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Intervista: Mia Wasikowska, regina del deserto in Tracks

Dal paese delle meraviglie al deserto australiano per raccontare la vera storia di una donna coraggiosa

Tracks - Attraverso il deserto

29.04.2014 - Autore: Marco Triolo
Il viaggio attraverso gli sconfinati paesaggi del deserto come viaggio dentro se stessi, il road movie più basilare girato in uno degli ambienti più ostili del pianeta. Questo è Tracks – Attraverso il deserto, il nuovo film di John Curran (Il velo dipinto) ispirato all'autobiografia/reportage della scrittrice australiana Robyn Davidson. La protagonista è interpretata da Mia Wasikowska, rising star che abbiamo visto in Alice in Wonderland e prossimamente in Maps to the Stars di David Cronenberg (presto a Cannes). L'abbiamo incontrata in occasione della prima del film al Festival di Venezia: a seguire la nostra intervista.

Il film contiene delle immagini davvero sorprendenti del deserto australiano. Puoi parlarci della tua esperienza sul set?
Per me era la prima volta che giravo in Australia da quando avevo 17 anni. Perciò ero felice non solo di essere nel mio Paese, ma in luoghi che non avevo mai visitato prima. È difficile ottenere brutte immagini da paesaggi del genere.

Oltre al cinema, sei appassionata di fotografia. Ti piace fotografare la natura?
No, in genere non faccio foto di paesaggi, quello piaceva a mio padre. Io preferisco trovare gli elementi innaturali nel paesaggio, come ad esempio la troupe, i camion e le cineprese del nostro set. Mi piace vedere le cose dal mio punto di vista, e riprendere qualcosa di così fuori posto come un set cinematografico nel deserto. Lo trovo più divertente.


Leggete la nostra recensione di Tracks - Attraverso il deserto.

Sei stata influenzata dai tuoi genitori nella scelta dei soggetti e nello stile?
Credo di sì. Anche mio fratello è un fotografo, ed è interessante vedere come le nostre immagini siano simili. I miei erano visual artist, ma da piccola la fotografia non mi interessava. Però credo che quando siamo circondati da una cosa, la raccogliamo senza rendercene conto. Ad esempio, quando mia madre lavorava nella camera oscura, ci dava dei piccoli compiti da svolgere e crescendo abbiamo cominciato ad apprezzarli.

Parlando della troupe, quanto era numerosa? Si trattava di un set in piena regola, controllato, oppure di una situazione più avventurosa?
Era una troupe più piccola della media, semplicemente perché era più complicato far arrivare la gente e il materiale nel deserto. Si aggirava intorno ai sessanta elementi, a me parevano tanti ma forse solo in rapporto all'ambiente in cui ci trovavamo.

Nel film, il tuo personaggio, la scrittrice Robyn Davidson, ne esce come una donna molto inquieta, che si chiede costantemente perché stia facendo quello che fa. Anche tu, quando scegli un film, sei inquieta come attrice?
Tutti reagiscono in maniera diversa davanti a paura e dolore, e Robyn reagiva così davanti a queste sensazioni di cui non conosceva la provenienza. Mi piace il fatto che si rifiutasse di dare una spiegazione a quello che sentiva, viaggiava perché si sentiva spinta a farlo e questo le bastava. Il deserto ti inganna perché sembra andare avanti in eterno e non avere limiti. Non ci sono confini, niente che ti contenga: lì sta la contraddizione di Robyn, perché era ciò che cercava ma che allo stesso tempo la spaventava.

John Curran ha dichiarato che la sceneggiatura è stata usata più che altro come canovaccio per l'improvvisazione. È stato davvero così sul set?
Un sacco di elementi ci erano sconosciuti, per via dell'ambiente. Ad esempio, Roly Mintuma, l'attore che interpreta Mr. Eddie, improvvisava le battute e nessuno capiva cosa dicesse. Lo script cambiava costantemente, e ognuno di noi aveva le sue opinioni sulle scene. Alla fine abbiamo adottato la regola: “se tu fai quello che voglio, io farò quello che vuoi tu”.



Dunque avete usato più attori non professionisti?
No, la maggior parte delle persone che si vedono nel film sono attori. Roly non aveva mai recitato prima, ma Adam Driver, ad esempio, è un bravissimo attore, e nei ruoli più piccoli c'erano soprattutto attori e comparse professionali.

Come è stato lavorare con i cammelli?
Stupendo. Tendiamo sempre a credere che gli animali grossi non possano essere toccati o avvicinati, ma i cammelli sono i più docili tra essi, per lo meno quelli addomesticati. Sono innocui come dei cani e amano essere toccati. Ovviamente bisogna evitare di infastidirli.

Quando certi attori preparano ruoli di questo genere, si sentono spesso storie folli su quello che hanno fatto per entrare nella parte. Tu sei un'attrice di metodo? Se sì, ti è capitato di fare qualcosa di folle per questo ruolo?
No, non sono un'attrice di metodo e la cosa più folle che ho fatto è stata semplicemente accettare il ruolo. Mi è stato proposto così all'ultimo minuto che ho dovuto prendere una decisione al volo, e temevo che non avrei avuto abbastanza tempo per prepararmi. Poi ho capito che lanciarsi era l'unico modo per affrontare il film: quando sei in un ambiente così severo non puoi controllare niente, è l'ambiente a controllare te. Non ti resta che lasciarti andare.

Da australiana, qual è il tuo rapporto con il deserto? E cosa hai scoperto di nuovo sul tuo Paese?
Non ho mai passato tanto tempo nel deserto. Quando ero piccola andavamo spesso in campeggio, ma sulla costa. La cosa triste è che il deserto è cambiato molto negli ultimi vent'anni. Durante la lavorazione, persone che hanno passato tanto tempo in quei luoghi ci hanno spiegato che, a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, ormai è impossibile trovare il classico paesaggio del deserto. Diversi tipi di piante che non c'erano vent'anni fa se ne stanno impadronendo.



Conoscevi il libro biografico di Robyn Davidson prima di girare? E cosa hai scoperto dopo averla incontrata?
Lo conoscevo ma non l'avevo letto. Ricordo che quando ho detto ai miei che mi avevano offerto il ruolo, la loro reazione è stata: “Mio Dio, è fantastico! È una vera icona femminile dell'Australia”. Poi ho letto il libro e mi sono innamorata subito del personaggio. Quando l'ho incontrata, abbiamo passato un paio di giorni ad allenarci con i cammelli nel deserto, ed è stato bello poter vedere la sua sensibilità nell'approcciarsi ai cammelli. Era la prima volta che la incontravo ed ero abbastanza terrorizzata, perché è una donna dalle opinioni forti e temevo che mi avrebbe odiata.

Prima di girare, hai dovuto dimenticare quello che avevi letto?
Credo che sia necessario, almeno in parte. Il libro mi ha certamente aiutata a capire meglio chi fosse Robyn, ma sicuramente continuare a far riferimento al libro sarebbe troppo stancante per un attore.

Interpretare un personaggio che esiste davvero è più difficile? Ti costringe a limitarti?
Sicuramente intimorisce sapere che il tuo personaggio esiste, ma Robyn ha accettato i cambiamenti senza fare la preziosa. Vede il mio personaggio come un'astrazione di se stessa, anziché la vera se stessa. Quindi ha adottato un approccio molto libero e liberatorio al film.

In uscita il 30 aprile, Tracks - Attraverso il deserto è distribuito in Italia da BIM.