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Home Video: Lone Survivor ricrea l'Afghanistan in New Mexico

Tecnologia ed effetti speciali per la nuova generazione del war-movie

26.06.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
L'Afghanistan? "Un paesaggio bellissimo in cui vale la pena morire". Sono stati gli stessi soldati USA a rivelarlo ai realizzatori di Lone Survivor, il film di Peter Berg che racconta una vera pagina tragica della “guerra al terrore” (qui la nostra recensione)
 
Quattro Navy Seals che da predatori si trasformano in prede: nel giro di pochi minuti si ritrovano nel centro del mirino, circondati da decine di talebani. Il film arriva adesso in DVD e Blu-Ray, ne approfittiamo per esplorare il lato più interessante dell'intera operazione: la tecnica visiva e la grande scommessa di ricreare l'Afghanistan nel “giardino di casa propria”, ovvero nei boschi del New Mexico. Film.it incontra Jasper Kjölsrud, visual effect supervisor di Imagine Engine la compagnia che ha curato gran parte degli effetti speciali del film. 

 
Contrariamente a quanto si possa pensare lo scopo degli effetti speciali è quello di rimanere nascosti: si dice che Mark Walhlberg, arrivato sul set del film, abbia subito chiesto dove fossero i cavi e gli sfondi verdi per gli effetti speciali. Non sapeva ancora che il lavoro sugli effetti sarebbe stato più al dettaglio che all'ingrosso: proiettili, flash sulle armi da fuoco e il fumo che esce dalle granate sul campo di battaglia. “Un mix di effetti speciali digitali ed effetti alla vecchia maniera – ci racconta Kjölsrud – La sfida era creare ambienti che permettessero di rappresentare la vastità delle montagne afgane. E allo stesso tempo legare quelle immagini alle inquadrature vere girate in New Mexico. Ci siamo riusciti usando tanti riferimenti fotografici del nostro set e altrettanti riferimenti in altissima risoluzione del paesaggio Afgano. La verità? E' una illusione ottica che sembra vera agli occhi dello spettatore. Se lo spettatore non ci pensa e rimane emotivamente attaccato al film, allora significa che abbiamo fatto il nostro lavoro”.   

L'inquadratura originale di una scena di Lone Survivor (Foto Image-Engine.com)

La stessa inquadratura passata al "trattamento digitale" (Foto Image-Engine.com)

Immagino che a darvi una mano sia stato l'esercito. Sono stati disponibili nel supportarvi in questa storia vera? 
Senza dubbio. Se non avessimo avuto il loro contributo avremmo dovuto lavorare il triplo e sforare altrettanto budget. Ci hanno aperto le loro basi e fatto studiare ogni dettaglio riguardo ai loro veicoli. Sia quelli di terra che quelli di aria. Dovevamo capire la loro meccanica e i movimenti per poi ricrearli sullo schermo. Questo a livello digitale, poi sul set Peter Berg aveva sempre alcuni Navy Seals come consulenti tattici per le scene di combattimento. 
 
La tecnologia ha fatto passi da gigante negli ultimi quindici anni. Quando penso a un film di guerra in termini di sforzo visivo digitale, mi viene in mente Salvate il soldato Ryan. Quanto quel film ha cambiato le cose per voi specialisti digitali? 
Sono d'accordo che ha cambiato tanto il modo di vedere e pensare un film di guerra, eppure credo che in Lone Survivor abbiamo compiuto un processo inverso dal film di Spielberg. Per noi l'obiettivo era non rimanere in prima linea, lavorare anzi da dietro le quinte e smussare gli angoli del prodotto finale. È altrettanto difficile, una scelta sbagliata e l'intera credibilità va a farsi benedire. 

PRIMA: I cieli del New Mexico sul set di Lone Survivor (Foto Image-Engine.com)


DOPO: Il New Mexico si trasforma in Afghanistan (Foto Image-Engine.com)
 
Sempre a proposito di progresso della tecnologia. C'è ancora diffidenza dei registi nei vostri confronti? Penso a registi già affermati che fanno questo lavoro da più di vent'anni e non sono abituati alla computer grafica: vi vedono come il nemico? 
Be', ogni regista è diverso. È importante notare come la tecnologia venga oggi sviluppata in maniera interattiva: in altre parole coinvolge il regista in prima persona sin dal momento del ciak. Con il digitale il direttore della troupe può vedere una prima versione dell'effetto speciale già in fase di riprese. Direi che non siamo più visti come “gli alieni che arrivano sul set”, facciamo finalmente parte del processo creativo. Dunque gli effetti speciali sono diventati un po' come il montaggio: i registi iniziano a gradire questa parte del lavoro, alcuni si divertono molto. Dieci anni fa non era così, all'epoca occorreva un lavoro enorme prima di cominciare ad agire direttamente sulla pellicola. Tutto era molto più lento. 
 
Recentemente il bel film The Congress ha sviluppato l'idea di “digitalizzazione degli attori” in maniera interessante. E' pensabile una cosa del genere? Supponiamo che uno come George Clooney venga da lei e dica: “Sono stanco di questo lavoro, me ne vado in pensione ma vi autorizzo all'uso dell'immagine digitale”. Quanto è credibile?
È una questione interessante perché è proprio quello che stanno facendo in Fast and Furious 7 dopo la morte di Paul Walker. La risposta è “sì”, possiamo creare tutti i componenti per sviluppare questa tecnologia, allo stesso tempo costerebbe un occhio della testa. Ci vorrebbero tanti sforzi e una manodopera altissima per creare un intero personaggio CGI. Ecco è possibile, ma non è economicamente vantaggioso. Più interessante e più ragionevole è fare ringiovanire gli attori. 

I protagonisti di Lone Survivor (Foto Universal Pictures)
 
Un po' come è successo a Jeff Bridges in Tron: Legacy
Esattamente. Questa tecnologia mi piace molto, si basa direttamente sullo studio del corpo dell'attore e sulle sue espressioni già esistenti. Nessuno dovrebbe crearle ex novo. Mi sembra un'impresa su cui vale la pena investire tutto lo sforzo tecnico. 
 
Lone Survivor è disponibile in DVD e Blu-Ray edito dalla Universal Pictures
 
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