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Venezia 68: un thriller materno per la Comencini

Cristina Comencini, Filippo Timi e Claudia Pandolfi hanno presentato al Lido "Quando la notte", il lato oscuro della maternità

Venezia 68 - Filippo Timi, Cristina Comencini, Claudia Pandolfi

07.09.2011 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato al Festival di Venezia
La maternità secondo Cristina Comencini non è per nulla una passeggiata. “Quando la notte”, il film con Claudia Pandolfi e Filippo Timi che la regista ha tratto da un suo stesso romanzo e ha presentato al Festival di Venezia, rappresenta forse il lato oscuro di un evento che solitamente al cinema è rappresentato come qualcosa di positivo, qualcosa in grado di cambiare sempre in meglio la vita di una donna: “Le donne sanno bene cosa sia la maternità, ma non ne parlano mai. In essa c’è una forte ambiguità – spiega la regista – perché il rapporto che si instaura con questa creatura che ti cresce dentro allo stesso tempo è forte e ti strozza”. Emerge dunque una verità generalmente non confessata in famiglia: “L’istinto materno non esiste, fare la madre è una cosa che si impara. Ma il mio non è solamente un film sulla maternità: il bambino nasce anche dall’uomo, e ho voluto rimettere l’uomo al centro del rapporto tra madre e figlio”.

“Per me è stata un’esperienza travolgente – interviene la Pandolfi – lo dico da mamma, sono cose che ho provato sulla mia pelle. Nessuno ti insegna a fare il genitore, a volte una madre si sente persa ed è bello poterlo raccontare in un film, è molto liberatorio”. Ma “Quando la notte” parla anche di solitudine: “Mi interessava raccontare l’ambivalenza dei sentimenti e i conflitti necessari per emergere dalla solitudine – continua la Comencini – Nel mio film c’è grande silenzio, poche battute e molto stringate, anche se emozionanti”. Un’emozione convogliata soprattutto dai due protagonisti e dalla loro intesa, come ci spiega Timi: “Io Claudia non la conoscevo, ma appena ci siamo incontrati è scattata una grande sintonia, abbiamo la stessa ruvidezza di fondo. Il film è costruito sul non detto, il silenzio è più importante delle frasi. Dopo mesi di montagne e silenzio, tornare a casa è stato difficile. Soffrivo di incubi tremendi, e dovevo lobotomizzarmi davanti ai Simpson!”. E conclude: “Claudia me la sposerei subito, peccato sia già occupata”.

Chiude la regista: “Nei miei film parto sempre da esperienze di vita comune: quando un bambino non riesce a guarire dal raffreddore, il medico dice di portarlo un mese in montagna. E’ qualcosa che tutti hanno passato, ma dietro le esperienze così normali si nascono cose straordinarie”. Come l’angoscia che può trasformarsi in thriller: “Amo molto i film di genere, e il thriller nasce spesso dalla vita quotidiana. Posso dire che il mio film è un thriller per l’ottanta percento”.

Quando la notte” arriverà nei cinema il 28 ottobre, distribuito da 01.

Per saperne di più:
Quando la notte non convince

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