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Soderbergh dà l'Addio con il suo Liberace

Matt Damon e Michael Douglas sono testimoni del "It's been a nice run" con cui il regista di Behind the Candelabra sembra salutare le scene.

Addio a Soderbergh con Liberace

21.05.2013 - Autore: Mattia Pasquini, da Cannes
“Mi prenderò una pausa, non so quanto lunga”, è la risposta più attesa di Steven Soderbergh alla platea del Festival di Cannes, accorsa per la presentazione in concorso del suo ultimo (e il termine potrebbe acquistare una valenza particolare, viste le ricorrenti voci di ritiro del regista) film, Behind the Candelabra, ma soprattutto per capire come continuerà la carriera di questo poliedrico personaggio. Che pare evitare dichiarazioni lapidarie, consentendoci di sperare ancora. “Non so se questo sarà il mio ultimo film, ma so che ne sono davvero molto orgoglioso”.

“Da un lato trovo una connessione con Sesso, bugie e videotape, il mio primo film, che era su due persone a confronto, ma anche un progresso, stilisticamente.” – ha continuato abbozzando una sorta di bilancio il regista dei tre Ocean's, Magic Mike e il recente Effetti collaterali – “Se mi mandassero indietro nel tempo, e mi mostrassero questo film non potrei non riconoscervi una grande esperienza, cinematograficamente parlando, cosa che non potrebbe che farmi piacere”. “E’ stato un bel viaggio”, ha concluso.

E dire che non è stato facile chiuderlo (?) in bellezza, viste le difficoltà incontrate nella produzione di questo film. “E’ frustrante lavorare tanto per niente”, è il commento di un pilastro di Hollywood come Michael Douglas, protagonista a Cannes e splendido in un ruolo per il quale ha dovuto esigere di poter conservare i propri capelli, nonostante il Liberace originale fosse noto per le sue mille parrucche.
E’ stato lui il primo a essere coinvolto nel progetto da Soderbergh, ai tempi di Traffic (2000). “Dopo un primo momento di paranoia, ho deciso che l’avrei fatto”, ha raccontato l’attore, visibilmente toccato nel ricordo: “ho accettato per la sceneggiatura, basata sul libro "Behind the Candelabra: My Life With Liberace" di Scott Thorson. E’ stato giusto dopo il mio cancro ed è stato un grande regalo, per il quale sono molto grato a Steven e a tutti quanti...”.

E tutti han dovuto lavorare in grande velocità, affidandosi alla determinazione del regista. “Mi sono fidato completamente di lui”, sintentizza Matt Damon raccontando quanto il regista fosse veloce nel portare avanti il lavoro quotidiano, anche con le informazioni fornite a tutti quelli che lavoravano con lui “in tempo reale”. “Scelgo in base al regista, in genere, e uno script tanto ben scritto ha scatenato la mia invidia di scrittore” - ha spiegato Damon, Premio Oscar per la sceneggiatura di Will Hunting – “non era certo qualcosa su cui esitare, ma una opportunità da prendere al volo”.



Nessuna esitazione per “motivi di immagine”, per altro, da parte di nessuno, a interpretare ruoli di omosessuali, apparentemente il motivo principale della freddezza degli Studios a partecipare al film.
“Dovevo convincerli che il film non avrebbe avuto un pubblico di soli gay”, ha raccontato Soderbergh, “e cercavo di mostrare quanto potesse essere emozionante; ma è difficile farlo a partire da un pezzo di carta, soprattutto riuscire a immaginare le performances di Liberace”.
Per quanto riguarda la questione – tanti dibattuta anche in Italia – dei diritti delle coppie omosessuali il regista è stato chiaro: “Spero che tra cinquant’anni si possa guardare indietro e chiedersi anche solo perché se ne discutesse. Non avevo in mente questo, 13 anni fa quando ho iniziato a pensarci, né questioni sociali e politiche; volevo concentrarmi sulla relazione tra i due e renderla credibile. Per il resto, è triste pensare che le cose non progrediscono come dovrebbero...”.

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