
Dieci registi che hanno fatto soffrire i loro attori sul set

Revenant - Redivivo (2015)
C'è chi è disposto a tutto per l'arte. Al cinema, questo si traduce molto spesso in registi che, pur di ottenere il realismo, sottopongono i loro attori a condizioni di lavoro durissime.
Come nel caso di Revenant - Redivivo, girato nello stato canadese di Alberta in luoghi remoti dove la temperatura superava molto raramente lo zero. Leonardo DiCaprio rischiò più volte l'ipotermia e fu costretto da Inarritu a mangiare un vero fegato di bisonte (l'attore è vegetariano, ma mangiare un fegato crudo avrebbe fatto schifo a chiunque). Alla fine DiCaprio vinse il tanto agognato Oscar per il ruolo, ma era davvero necessario arrivare a questi estremi?
Una domanda che continueremo a chiederci nelle prossime pagine...
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Gli uccelli (1963)
Se Alfred Hitchcock lavorasse oggi, probabilmente sarebbe stato travolto da qualche scandalo. Negli anni '60, invece, la sua abitudine di importunare le sue bellissime e biondissime protagoniste non faceva più di tanto scalpore. Tippi Hedren, eroina de Gli uccelli, raccontò delle pesanti avances fattele dal regista e di come, dopo averle rifiutate, lei divenne bersaglio del comportamento capriccioso di Hitchcock. Nella scena in cui viene attaccata dagli uccelli, il regista fece sostituire gli uccelli meccanici con uccelli veri. Per una settimana, "addestratori di uccelli con indossi guanti che arrivavano alle loro spalle" le gettarono contro cornacchie, piccioni e gabbiani. L'attrice ne uscì con un bell'esaurimento.

Un tranquillo weekend di paura (1972)
Il regista John Boorman ha ammesso, negli ultimi anni, che forse Un tranquillo weekend di paura oggi non si potrebbe fare. Almeno non nelle medesime condizioni. Boorman ha rivelato che, durante le scene in cui i quattro protagonisti - Jon Voight, Burt Reynolds, Ned Beatty e Ronny Cox - scendono le rapide del fiume, sul set era presente solamente un sommozzatore per aiutarli in caso di bisogno. Beatty e Reynolds, inutile dirlo, rischiarono davvero di affogare. Beatty scomparve per due minuti sott'acqua, Reynolds fu travolto dalla corrente e si ruppe il coccige su una roccia, riuscendo comunque a emergere dopo essersi strappato di dosso tutti i vestiti.

Shining (1980)
Shelley Duvall fu spinta all'estremo da Kubrick sul set di Shining. Il regista, un notorio maniaco dei dettagli che ha reso la vita difficile a molti attori negli anni, chiese esplicitamente al resto del cast di stare alla larga da lei, la criticava costantemente e la costrinse a girare 127 ciak della scena in cui Wendy viene minacciata da Jack con la mazza da baseball (un record entrato nel Guinness). L'attrice pianse talmente tanto sul set da disidratarsi.

RoboCop (1987)
La tuta indossata da Peter Weller in RoboCop era talmente pesante, nella sua prima versione, da impedire letteralmente all'attore di muoversi. Mentre intorno alla questione stava già infuriando una guerra tra il regista Paul Verhoeven, il supervisore degli effetti Rob Bottin, lo sceneggiatore Ed Neumeier e il capo di Orion Pictures, Mike Medavoy, Weller chiese al mimo professionista Moni Yakim, con cui aveva ideato i movimenti di RoboCop, di intervenire. Yakim modificò la tuta in un weekend e poi aiutò Weller a rielaborare i movimenti del personaggio, di fatto salvando il film.

Predator (1987)
La maggior parte del cast di Predator soffrì per via delle altissime temperature dell'estate messicana durante la quale John McTiernan girò il film (nella giungla, oltretutto). Arnold Schwarzenegger ebbe problemi opposti: ricoperto di fango per le scene del confronto finale con l'alieno, girate di notte, la star rischiò l'ipotermia. Inoltre, spesso prendeva testate da Kevin Peter Hall, l'imponente attore che interpretava il Predator e che non riusciva a vederci bene a causa dell'ingombrante maschera. Ma la ciliegina sulla torta fu l'avvelenamento da cibo che gli causò divertenti attacchi di dissenteria.

The Abyss (1989)
James Cameron è un regista notoriamente esigente e puntiglioso, ma nessuno aveva preparato Ed Harris e Mary Elizabeth Mastrantonio alle condizioni di lavoro sul set di The Abyss. Il film fu girato in una vasca costruita apposta per le riprese, profonda 18 metri. Ciò significa che gli attori e la troupe dovevano attraversare un processo di decompressione al momento di risalire. Cameron e Harris rischiarono di morire durante le riprese, il primo perché a corto di ossigeno, il secondo perché il suo erogatore iniziò a fargli respirare una miscela di aria e acqua per un problema tecnico. Mastrantonio soffrì un esaurimento nervoso durante la scena in cui Harris la deve rianimare: nuda, bagnata fradicia e congelata, dovette sopportare per ore Harris che le gridava in faccia battendole il petto. Cast e troupe soprannominarono il film "The Abuse", il che la dice lunga sulle condizioni di lavoro imposte da Cameron.
Titanic (1997)
Vista la lavorazione di The Abyss, nessuno avrebbe dovuto stupirsi per le sofferenze inferte da Cameron agli attori di Titanic. La scena finale del film, ovvero il lungo affondamento del translatlantico, fu girata in set inondati, da attori bagnati fradici a rischio costante di ipotermia (Kate Winslet ne fu colpita davvero). Diversi attori si ferirono, Cameron a un certo punto minacciò di licenziare chiunque chiedesse di andare in bagno e, tanto per finire in bellezza, l'ultima sera di riprese un membro della troupe non meglio identificato mise un forte allucinogeno nella zuppa preparata per festeggiare la fine della lavorazione, causando malori a un'ottantina di persone.

La vita di Adele (2013)
Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux sapevano di dover interpretare una storia d’amore gay, ma non si aspettavano che il regista de La vita di Adele, Abdellatif Kechiche, avrebbe chiesto loro di partecipare a scene di sesso tanto realistiche e intense. A quanto pare, le due attrici (vincitrici della Palma d’Oro insieme al regista) sono rimaste in rapporti amichevoli con Kechiche. Ma non aspettatevi che il film avrà mai un seguito.

Everest (2015)
Basato sulla storia vera di una tragedia avvenuta sul monte più alto del mondo, Everest fu girato tra la Val Senales e il vero monte Everest, in condizioni durissime per gli attori. Josh Brolin ha dichiarato che per giorni interi non si sentiva i piedi, e le temperature sul set spesso si aggiravano intorno ai 30 gradi sottozero. Ma era esattamente ciò che voleva il regista Baltasar Kormakur, secondo cui non c'è niente di meglio di un "attore arrabbiato", perché vuole solo darci dentro per potersene andare alla svelta.