NOTIZIE

Top Five: C'era una volta... Robert De Niro

In occasione del Taormina Film Fest, che lo vedrà ospite d'onore, ripercorriamo la carriera del leggendario Robert De Niro attraverso cinque dei suoi ruoli migliori...

Robert De Niro

13.06.2010 - Autore: Marco Triolo
Siamo sicuri che da qualche parte il buon Bob stia facendo gli scongiuri dopo aver letto il nostro titolo… ma ovviamente, non vogliamo portare sfiga, bensì omaggiare il grande Robert De Niro, attore iconico e poliedrico, leggendario protagonista di altrettanto leggendari film, tra cui “Taxi Driver” e, per l'appunto, “C’era una volta in America”. Non celebreremo, dunque, solamente il suo sodalizio con Martin Scorsese, anzi: abbiamo scelto cinque interpretazioni storiche capaci di definire, indipendentemente da chi c’era dietro la macchina da presa, tutto lo spettro interpretativo di De Niro, in occasione del Taormina Film Fest (12-18 giugno) che lo vedrà ospite d’onore. Ai posti di partenza!

Robert De Niro ne Gli Intoccabili
 
5. Al Capone ne “Gli Intoccabili” (1987)

Sei solo chiacchiere e distintivo!”, grida un furioso Al Capone a Eliot Ness (Kevin Costner), l’uomo che è riuscito a incastrarlo per evasione fiscale. Brian De Palma racconta che inizialmente era stato ingaggiato Bob Hoskins per interpretare Capone, ma De Niro era sempre stato la prima scelta del regista. Infine accettò la parte e Hoskins fu pagato comunque. Non avendo il tempo di mettere su peso, De Niro si affidò stavolta a cuscini e imbracature per ottenere l’effetto voluto. La sua performance ne “Gli intoccabili” è ricca di ironia e cinismo: ne esce un gangster spaccone e provocatorio, che si pasce del suo potere e non teme di rilasciare interviste alla stampa, sicuro di avere la giustizia sul libro paga. Per questo il momento della sua disfatta è così riuscito: De Niro rende alla perfezione il crollo nervoso di un uomo convinto al cento percento di essere “intoccabile”. La scena che però rimane maggiormente impressa quando si vede il film è quella in cui Capone uccide uno dei suoi uomini con una mazza da baseball: uno dei rari esempi in cui l’aggressiva fisicità dell’attore prorompe con forza sullo schermo.

Robert De Niro in Toro Scatenato

4. Jake La Motta in “Toro scatenato” (1980)
Uno dei più popolari e riusciti film sulla boxe e tra le migliori biografie cinematografiche, “Toro scatenato” fu uno dei progetti più personali di De Niro, che propose a Martin Scorsese di dirigerne la biografia a partire dal libro di memorie di Jack La Motta, letto durante la lavorazione de “Il padrino – Parte II”. La sceneggiatura è accreditata a Paul Schrader, ma in realtà fu estensivamente riscritta da De Niro e Scorsese nell’arco di cinque settimane. Alla fine ne esce fuori un altro grandissimo ritratto di un italo-americano, per il quale De Niro vinse un meritato Oscar. Per interpretare La Motta da vecchio, l’attore mise su trenta chili e mantenne il record fino al 1987, quando fu battuto da Vincent D’Onofrio, ingrassato per interpretare Palla di lardo in “Full Metal Jacket”. L’allenamento di De Niro comprese anche la partecipazione a tre incontri di boxe a Brooklyn, dei quali ne vinse due. Questa sì che è professionalità!

Robert De Niro ne Il cacciatore

3. Michael ne “Il cacciatore” (1978)
Cinque Oscar e gloria imperitura per l’epopea della sconfitta di Michael Cimino, il testamento di un’era della storia americana che tutti vorrebbero dimenticare, ma che permane viva nella memoria e dunque nel cinema. “Il cacciatore” racconta l’America degli anni ’70, del dopo-Vietnam, attraverso la storia di tre amici che dalla sporca guerra sono sopravvissuti. Steven (John Savage) si sta lasciando lentamente morire in ospedale, dopo aver perso le gambe. Nick (Christopher Walken) è rimasto a Saigon e gioca alla roulette russa per soldi. Infine, Michael (De Niro) riesce con difficoltà a tornare alla sua vita, ma deve combattere i demoni interiori della guerra e infine torna a Saigon per cercare Nick. Ancora una volta, De Niro è il cuore di una storia americana: è la sua parabola, dalla vita ordinaria, al Vietnam e ritorno, a introdurre lo spettatore in un mondo di sofferenza, in cui la pace delle foreste americane è accostata alla violenza della vita e alla caduta del Sogno. Alla fine, lo stesso Michael che predicava la purezza dell’unico colpo (“one shot”) con il quale uccidere un cervo durante la caccia, esita e risparmia la sua preda, disgustato dagli orrori della guerra. Una sequenza entrata a buon diritto nella leggenda, che mette al centro gli occhi di De Niro (vedi sotto), capaci di comunicare più di mille parole.

Robert De Niro in C'era una volta in America

2. David “Noodles” Aaronson in “C’era una volta in America” (1984)
Da molti è considerato il capolavoro di Sergio Leone, anche se chi scrive preferisce onestamente “Il buono, il brutto, il cattivo”. Eppure è innegabile che l’epica gangster di questo lunghissimo film (quasi quattro ore) che Leone ha tratto dal romanzo “The Hood” di Harry Grey, ancora oggi abbia un peso considerevole nella storia del cinema. Robert De Niro è protagonista assoluto nel ruolo di Noodles, affiancato da James Woods e dall’amico Joe Pesci (con lui anche in “Quei bravi ragazzi” e “Toro scatenato”). La sua parabola, da potente gangster nella New York del Proibizionismo fino allo scrupolo di coscienza che lo porta all’esilio, è onestamente toccante, e la debolezza umana di un personaggio altrimenti temibile De Niro la fa sentire tutta nei suoi occhi, in quello sguardo triste che ammira l’amata Deborah (Elizabeth McGovern), che non riuscirà mai veramente ad avere per sé. Il finale, nella fumeria d’oppio, è una delle conclusioni più ambigue di sempre: sarà stato tutto vero o un semplice sogno? Poco importa, perché la sofferenza di quegli occhi che chiudono il film è ed è sempre stata reale.

Robert De Niro in Taxi Driver

1. Travis Bickle in “Taxi Driver” (1976)
Stai parlando con me? Stai parlando con me?”: parola di Travis Bickle, lo schizzato tassinaro interpretato da Robert De Niro in quello che può essere considerato il capolavoro del trio Scorsese/De Niro/Schrader. Un pugno nello stomaco ancora oggi, un ritratto beffardo dell’America anni ’70 in cui la violenza passa per giustizia, ma allo stesso tempo un canto d’amore verso New York e la sua vita notturna. Il film fruttò a Scorsese la Palma d’oro a Cannes, e il merito va alla sua regia tanto quanto alla splendida sceneggiatura di Schrader, capace di ritrarre in maniera disincantata la fauna della metropoli, e – ma che ve lo diciamo a fare, visto che si parla di lui – all’interpretazione di De Niro, che raggiunge uno dei massimi zenith della sua lunga carriera. La scena allo specchio è stata citata un numero incalcolabile di volte, e fu completamente improvvisata dall’attore, che si ispirò al Marlon Brando di “Riflessi in un occhio d'oro”. L’attore lavorò anche per un mese come tassista, per dodici ore al giorno. Il risultato è straordinario: De Niro diventa l’uomo qualunque, la follia che si nasconde nel volto anonimo del prossimo. Non poteva che stare al numero uno della nostra piccola classifica.

Per saperne di più
Il programma del Taormina Film Fest
Scorsese vuole De Niro e Pacino per Sinatra
Intervista doppia: Bob De Niro e Al Pacino
Sequel: De Niro pronto a Little Fockers