il pubblico. Quei film sono diversi e non molti sanno che Matrix è stato concepito subito come una trilogia: i registi hanno potuto girare gli altri due sequel solo quando il primo film ha avuto tantissimo successo. In quanto a me, credo che l'evoluzione del personaggio di Thomas Anderson/Neo sia una delle storie più belle che io abbia mai interpretato: all'inizio del film eccolo solo nella sua stanza, alla fine della trilogia eccolo pronto al sacrificio più grande e non lo fa solo per gli umani, ma anche per le macchine! Ripenso a quando il Deus Ex Machina alla fine del film mi chiede: “Cosa vuoi?”. E io nei panni di Neo gli rispondo: “Pace”... mi vengono i brividi ripensando a quel momento!

L'ultima domanda è quella classica: Keanu qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
La verità? Non ho mai attaccato un poster sul muro. Sì lo so, sono un tipo strano! Ho lasciato casa a diciotto anni, non ho mai avuto poster neanche dopo. Avevo libri, scaffali pieni di libri.


John Wick, in uscita dal 22 gennaio, è distribuito da M2 Pictures.
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