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Alessandro Borghi insieme a Patrick Dempsey: "Vi racconto chi sono i veri diavoli"

Dal 17 aprile su SKY la serie tratta dal romanzo di Guido Maria Brera

16.04.2020 - Autore: Paola Schettino Nobile
Diavoli è  la nuova serie Sky con protagonisti Alessandro Borghi, Kasia Smutniak e  Patrick Dempsey. Un thriller sul mondo della finanza internazionale basato sul best-seller di Guido Maria Brera. Venduta in più di 160 paesi e con una seconda stagione già in cantiere, la serie arriva su Sky Atlantic e Now TV venerdi 17 aprile in prima serata. 


 
Chi sono dunque "I diavoli"? Risponde Alessandro Borghi:
In questo caso sono quelli “che hanno il compito mantenere l’ordine in un momento di caos”. Con il passare del tempo, la finanza è diventata sempre di più strumento politico e di conseguenza uno strumento di potere. Con Diavoli non voglio che vengano presi in considerazione solo i cattivi della finanza che fanno i propri interessi, ma anche tutta quell’altra fetta di persone oneste che mettono davanti a tutto la lealtà. Anche in questo lavoro.  

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Il pubblico apprezzerà o odierà questi personaggi?
In tutti i personaggi c’è un dualismo tra il lato buono e quello cattivo. Se alla fine della serie ogni spettatore si farà una sua idea sui protagonisti, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo.

In passato Borghi ha interpretato ruoli complessi come quello di Cucchi o il gangster in Suburra. In che modo Diavoli è stato altrettanto complesso?
Inizialmente ero preoccupato per la recitazione in lingua inglese, perché l’ho dovuta applicare al mondo della finanza usando termini specifici. Ma tutto è andato bene, anche perché sono stato supportato totalmente dai miei colleghi. Non c’è un ruolo difficile da interpretare se è scritto bene e supportato da una squadra giusta. Non penso comunque che un buon attore abbia il dovere di saper fare tutto, ognuno di noi ha le sue corde.

 
Quanto la pandemia sta cambiando il lavoro dell'attore?
È un momento difficile, il nostro lavoro seguirà il cambiamento delle nostre vite. Molti ridurranno troupe e contatti ma mi auguro che sia però una transizione per poi tornare a svolgere questo mestiere come va fatto. Per fare questo lavoro ognuno di noi è indispensabile: se eravamo in cento non possiamo essere in cinquanta.